Il 18% del pil Italiano, pari a 320 miliardi di euro l’anno, è generato grazie al contributo della disponibilità abbondante di acqua. È quanto emerge da un rapporto ‘Acqua: azioni e investimenti per l’energia, le persone e i territori’ realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con A2A, presentato oggi nell’ambito del Forum di Cernobbio “Senz’acqua non c’è futuro. Ma in futuro avremo sempre meno acqua. I cambiamenti climatici, gli sprechi e una gestione poco oculata hanno messo a rischio questa risorsa”, ha detto l’ad di A2A, Renato Mazzoncini.
Secondo lo studio in Italia sono necessari 48 miliardi di investimenti in 10 anni per la salvaguardia del ciclo idrico e della produzione di energia idroelettrica. “Il 2022 – ha aggiunto Mazzoncini – è stato un annus horribilis, abbiamoavuto la più grave siccità di sempre e abbiamo perso 36 miliardi di metri cubi d’acqua, con una rete di acquedotti che continua a perdere il 42% dell’acqua, contro una media europea del 25%”.
Nello studio, spiega Mazzoncini, “abbiamo stimato che una grande abbondanza acqua consente di fare attività economiche che valgono il 18 per cento del pil italiano”. Ma non solo: secondo le stime, “qualora ci fosse carenza d’acqua e non si facessero investimenti necessari a recuperarla almeno la metà”, l’Italia rischia di perdere “il 9-9,5 per cento” di pil nei prossimi anni ci vorranno 10 anni: “Vuol dire 1 per cento all’anno legato a scarsità d’acqua”.
Per Lorenzo Tavazzi, Partner di The European House – Ambrosetti, “gli effetti del cambiamento climatico si aggiungono ad alcune criticità strutturali che segnano la gestione idrica in Italia e che vanno opportunatamente e prontamente attenzionate”. Investire in adattamento e mitigazione del cambiamento climatico, ha chiosato, “è quindi cruciale, in un contesto in cui il cambiamento climatico sta già impattando significativamente il nostro Paese: nel 2022 le temperature sono aumentate fino a 2,0° C, mentre le precipitazioni cumulate si sono ridotte del 23,2%”.
Fonte: Askanews