Martedì 23 settembre, la commissione per gli Affari giuridici del Parlamento europeo ha votato per confermare l’immunità di Ilaria Salis, la cui revoca era stata richiesta dal governo ungherese. La Salis è stata glorificata dalla sinistra più radicale. Un simile processo di beatificazione avviene a destra per Charlie Kirk, dopo il tragico omicidio. Commenti sguaiati hanno fatto seguito ai due eventi. Addirittura è stata allestita una cerimonia di commemorazione alla Camera. E nessuno solleva dubbi sull’opportunità di commemorare un esponente la cui narrativa era piena di venature razziali, sostegno all’uso delle armi e un richiamo a una sorta di crociata sui temi etici.
Il vuoto al centro
In un dibattito politico tanto confuso, manca tutto quello che c’è in mezzo, ovvero quella sterminata prateria di elettori che non si sentono rappresentati né dalla retorica di Kirk, né tanto meno dai comportamenti di Salis. E che, soprattutto, sono stanchi di una politica da stadio fra opposte fazioni di tifosi che si accusano reciprocamente di creare un clima d’odio.
La posta in gioco a Bruxelles
In attesa del voto in Plenaria ad ottobre, la destra europea (Patrioti, quindi Lega), dopo aver candidato Kirk al premio Sakharov per la libertà di pensiero, ha accusato la scelta di alcuni eurodeputati popolari di “salvare” l’eurodeputata italiana. Ma ci sono ragioni politiche profonde. La valutazione politica è chiara: la narrativa anti Ue dei putiniani d’Europa non si ferma. Orban è ormai il principale alleato di Putin in Ue.
Popolarismo contro populismo
Il Parlamento doveva essere coerente con quanto più volte votato in merito alla mancanza di indipendenza del sistema giudiziario ungherese, una delle ragioni per cui Budapest è sotto articolo 7 da anni. Non a caso, il principale oppositore di Orban, Péter Magyar, anche lui Popolare, ha rotto con Fidesz (e con la moglie ex guardasigilli) proprio per questioni giudiziarie. Per il PPE è stata anche un’occasione per blindare Magyar (anche per lui l’Ungheria ha chiesto di togliere l’immunità, e anche nel suo caso la richiesta è stata respinta) come candidato presidente di tutte le opposizioni alle elezioni del prossimo aprile, forte di un 31% preso alle Europee dello scorso anno con un partito creato in poche settimane.
La differenza tra popolarismo e populismo
Insomma, realismo e concretezza nell’interpretazione dei valori fondamentali dell’Ue e del Popolarismo. Questa la cifra della differenza fra popolarismo e populismo, che sia di destra o di sinistra. Se il PPE e i governi a guida PPE adoperassero sempre lo stesso metro, mettendo al centro della politica i bisogni di famiglie e imprese, avremmo senza dubbio un’Europa migliore. È un buon approccio. L’augurio è che si prosegua in questa direzione.