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domenica, 7 Dicembre, 2025
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Spes contra spem. La speranza che non si arrende mai

Quando la realtà sembra negare ogni spiraglio, la speranza continua a farsi strada: un impegno concreto contro il dolore del mondo, dal Natale di Betlemme alle “altre Gaza” del nostro tempo.

La speranza nonostante il nulla

Proprio Marco Pannella, non credente (o diversamente credente), cultore, tra l’altro, di Romolo Murri, ancora in tempi di vacche grasse, (ri)proponeva una frase profondamente religiosa: Spes contra spem. La speranza contro la speranza; la speranza quando sembrerebbe che non ci sia motivo di sperare. La speranza nonostante tutto, o nonostante il nulla.

Tante sono le sfumature e le possibili letture di tale espressione; tutte, però, volte a sottolineare come vi sia una speranza più tenace della (apparente) realtà, dei fatti, che spingerebbero a mollare.

Si tratta di uno dei messaggi di fondo che percorrono l’Antico e il Nuovo Testamento, la Bibbia ebraica e quella dei cristiani. È la “speranza fallita” del profeta Geremia, è la speranza di Gesù crocifisso. È la speranza degli sconfitti, degli ultimi, dei “minimi”.

Il miglior augurio, oggi

Non, beninteso, una forma larvata di rassegnazione o, magari, di ostinazione; piuttosto un impegno concreto e quotidiano per migliorarsi e migliorare il mondo, i nostri mondi personali e il mondo da tutte/tutti condiviso.

È, forse, il miglior augurio, se non l’unico, che si possa rivolgere a chi patisce sofferenza e guerra, ai ragazzi della Cisgiordania e di Gaza e di tutte “le altre Gaza” sparse sul globo. È l’augurio da porgere alle vittime, ai carcerati, a chi subisce le più diverse forme di schiavitù.

È l’augurio di Natale più vero per le donne e gli uomini del nostro tempo, per ciascuno/a di noi. I vagiti di quel bimbo nato nella mangiatoia paiono proprio esortarci in tal senso: Spes contra spem.