Tonino se ne è andato in punta di piedi, come ha sempre vissuto. Dolce e caparbio. Convinto assertore del cristianesimo allegro e produttivo, lievito tra gli uomini e le donne su questa terra, impegnato come cattolico democratico senza mai una parola di troppo, una cattiveria, una spigolatura azzardata.
Non era un “tiepido”. Proprio no.
Aveva le sue idee e non le ha mai nascoste. Con fierezza e con quella caparbietà dolce tipica dei sardi ha passato anni ed anni a ideare, spiegare, convincere e realizzare sogni di libertà che prendevano la strada della creatività al cinema, in televisione e nella politica.
La notte prima delle sue esequie ho cercato di ricordare quando ci eravamo conosciuti ( perché io lo ricordo sempre con me in ogni stagione della vita), e non ci sono riuscito che al mattino, rivedendo alcuni vecchi amici….era stato al Cineclub. Il Labirinto dove io 18enne, ero una simpatica mascotte di una compagnia di giro che ,nata dai cineforum Acli aveva innalzato la bandiera del cinema d’ autore ( poi verrà il circuito cinema con Giorgio Valente e Fabio Fefè) ma combatteva anche sul fronte della realtà con una piccola pubblicazione, Dossier delle Autonomie, che io impaginavo a mano con forbici e colla e conteneva scritti non usuali di alcuni che sarebbero diventati famosi per il loro impegno, come Luigi di Liegro, non ancora inventore della Caritas o Roberto Ruffilli e altri amici come Roberto Pertile o il prof Scoppola allora già ben conosciuto; insomma il giro della Lega Democratica.
Tonino ha sempre mantenuto questi due impegni, culturale e politico. Il primo con l’Anac, l’associazione degli autori cinematografici e televisivi in cui noi cattolici democratici eravamo davvero “mosche bianche”;lì con la sua bonomìa mi fece incontrare Citto Maselli, un uomo di sinistra solaree non ideologico, spiritoso e gioviale e, soprattutto, curioso. Con la sua complicità e con la “regia” di Tonino ci inventammo -mentre ero responsabile della cultura nel PPI – un convegno sul cinema che fece salire a Piazza del Gesù, forse per la prima volta, personaggi come Ettore Scola, Gillo Pontecorvo, Lizzani e tutto il “gotha” della cultura di sinistra “classica”.
Fu un momento memorabile, forse più umanamente che politicamente, ma vedere questi “mostri sacri” del cinema nella sala della Direzione della Democrazia Cristiana a palazzo Cenci Bolognetti, davanti ad un Franco Marini un po’ imbarazzato a parlare di cose che non rientrano certamente tra i suoi argomenti “di battaglia” fu argomento di nostre riflessioni “leggere” per anni.
E’ grazie a Tonino Nieddu poi che facemmo l’unica “nomina” di rilievo della nostra attività politica : l’indicazione di Liliana Cavani per il Cda Rai.
Non fu certo una “nomina di sottogoverno” : grazie a Liliana e con la caparbietà quotidiana di Tonino, la Rai tornò a mordere il terreno della produzione di fiction e cinematografica; Rai Fiction , Rai cinema, la distribuzione Rai, gli debbono molto e molto più Tonino aveva progettato per unire la Rai come agenzia di senso della società italiana, alla ripresa anche fisica dei cinema che chiudevano rovinosamente città per città, quartiere per quartiere, di fronte alla crescita delle multisale e alla sfida delle produzioni internazionali o delle nuove piattaforme. Quel progetto delle sale cinema con la Rai ed il Luce, come molti altri che Tonino ha sempre fatto, dal film su John Fante (ho letto a Natale il bellissimo soggetto ), alla Casa della produzione e del cinema nella sua Sardegna, avrebbe avuto bisogno di politici consapevoli e di dirigenti indipendenti ma spesso, come in questi casi citati, non ce ne erano ( o si erano fatti promuovere, anche al posto suo) ed i progetti sono rimasti al palo. Orgogliosamente al palo. Perché Tonino non andava ai convegni politici o culturali per farsi vedere e per fare carriera ma per continuare a proporre progetti, suggerire letture, indicare sogni da realizzare.
Ha avuto interlocutori intellettuali, potenti, di gran nome. Lui non si impressionava: tra una sigaretta e l’altra, con gli occhi che gli brillavano, distribuiva idee a piene mani, con generosità, sapendo che un semplice seme genera frutto, magari fuori dal terreno prescelto.
Usciva, dava idee, e rientrava. Come un frate. Magari francescano, seguace di quel Francesco che era la sua linea ufficiale di Fede : frequentare tutti, anche i potenti, senza essere corrotto dalla potenza. Usare anzi la forza per realizzare le idee, e per deboli o fragili che siano, meglio ancora se elevate al rango di “idee guida”.
Quando non era ascoltato per le sue idee e non riusciva a far “vedere” la realizzabilità dei sogni allora si concentrava sul lavoro : La Meglio Gioventù, De Gasperi, Francesco, Basaglia, sono solo alcune delle fiction che hanno visto la luce sotto la sua “produzione”, che come molti sanno significa difendere e diffondere il soggetto, trovare i soldi, difenderli, raccontare e far raccontare nel modo giusto, stimolare registi, attori, maestranze….insomma un lavoro improbo, artigianale e quotidiano che non tutti sanno fare e che alcuni ritengono sia solo presenziare e apporre la firma nei ‘Credits’ finali.
Lui era proprio il contrario. Sempre Talent scout, sempre produttore. Pure di fronte ai “mostri sacri”. All’inizio delle attività del Centenario della Prima Guerra Mondiale fu lui a mettermi in contatto con Olmi e sua figlia Betta per costruire le condizioni per realizzare quello che è stato l’ultimo film di un “Maestro” e non solo del cinema. Ermanno Olmi è stato un cattolico inquieto, un cristiano in cammino e un sincero democratico. Impegnato per la pace da sempre e che alla fine del suo percorso umano voleva assolutamente raccontare la follia della guerra. Quel film “Ritorneranno i prati” deve a Tonino e alla sua indicazione il fatto di essere nato e realizzato così in fretta, in tempo per il Maestro Olmi, l’amico Olmi, il cristiano Olmi.
Il fatto che da poco Tonino Nieddu fosse in pensione non credo sia un particolare di cui qualcuno si è accorto, perché Tonino chiamava, proponeva, scriveva, consigliava, commentava articoli e riflessioni, stimolava a farne. Sempre. E sempre con dolcezza, senza invadenza, ma implacabilmente.
Sarà difficile farne a meno.
Per fortuna ci sono tanti progetti in corso e da realizzare, e tante idee, e tanti testi…..che sembrerà davvero di averlo qui, con noi , sempre, come Paolo Giuntella, come Cesare Martino, come Ermanno Olmi.
Una comunità di viventi; solo in forme diverse, che noi oggi non riusciamo a comprendere.