Occorre verificare quale sia il regime IVA da applicare per potenziare i sistemi sanitari degli Stati membri e recuperare la neutralità d’imposta, annullando il cosiddetto “techonological fiscal drag” per consentire lo sviluppo del settore.
La crisi pandemica in corso e quella economica che ne è derivata hanno posto in luce l’urgenza di riflessioni profonde in merito alla possibilità di favorire una ripartenza del sistema economico e con essa un nuovo sviluppo. Lo sforzo richiesto dal Next Generation EU, a fronte di una iniezione di liquidità di enorme entità, è quello di utilizzare i fondi messi a disposizione per dare una nuova impronta al sistema statale nel suo complesso, in modo da programmare un “nuovo” sviluppo e così risanare le gravi inefficienze di sistema, che da troppo tempo vengono trascurate
Nell’ambito di una così ampia riflessione, sicuramente la fiscalità riveste un ruolo centrale e in questo momento storico affrontare una seria riflessione sulla fiscalità indiretta – in particolare sull’IVA – appare indispensabile per affrontare il futuro post-pandemico tenendo ad un miglioramento del sistema Paese. Il sistema dell’IVA è stato infatti concepito negli anni ’70 del secolo scorso e nel frattempo il sistema economico, politico, sociale “globale” è profondamente mutato ed è in continua e frenetica mutazione. A fronte del profondo mutamento del sistema complessivo sul quale l’imposta è stata costruita e concepita appare questo il momento più proficuo per rivedere il sistema dell’IVA soprattutto nell’ambito di quei settori che si possono ritenere cruciali per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, primo fra tutti il settore della sanità.
Perché quello attuale è il momento migliore per discuterne?
Il Consiglio ECOFIN, con decisione del 7 dicembre 2021 ha convenuto sulla necessità di rivedere le aliquote ridotte IVA, concedendo agli Stati membri una maggiore libertà di determinazione delle medesime aliquote ridotte.
Al tempo stesso, in ottemperanza al PNRR, il ddl delega per la riforma fiscale, attualmente in esame in Parlamento, prevede espressamente la riorganizzazione delle aliquote IVA con lo scopo di “semplificare la gestione e l’applicazione dell’imposta, contrastare l’erosione e l’evasione, aumentare il grado di efficienza”.
In questo quadro una profonda riflessione sulla effettiva neutralità dell’IVA per settori cruciali dell’Ordinamento, soprattutto in chiave di sviluppo di medio-lungo termine ma con risultati durevoli nel tempo, è quanto mai necessaria: spesso schemi impositivi notoriamente percepiti come di vantaggio, si risolvono invece in possibili ostacoli all’investimento: la cosiddetta IVA occulta si pone infatti come un aggravio effettivo al settore e vulnus del principio di neutralità.
Il settore degli investimenti nella sanità è uno degli ambiti di questa profonda riflessione, sia a livello nazionale che unionale: gli investimenti, la commistione e la cooperazione tra soggetti pubblici e privati in sanità si sono notevolmente evoluti nei decenni. Occorre prendere atto di questa realtà e verificare, anche in conformità al programma EU4Health dell’Unione europea, quale sia il regime IVA da applicare per potenziare i sistemi sanitari degli Stati membri e recuperare la neutralità d’imposta, annullando il cd. “techonological fiscal drag” e consentendo lo sviluppo del settore.
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