Saldi nella storia, la formula giusta per illuminare il cammino dei cattolici democratici.

Pubblichiamo l’ultima parte dell’intervento che l’autore ha letto al convegno dello Sturzo del 18 novembre 2021 su «Bernardo Mattarella a 50 anni dalla scomparsa», alla presenza del Presidente della Repubblica.

 

Beppe Tognon

 

Forse la questione più significativa per il cattolicesimo democratico degli anni Sessanta e Settanta è stata quella dell’unità dei cattolici, la cui portata andava molto al di là della necessità storica rivendicata da De Gasperi, perché richiamava l’enorme tema di come praticare l’unità in un contesto economico sociale e culturale segnato da evidenti rotture. All’interno della DC la tensione politica crebbe in parallelo con la rivoluzione dei costumi, il complicarsi del quadro internazionale e la fuoriuscita dal perimetro democratico cristiano di molti gruppi, per altro con scarsa fortuna.

 

La vicenda del divorzio è stato l’esempio più significativo di una rottura dell’unità dei cattolici sul piano dei diritti civili ma è decisivo notare due cose: la prima che quel passaggio nobilitò il carattere democratico dell’istituto referendario e quindi del rapporto tra parlamento e popolo; la seconda che, sul piano politico, tale rottura non presupponeva la fine della unità della DC, come troppo spesso si è detto. Dopo il 74 furono proprio i cattolici democratici a impegnarsi in una faticosa opera di mediazione politica e culturale che li ha portati a sacrificarsi per un rinnovamento che altri facevano finta di assecondare. La tragedia del terrorismo, l’assassinio di Moro e la morte di papa Montini contribuirono certamente a ricompattare per un momento il mondo cattolico, ma non riuscirono a nascondere il fatto che si era rotto un delicato equilibrio politico.

 

L’Assemblea degli esterni del 1981 per il rinnovamento della Dc è stato l’ultimo grande tentativo di riconciliare strategia sociale e strategia politica in nome dell’unità del partito, ma mancavano sia energie morali sia una cultura politica disponibile a cambiamenti istituzionali. L’azione di forze eversive e la pressione esercitata in quel momento di debolezza dagli alleati di governo e dall’opposizione avevano reso l’unità del partito sempre più debole.

 

Un’ultima considerazione. Si è abituati a dire che il Concilio Vaticano II è stato il secondo «gancio» che la storia ha offerto, dopo la stagione costituente, al cattolicesimo democratico per crescere, ma è bene dire che se il Concilio ha certamente reso onore al suo valore, dall’altro lo ha in qualche modo messo in crisi, assegnandogli il compito di andare ben oltre Leone XIII e Maritain. La governabilità e la politica economica divennero le nuove sfide. Dopo di allora il tema della democrazia passò dal se al come, e, come sempre accade quando si passa dai principi ai modi, il come rinvia a un chi diverso e più qualificato. Gli anni Ottanta e Novanta ci hanno riportati a ben prima della DC, a ripensare le radici lontane della democrazia e all’equilibro faticoso tra comunitarismo e individualismo.

 

Speriamo che l’enormità raggiunta dalle disuguaglianze e dalle questioni ambientali riescano a condurre l’impazienza dei giovani a riconoscere che, soprattutto in democrazia, è necessario essere «saldi nella storia», che è, a mio avviso, la formula più efficace per illuminare il cammino dei cattolici democratici, se mai ci sarà per loro ancora un futuro politico.

 

Chi è Beppe Tognon

Storico delle idee, è professore di Storia dell’educazione presso l’università LUMSA di Roma dove dirige il dottorato in Scienze dell’educazione. Nato a Bergamo nel 1956, sposato con due figlie, si è laureato e perfezionato in Filosofia alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Si è specializzato a Parigi e in Germania. Ha insegnato presso le università di Venezia, di Pisa, di Roma. Dal 1996 al 1998 è stato Sottosegretario di Stato per la Ricerca scientifica e tecnologica nel primo governo Prodi. Dal 2007 al 2012 ha guidato il Comitato scientifico della Fondazione Bruno Kessler. E’ membro della giuria del Premio “Alcide De Gasperi: costruttori d’Europa” della Provincia autonoma di Trento, nonché Presidente della Fondazione Trentina Alcide De Gasperi.