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venerdì, 30 Maggio, 2025
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Talk serali, da piazza a curva: l’informazione si fa tifo

A La7 il confronto è ridotto a rito vuoto. Gruber, Floris, Formigli e gli altri: voci di una nuova grammatica televisiva. Eppure, il pluralismo non dovrebbe essere un ornamento, bensì un principio democratico.

L’informazione politica passa anche, ma non solo come tutti sappiamo, attraverso i talk televisivi. Certo, come altri settori della vita politica, e soprattutto dell’informazione, cambiano con una rapidità impressionante. E come tutti gli altri settori – anzi, più degli altri – subisce il forte condizionamento della politica e anche dei suoi diktat. Al riguardo, però, non può passare sotto silenzio il profondo cambiamento dei format di approfondimento politico che stanno caratterizzando la fascia serale dell’emittente di Urbano Cairo, La 7. Perché sino ad oggi, bene o male, eravamo abituati a talk televisivi dove il pluralismo delle opinioni era il sale e il lievito delle trasmissioni stesse. E questo perché senza un confronto tra posizioni diverse il tutto si risolve in una sorta di “curva sud” dell’informazione politica. Cosa che, puntualmente – ecco la vera novità intervenuta – non trova più cittadinanza nella fascia serale dell’informazione politica de La 7. Cioè, nello specifico, nei programmi di Gruber, Floris, Formigli, Gramellini, Augias e Zoro. 

Si tratta di programmi dove – a iniziare dalle smaccate simpatie politiche del conduttore – l’appartenenza politica e lo stesso pronunciamento politico sono, appunto, da “curva sud” dell’informazione. E dove, non a caso, l’interlocutore contrario a quella narrazione – di norma 1 su 4 o su 5 o più partecipanti – è del tutto isolato e pertanto platealmente ridicolizzato dall’entourage del programma stesso. Una impostazione ed una narrazione politica che ormai sono del tutto scontate e che, di conseguenza, rappresentano ufficialmente la voce, il messaggio, il progetto e la propaganda di una parte politica. Nel caso specifico, della sinistra italiana nelle sue multiformi espressioni.

Un format, dicevamo, serale ma non giornaliero. E questo perché negli altri talk dell’emittente La 7 – al mattino come nel pomeriggio – il pluralismo delle opinioni politiche viene rigorosamente e quasi scientificamente rispettato ed applicato dai vari conduttori che, tra l’altro, non evidenziano

in modo plateale – come capita invece alla sera – le loro simpatie politiche e, di conseguenza, le loro altrettanto precise e definite antipatie politiche e personali.

Un format che non trova, come ovvio e quasi scontato, cittadinanza nel servizio pubblico radiotelevisivo – cioè la Rai – che deve rispettare sino all’ultimo secondo la legge che impone il rispetto del pluralismo politico, culturale, sociale e religioso. Ma, e questo è l’aspetto ancor più importante, il rispetto rigoroso del pluralismo – con la sola eccezione del programma di approfondimento di Mario Giordano – viene rigorosamente e quasi scientificamente osservato da tutti i programmi di approfondimento delle reti Mediaset. Del mattino, del pomeriggio e, soprattutto, della sera. Da Del Debbio a Porro, da Berlinguer al duo Barra/Poletti. Un caso a parte è il canale Nove, dove la propaganda politica è persin troppo palese per poter essere approfondita.

Ecco perché, per tornare all’inizio di questa riflessione, il format serale de La 7 è destinato a far discutere. Nel bene e nel male. Si tratta, cioè, di una novità quasi assoluta nel panorama dell’informazione politica del nostro paese. Ovvero, la sostanziale assenza del contraddittorio – se non inteso come puro ornamento – nel commentare i fatti politici della giornata. Un unicum, comunque sia, destinato a fare discutere. Non solo i politici ma anche, e soprattutto, gli operatori dell’informazione.