Sicuramente non è più tempo di false illusioni rispetto alle vicende di un mondo che va incontro al pericolo della sua autodissoluzione. Ormai quello che conta è il potere forte che ha varie ramificazioni nell’attuale società mondiale e globale. Tutto è finalizzato al denaro e quest’ultimo rappresenta anche il metro di misura per scalate personali di carriera che lasciano il tempo che trovano.
Da dove proviene questo degrado che non esito a definire sociale e ideale? La perdita dei valori di questa società inizia sin dagli anni Settanta con la scristianizzazione e con l’avvento di quel radicalismo che, nella sua versione classica, riduceva questa vita terrena a semplice materialismo, per cui tutto era in funzione del piacere e dell’interesse personale.
Sicché oggi ci troviamo a dover affrontare una crisi di valori, di motivi umani, di comportamenti che risultano essere la conseguenza del degrado individualistico ed edonistico di questa società.
Probabilmente la cultura americana (ma non di meno quella russa e cinese) hanno fatto scuola nelle menti e negli stili di vita di una parte preminente del popolo italiano (e non solo).
Se, infatti, volgiamo lo sguardo a quello che avviene all’interno dell’Europa, non si può non constatare una situazione tale che conio con il nuovo termine “denarocrazia”.
Il governo del denaro (affari) rappresenta il motore di questa politica che varca gli stessi confini europei per abbracciare i corsi politici realizzatisi in Russia (dopo la fine dell’URSS), nella Cina cosiddetta comunista, negli USA, ma anche in quei Paesi che non hanno conosciuto l’economia del benessere e che oggi guardano solo ed esclusivamente al denaro.
Si dirà, questo è il progresso di questa società! Ma quale progresso? Non è forse il segno di un degrado umano e politico allo stesso tempo che segna il passaggio dalla società solidale a quella individuale, secondo i canoni del radicalismo anticristiano e funereo?
Un semplice articolo, certo, non basta per portare a conclusione un pensiero che dovrebbe spaziare nei vari campi della vita sociale. Ma almeno una sincera riflessione, credo aiuti quanti credono che ci siano ancora margini di manovra ideali per ostacolare questa deriva autoritaria e monetaria in atto che passa sotto il termine abusato di nuovo progresso.
In realtà, si tratta soltanto di una finzione che risponde a quella piccolissima élite che detiene più dell’ottanta per cento della ricchezza mondiale e che, sulla base di questa forza, determina i corsi della politica mondiale, anche all’interno dei vari Stati.
Il problema è, allo stesso tempo, antico e moderno. Antico per essere stati incapaci a contrastare la cosiddetta democrazia liberale con la democrazia solidale (o comunitaria). Moderno perché le varie formazioni progressiste hanno rinunciato (per comodità anche elettorale) a svolgere il proprio ruolo pedagogico nel saper formare e costruire una società ed una realtà politica capace di sapersi opporre alle oppressioni del denaro e degli interessi spiccioli di alcuni Stati che ritengono ancora oggi essere protagonisti e condottieri rispetto ai risultati della seconda guerra mondiale.
Enrico Mattei ed Aldo Moro ci hanno insegnato (pagando con la vita) che uno Stato è sovrano se può determinare autonomamente il proprio futuro ed il progresso dei suoi cittadini. A questa lezione bisogna fare riferimento se davvero la politica ha ancora un senso.