Si gioca in Parlamento il ruolo dell’opposizione

Solo nella capacità di definire strategie condivise si trovano soluzioni stabili, efficaci e in grado di rilanciare il Paese. La risposta a riforme sbagliate - premierato e autonomia differenziata - non è la piazza.

Abbiamo vissuto una settimana cruciale per il Paese. Con l’approvazione di due provvedimenti importanti: il disegno di legge sul premierato in prima lettura al Senato e l’autonomia differenziata in via definitiva alla Camera.

Due proposte che renderanno l’Italia più debole, meno competitiva e meno resiliente. Il motivo è semplice: entrambi i provvedimenti tolgono potere al Parlamento, in un Paese che è una Repubblica parlamentare.

L’autonomia differenziata, com’è costruita, esclude il Parlamento dalla definizione delle intese tra Stato e regioni e gli sottrae potere decisionale in materie che sono di interesse nazionale. Ciò che interessa tutto il Paese dovrebbe avere una regia unica nel Parlamento, nell’istituzione democratica che rappresenta tutti i cittadini, e non altrove.

Il premierato, subordinando di fatto l’azione parlamentare a quella governativa, ribalta la relazione tra potere esecutivo e legislativo: è sulla fiducia del Parlamento che si reggono i governi e non viceversa.

Nel corso della sua storia l’Italia ha dimostrato che solo nella capacità di definire strategie condivise si trovano soluzioni stabili, efficaci e in grado di rilanciare il Paese. La scelta di indebolire il Parlamento e esasperare il bipolarismo renderà d’ora in poi inefficace qualsiasi tentativo di sintesi e di dialogo tra le forze politiche, ed è questa la triste realtà che si nasconde dietro al premierato e a una finta stabilità di governo: con un Parlamento svuotato, assumere scelte condivise e stabili – il tabellone verde al voto sull’assegno unico, per intenderci – diventerà sempre più complicato. E così verrà meno quella resilienza che le nostre istituzioni hanno saputo mostrare nei momenti di crisi: pensiamo alla pandemia, quando con una scelta di responsabilità si è deciso di unirsi nel governo guidato da Mario Draghi per dare al Paese le risposte di cui aveva disperato bisogno.

L’altra riforma, quella sull’autonomia differenziata, non fa che amplificare e cementare le differenze nel Paese andando solo ad aumentare le disuguaglianze sociali e la burocrazia. Frammentare settori strategici quali l’energia, il lavoro, l’export, la sanità e la ricerca (solo per citarne alcuni) non avrà altro effetto che indebolire la competitività dei nostri territori e dell’intera nazione. La premier e la sua maggioranza lo sanno, ed è il motivo per cui hanno approvato questa riforma di notte con tempi contingentati per la discussione, con una vera e propria forzatura istituzionale. Perché non farlo alla luce del sole, quando i cittadini e i giornalisti avrebbero potuto seguire il dibattito in aula? Per fare nascere un dibattito sulle modalità e evitare accuratamente di entrare nel merito di una riforma che non porterà nulla di buono al Paese.

A questo gioco delle parti le altre opposizioni hanno ceduto, opponendo barricate a barricate e per giunta in piazza, asseverando così l’idea che il Parlamento non basti. Per noi è un errore fatale e non abbiamo voluto cedervi, perché pensiamo che la serietà chieda di cambiare sul serio il Paese, che questo debba essere fatto nelle sedi istituzionali della nostra democrazia, ricordando prima di tutto a noi stessi  e al governo che l’Aula è sovrana, e che questo lavoro debba essere incessante nel merito e nella chiarezza delle proposte alternative a questo governo.

 

[Il testo è stato diffuso su whatsapp]