Stefano Caprio
[…] A questo proposito riflettono anche gli storici Jaroslav Šimov e Nikita Sokolov, nel programma di Radio Svoboda su “Vita e morte dei grandi imperi”, chiedendosi se l’impero russo sia definitivamente scomparso o stia piuttosto risorgendo. Si ricordano le parole del ministro per l’economia degli ultimi zar, Sergej Witte, forse il miglior amministratore che la Russia abbia mai avuto, che affermava: “Io non conosco la parola Russia, per me esiste soltanto l’Impero Russo”. Per secoli l’impero è stato il senso e la forma prevalente dell’esistenza della Russia, a cui si destinavano i sacrifici delle persone, l’intero sistema economico, il benessere dei cittadini.
L’impero russo si è disgregato almeno tre volte, nella Smuta seicentesca e più di recente con la rivoluzione del 1917 e la fine dell’Urss nel 1991, e ogni volta si è riformato sotto nuove vesti. La “sovranità” putiniana è il tentativo attuale di ripristinare la struttura e soprattutto la mentalità imperiale, come afferma anche lo storico scozzese Geoffrey Alan Hosking, uno dei patriarchi della russistica britannica, che paragona l’impero britannico all’impero russo, affermando che “da Mosca a Washington, siamo ancora in queste dimensioni”, risalendo al primo zar Ivan IV il Terribile e a Elisabetta I d’Inghilterra, la “regina vergine” alla metà del Cinquecento, fino ai giorni nostri.
Šimov ricorda peraltro la differenza tra gli imperi marittimi, come quello britannico che ha sempre avuto possedimenti lontani dalla patria, e quelli come la Russia, o anche la Cina, gli Asburgo e l’impero Ottomano, che si allargano “a morsi” sullo spazio terrestre. Questi imperi “continentali” si basano sullo stretto legame con la metropoli capitale, il nucleo da cui parte l’espansione, e a cui si riferiscono tutte le provincie; questo tipo di impero è rivolto sempre verso sé stesso, non si integra con altri popoli e altri culture, ma li sottomette e li adegua alla propria stessa identità, ed è proprio questo il senso del “sovranismo” che impone una gerarchia verticale di valori e di espressioni, altrimenti rischia di perdere sé stesso.
La culla di tutti gli imperi, la Roma antica, riassumeva entrambe le dimensioni, quella verticale e quella orizzontale, abbracciando l’intero mare Mediterraneo ed estendendosi nei diversi continenti, concedendo la cittadinanza anche a chi non aveva mai visto né la capitale, né il territorio originario dell’Italia, come accadde anche all’apostolo Paolo, fornendogli la giustificazione giuridica per evangelizzare la Roma pagana. La Russia ambisce a rinascere sempre come “Terza Roma”, russificando popoli e culture via terra e via mare, e nel mondo contemporaneo anche attraverso gli spazi virtuali dell’informazione e dell’attrazione artificiale.
Nella struttura attuale della Federazione Russa ci sono molti “relitti imperiali”, come afferma Sokolov, con incertezze nella definizione delle unità “sovranazionali” che s’intrecciano nelle oltre cento regioni russe, che si riferiscono spesso ai principi dinastici delle famiglie dei potenti, come in Siberia e in Asia centrale, o ai principi religiosi dell’Ortodossia e dell’Islam, con il retrogusto dell’ideologia sovietica “inversamente religiosa”, di cui rimangono tracce evidenti nei vertici dello Stato e nell’anima dei cittadini. In questo senso il principio imperiale è l’opposto di quello nazionale, e nella Russia di oggi questo appare evidente: Putin parla di “sovranismo” in senso imperiale, quando il “nazionalismo” si riferisce principalmente alle spinte separatiste dei popoli minori, o alla xenofobia dei movimenti russi della destra radicale.
La guerra per l’Ucraina è la guerra per l’impero, per quello che ne costituisce il “morso originario”, e Mosca non può staccare i suoi denti da Kiev, a prescindere dalle possibili trattative di pace che probabilmente cominceranno a svilupparsi nell’anno nuovo. La sovranità dell’Ucraina è la fine dell’impero russo, e l’identità ucraina sarà la vera scommessa per il futuro, non essendosi mai veramente definita nelle lotte passate tra gli imperi europei e la guerra fredda sovietica. I grandi imperi europei sono tutti scomparsi nel XX secolo, e con l’attuale svolta antiglobalista dell’America si ritira anche quello statunitense, che simbolicamente aveva messo fine alle sue pretese mondiali fin dall’abbandono dell’Afghanistan nel 2021. Rimane solo l’impero anacronistico della Russia, il sovranismo degli zombie che si aggirano per il pianeta, in cerca di qualche Paese da conquistare per poter trovare sé stessi.
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