La drammatica situazione che si è venuta a creare nel nostro paese, in tutto il nostro paese, richiederà, d’ora in poi, anche una attenta valutazione sul versante del governo della sanità. Settore decisivo nel nostro paese, e non solo per l’emergenza che ci sta attraversando. Certo, abbiamo assistito in questi giorni ad atteggiamenti poco responsabili dettati dalla confusione e dalla insopprimibile voglia di protagonismo.
È sotto gli occhi tutti. Abbiamo assistito ad uno scontro politico ed istituzionale tra il Presidente del Consiglio, sempre più politicamente inadeguato, e alcuni Presidenti di Regione proprio sul versante delle competenze in materia di sanità. Una situazione apparentemente paradossale che ha creato disorientamento nella stessa pubblica opinione senza contribuire a diradare le nubi su chi, concretamente, debba gestire la politica sanitaria nel nostro paese. Soprattutto di fronte ad una emergenza – mal gestita politicamente e mediaticamente ancor peggio – che sta mettendo a dura prova lo stesso “sistema Italia”. Ora, resto basito dell’assenza dell’Anci su questo versante.
Non una parola sul ruolo dei sindaci, istituzionalmente preposti e responsabili della sanità nelle rispettive comunità. Ma è proprio lo scontro tra il Governo centrale e alcune Regioni, poi ridimensionatosi per ragioni di opportunità, che resta francamente inaccettabile. Altroché continuare a blaterare di federalismo, di decentramento e di titolo V.
Appena ci troviamo di fronte ad una emergenza, e seria come quella che stiamo vivendo in questi giorni, abbiamo registrato la fragilità e il pressapochismo del nostro sistema istituzionale. Su questo versante si impone una riflessione. Seria e responsabile. E soprattutto da parte nostra, cioè di un movimento politico e culturale che affonda le sue radici nel popolarismo di ispirazione sturziana, e quindi nella cultura dell’autonomismo locale. E proprio la triste e drammatica vicenda sanitaria di queste settimane, adesso lo impone.