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domenica, 7 Settembre, 2025
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Russia, Ucraina, Gaza: il dono della guerra

Un paradosso provocatorio: la guerra come rigenerazione, la pace come noia. Riflessione sulle illusioni di equilibrio e sul ruolo della violenza nella storia umana.

All’invito di Putin a Zelensky di andare a trovarlo a casa sua, quest’ultimo ha risposto con altrettanto garbo, dicendo di riceverlo volentieri in Ucraina. Si tratta di un grazioso cerimoniale e di uno scambio di visite da far drizzare i capelli per l’emozione. Il tema resta quello di una chiacchierata per trovare un eventuale accordo e porre fine al conflitto in corso. Sarebbe davvero “eventuale” nel senso di un evento straordinario che metterebbe in crisi tutto quello che si è apparecchiato fino ad oggi con pazienza e determinazione. A Gaza le cose non vanno per il meglio, era ora che si pulisse il campo da trattative che sono soltanto una gran perdita di tempo per ritardare l’unica soluzione possibile.

Morire per rinascere

La colpa non è questa volta della dieta mediterranea ma di quella che propaganda un digiuno intermittente e che comunque propone un intervallo intorno alle 14 ore tra la cena e la colazione seguente. Si tratta di un digiuno, se si fosse ben compreso, che consente alle cellule vecchie di morire e stimolare la crescita di nuove, più giovani e capaci. È la solita storia di come si debba far morire qualcosa per rigenerarsi, un modello simile alla santità cristiana: far morire se stessi per nascere a nuova vita.

La guerra porta indubbi vantaggi non soltanto sul piano economico nelle tasche dei fabbricanti d’armi. È assai di più e di meglio. Su un fronte e sull’altro si contano cadaveri a tutto spiano con la progressiva scomparsa di generazioni non del tutto imbelli che comunque in buona parte si attarderebbero a giocare alla playstation o a perdersi su YouTube e simili.

La pace come noia

Si dice che in fisica non esista uno spazio del tutto vuoto. Allo stesso modo sarà necessario che chi sarà rimasto dopo la guerra dovrà raddoppiare la dose dell’amore per riempire la carne mancante, abbracci incessanti che produrranno nuovi germogli. Ci si appoggerà così su nuovi entusiasmi, su un dinamismo volto a consumare la ruggine che negli anni si è incrostata sul preesistente equilibrio.

La pace è noia, è il fermo di impulsi e di intenzioni, è la fine della ricerca, è la condanna della democrazia che stabilisce un equilibrio che non chiede di essere turbato malgrado le sue ingiustizie. È un sonno che fa della storia la brutta addormentata del bosco che ritroverà bellezza solo al suo risveglio per conoscere stagioni più esaltanti.

 

La guerra come virtù

La pace dei sensi è quanto da scongiurare ad ogni costo, mentre la guerra è il volano a cui affidarsi nei momenti difficili dell’umanità che, pur contro voglia, comprende come sia necessaria per sopravvivere e per alzare decisamente la qualità della vita. La guerra è una sublime eccezione, il vizio che si fa irrinunciabile virtù.

Di contro, la pace è una parola troppo breve per avere consistenza e rivendicare un valore, impossibile che porti sulle sue corte spalle impegni di sorta. Pax: in latino la “x” che ne compone la fine mostra come metterci una croce e una pietra sopra, nulla su cui contare.

La guerra è un tripudio di opportunità che il mondo fa finta di intendere come una disgrazia nascondendone invece l’ebbrezza e la necessità. Gli spari dei fucili non sono che grida di resurrezione e di esecuzione di ogni torpore e convenienza. È insomma sempre un vento nuovo di rivoluzione che gli ipocriti condannano chiamandola involuzione.

Il cibo dellumanità

A sua volta la pace è una di quelle parole che non andrebbero mai pronunciate, facendosi stanche sulla bocca degli uomini, che muove noia a chi si provi a scandirla perché fede e desiderio sono nell’opposto. La guerra da sempre è il cibo dell’umanità e non se ne può fare a meno: è il fervore ritrovato e da troppo tempo smarrito, è l’aria che manca, al grido di chi si ferma è perduto. È una sirena a cui non ci si deve sottrarre e che indica il punto di svolta per la vera felicità. I cadaveri da scavalcare per ulteriori assalti sono smaglianti gradini per la vittoria.

Per fortuna gli Stati e le potenze del mondo avvertono la responsabilità della salvezza di tutta l’umanità. Sarà per questo che si riempiono gli arsenali in attesa di un inevitabile conflitto che porterà finalmente il sorriso sulla bocca di tutti. Il sangue sparso è solo il colore lussurioso che tingerà le nuove case dopo la ricostruzione. Non resta che prepararsi per saper apprezzare e non restare travolti dalla gioia che prima o poi verrà.