Sanità e salute.

Chesterton invita a non confondere il racconto evangelico con il racconto fiabesco.

Carissimi, oggi è la domenica delle Palme e non vorrei distrarvi con pensieri troppo lontani da questo momento di concentrazione sulla nostra fede.

Spero soltanto non vi facciate impressionare da chi pretende di sostituirsi alla Chiesa, strattonando persino il Papa, nella missione che le appartiene per superiore volontà di Dio.
Non vorrei che questa emergenza sanitaria ci spingesse a tutelare l’igiene e a trascurare la pazzia. In giro vedo segni inquietanti di squilibrio, un uso dissennato della parola, una ricerca dell’esibizione a tutti i costi.

Tutto ciò accade mentre il “popolo” – quello che viene sempre osannato dai nostri demagoghi – avrebbe desiderio di misura e compostezza.
Non vinciamo la sfida se non alziamo le barriere immunologiche rispetto a questo virus incontrollato, nascostamente parallelo al covid-19, che si chiama esagerazione. Un’esagerazione che si riscontra tanto nei discorsi, quanto nei gesti.

Ora, devo dire francamente, questo sciavero di saggezza non è farina del mio sacco; non è neppure un sovrappiù d’istintiva preoccupazione: è qualcosa che nasce piuttosto dalla lettura mattutina di un vecchio articolo di G. K. Chesterton, oggi riproposto dal nostro benemerito “Avvenire”.

Chesterton invita a non confondere il racconto evangelico con il racconto fiabesco. Vale la pena leggere con attenzione questo breve testo. A un certo punto, verso la fine, ci s’imbatte nel passaggio che sembra inquadrare molto bene l’attuale tendenza a sbracare nell’autoesaltazione: “…molti fanatici dell’igiene dei giorni nostri sembrano preoccuparsi più della sanità che della salute. Chi si concentra troppo sulla potenza cade inevitabilmente in un eccesso di orgoglio”.

Intuire, effettivamente, la sotterranea collisione tra sanità e salute non è che la riprova di quanta luce possa diffondere la scintilla del genio. O non è così?
Buona domenica.