“Mi sei scoppiato dentro al cuore all’improvviso, non so perché” recitava una canzone di Mina, ma si trattava di una folgorante storia d’amore. L’empatia che par ci sia stata, almeno fino ad un certo punto, tra Elisabetta Belloni e Giorgia Meloni è andata in fumo. Così, il Capo dei nostri Servizi Segreti ha presentato le dimissioni per motivi personali. Le divergenze di opinioni sono scoppiate dentro al cuore, relativamente a sorpresa. A leggere i commenti dei giornali sembra di comprendere che tutto era stato concordato, almeno nei tempi di ufficializzazione della faccenda. Poi come tutte le cose oscure della materia la notizia è venuta fuori in anticipo rispetto ai tempi previsti.
C’è chi sospetta che sia stata la Belloni a far uscire una velina anzi tempo e chi invece crede che dentro al Governo ci sia stato qualcuno che ha spifferato ad arte la notizia. Resta il mistero sulle vere ragioni di questa scelta e non potrebbe essere che così.
Stiamo nella materia paludosa degli affari riservati ed è naturale il silenzio aggredito da giornalisti spuntati in attesa di ricavarne anche un pur piccolo ragno dal buco. Nel trattato di strategia militare a titolo L’Arte della guerra” l’antesignano autore Sun Tzu, qualche secolo prima della nascita di Gesù Cristo, dedicò una parte delle sue riflessioni al mestiere dello spionaggio.
In seguito, un bel po’ di tempo dopo, in Francia nel 18° sec. lo spionaggio trovò una sua versione ufficiale attraverso la costituzione di un ‘ufficio segreto’ nell’ambito del Ministero della Guerra. Da allora tutti gli Stati si sono organizzati per spulciare in casa d’altri, ficcanasando per come possibile.
E’ probabile che per noi del popolo resterà sconosciuto il motivo della decisioni della Belloni. SI dice di contrasti con il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Mantovano e con Taiani ma la verità non verrà a galla se non quando non interesserà più nessuno.
Tutto è accaduto, meglio precipitato, durante i giorni del Natale. Forse era inevitabile. La Belloni si sarà inconsciamente ispirata allo scampanellio delle campane della slitta decantata da “Jingle bells” chiamando all’attenzione il suo commiato dall’incarico ricoperto proprio durante i giorni festivi.
“Belle e Sebastian” è il nome di un film che racconta di una grande amicizia tra un ragazzo ed un cane, un pastore dei Pirenei che si distingue per un carattere riflessivo, misurato, vigile ed energico, nel mondo degli animali avrebbe potuto fare l’ambasciatore.
Anche “Bellezze al bagno” è il film che dice di una osteggiata storia d’amore che se non per mano di altri può compromettersi per sua stessa usura. Belloni e Meloni sembra che, per come sono andate le cose, hanno preso comunemente un bagno, peraltro poco salutare con clima freddo della stagione.
Allo Stato occorrono istituzioni che siano in grado di far squadra e limare i motivi di divergenza o disappunto, usque ad effusionem sangunis. Oggi la situazione sembra invece tradire il motto per cui dovrebbe procedersi con saggezza e delicatezza “Omnia vìdere, multa dissimulare, in charitate corrigere”.
Per la Belloni si parla già di futuri impegni nella UE o chissà dove. E’ una risorsa dello Stato che non va lasciata inoperosa o impiegata in ruoli di seconda fila. Sembra che tra i motivi della crisi abbia avuto origine a causa della gestione della vicenda relativa a Cecilia Sala. Ora si tratta di comprendere quale sala di attesa ci sia domani per la Belloni.
Tutto va male o tutto va bene a patto, quindi, che non la si interpreti al modo di Flaiano che a proposito di visione e di panorami, potremmo aggiungere di incarichi, descrive l’incontro con un amico che “mi fa visitare il suo nuovo appartamento. Usciamo sulla terrazza. È molto soddisfatto del panorama. Puntando il dito verso l’orizzonte, comincia: «Che cosa magnifica, vero? Ecco laggiù il Soratte cantato da Orazio; e, poi, Tivoli, i monti Albani, Rocca di Papa. Dominiamo tutta Roma». Gli domando che c’è dall’altra parte. «Dall’altra parte? Oh niente, c’è il panorama di servizio”.