Tutti sanno che Robert Schuman, Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi sono stati i padri fondatori dell’unificazione europea. È stata invece dimenticata la scena politica sulla quale essi hanno operato.
Questi uomini sono riusciti a porre la pietra angolare dell’Europa e ciò non soltanto perché erano eccellenti statisti, consapevoli della lezione che si doveva trarre da due guerre omicide, bensì e soprattutto perché erano democratici cristiani. Senza la volontà di cooperazione manifestata dai democratici cristiani (naturalmente non soltanto da essi) non sarebbe stato possibile avviare negli anni ’50 l’opera di unificazione dell’Europa.
La cooperazione internazionale tra i partiti del centro di allora, suggerita dal fondatore del Partito Popolare Italiano, don Luigi Sturzo, è iniziata già nello spazio tra le due guerre mondiali. Esisteva allora un ufficio permanente di collegamento internazionale.
Negli anni 1946-1947 sono state fondate le Nouvelles Equipes Internationales (NEI), che hanno tenuto il loro primo congresso nella città belga di Chaudfontaine e di cui faceva parte fin dall’inizio il nerbo dei partiti democratici cristiani europei.
Le NEI, in una risoluzione approvata all’unanimità già nel 1948 chiedevano «la convocazione di un’Assemblea europea, con l’incarico di adottare misure pratiche orientate verso un’unione economica e politica dell’Europa libera e democratica nell’ambito delle Nazioni Unite». Le NEI chiedevano altresì «di superare il nazionalismo nei rapporti internazionali, al fine di pervenire ad un organismo confederato o federato, capace di creare l’unità nella molteplicitä».
Quando Robert Schuman lanciò la sua dichiarazione storica del 9 maggio 1950, che ha portato poi alla fondazione della Comunità europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA), poteva contare sull’appoggio delle Nouvelles Equipes Internationales. Le NEI avevano fornito la base che ha permesso poi di tenere i colloqui preliminari e gli incontri tra gli uomini di Stato democratici cristiani
Il progetto di trattato che istituiva la Comunità europea del Carbone e dell’Acciaio venne offerto a tutti i paesi europei. Vi hanno però aderito soltanto i sei paesi nei quali la responsabilità politica decisiva era in mano ai democratici cristiani. Sono stati i capi di governo e i ministri degli esteri democratici cristiani a dare la loro approvazione: il belga van Zeland, il francese Robert Schuman, il tedesco Konrad Adenauer, l’italiano Alcide De Gasperi, il lussemburghese Josef Bech e l’olandese Carl Romme […].
Hanno votato contro la ratifica del Trattato CECA i comunisti di tutti e sei i paesi, i socialisti in Italia e in Germania, i gollisti e il partito di Mendès-France in Francia. I socialisti belgi si sono astenuti. In Inghilterra l’opposizione è venuta dal governo laburista guidato da Attlee e Bevin.
Allorquando nel 1954 l’Assemblea francese (nel frattempo il partito di Robert Schuman, il MRP, aveva perso la maggioranza) votò contro la Comunità europea di difesa (CED), le Nouvelles Equipes Internationales propugnarono con maggiore vigore la fondazione di una Comunità economica europea, da loro già suggerita nel 1953 nel Congresso di Tours («il benessere e il progresso sociale dipendono dalla crescita della solidarietà nel quadro di una Comunità economica…).
Quest’opera di costruzione è stata avviata e portata a termine da democratici cristiani, come il presidente del Consiglio dei ministri di allora, Mario Scelba, o il Segretario di Stato di Adenauer, Walter Hallstein.
Al momento della ratifica del Trattato di Roma si è avuta di nuovo la prova del netto rifiuto dell’integrazione europea da parte dei comunisti. Nell’insieme i socialdemocratici tedeschi votarono a favore pur con grosse riserve, i socialisti italiani si astennero, i radical socialisti francesi di Mendès-France si espressero contro.
Nel 1965, anno di crisi della CEE causata dalla Francia, le NEI si trasformarono in Unione europea dei democratici cristiani (UEDC), organismo ancora più coeso dal punto di vista organizzativo. L’UEDC, fondata nel 1961, andava a costituire la sezione europea dell’Unione mondiale democratica cristiana.
Nello stesso anno, al Congresso di Taormina, l’UEDC ha difeso l’indipendenza della Commissione CEE nei confronti del Consiglio. Quindi ha chiesto l’introduzione della procedura di decisione a maggioranza, il rafforzamento dei poteri del Parlamento e la sua elezione a suffragio diretto; tutto ciò in un quadro di ampliamento della Comunità. Nel 1972, nell’ambito della cooperazione tra il gruppo DC in seno al Parlamento europeo e l’UEDC è sorto il «Comitato politico», un organo particolare interno all’UEDC, con l’obiettivo di «instaurare un contatto permanente tra i partiti e i gruppi sul piano nazionale ed europeo, nonchè di favorire un accordo politico sugli orientamenti fondamentali dell’integrazione europea».
Da questo organo è sorto infine il Partito Popolare Europeo: il 29 aprile 1976 il «Comitato politico» ha approvato il suo Statuto.
È lungo l’elenco dei democratici cristiani che con il loro lavoro hanno infuso vigore alle Istituzioni europee.
Il primo presidente dell’Assemblea comune per il carbone e l’acciaio è stato fino alla sua morte, avvenuta nell’agosto 1954, Alcide De Gasperi, mentre il primo presidente del Parlamento europeo competente per le tre Comunità è stato Robert Schuman. La serie viene completata dagli italiani Scelba e Colombo, dal tedesco Hans Furler, dal francese Alain Poher, dai belgi Jean Duviesart e Victor Leemans.
Inoltre, uomini politici democratico cristiani in seno alla Commissione europea, come i tedeschi Hallstein, Hellwig, von der Groeben, gli italiani Caron, Malfatti, Martino, Malvestiti, Scarascia-Mugnozza, Natali, Petrilli, gli olandesi Sassen e Lardinois, i belgi Coppe e Davignon, il lussemburghese Schaus, l’irlandese Burke, hanno contribuito al prestigio di questo organo collegiale.
I democratici cristiani, che in sette paesi europei si presentano alle elezioni europee appoggiati da più di 40 milioni di elettori e dunque in nome della politica nazionale da loro rappresentata, non guardano al passato, ma vogliono contribuire alla costruzione del futuro dell’Europa. Essi sono consapevoli dell’eredità trasmessa dai loro predecessori democratici cristiani. Essere democratico cristiano esclude la possibilità di essere antieuropeista. Dai democratici cristiani in quanto centro politico europeo dipenderà in misura determinante la realizzazione di quello che è l’auspicio dei cittadini. di costruire cioè un’Europa unita, integrata, indipendente, custode della pace all’interno e all’esterno, solidale.
N.B. Il dossier aveva come titolo “Elezioni a suffragio diretto del 1979. Documentazione sulla politica europea nell’ottica del Gruppo democratico cristiano (Gruppo del Partito Popolare Europeo) del Parlamento europeo”.
Rispetto al testo originale, tradotto in italiano, sono state apportate piccole correzioni (e anche un taglio, invero marginale, dovuto a difficile interpretazione). Si è scelto di fare così, chirurgicamente, per dare maggiore fluidità alla scrittura.
Si ringrazia l’amico Umberto Laurenti, dirigente all’epoca dei Giovani democratici cristiani europei e candidato proprio nelle elezioni del 1979, per aver recuperato e condiviso un documento di grande interesse sul piano storico, ma anche utile aI fini della battaglia politica di oggi.