Articolo pubblicato sulle pagine di Agensir a firma di Gianni Borsa

Presidente, per la prima volta nei suoi 153 anni di storia, l’Assemblea nazionale si svolgerà online, modalità inedita imposta dalla pandemia. Come affronterete questa novità?
Vivremo questa settimana con il consueto entusiasmo e senso di responsabilità per l’associazione. Ovviamente ci sarà un po’ di rimpianto per il fatto di non poterci incontrare di persona, riabbracciarci, stare insieme, elementi che sono sempre stati fondamentali durante le Assemblee nazionali. D’altro canto sperimenteremo le opportunità offerte dagli strumenti digitali, grazie ai quali si potrà svolgere questo importante momento di confronto, di verifica, di programmazione e di decisioni democratiche, compresa l’elezione del nuovo Consiglio nazionale. Affrontiamo i lavori assembleari con il desiderio di guardare avanti, restando dentro la realtà odierna dalla quale nasce la consapevolezza che occorre cambiare: la pandemia che attraversa il mondo e il nostro Paese è, in questo senso, un acceleratore di novità. Anche il programma dei prossimi giorni è stato adattato ai tempi del web, preservando però ogni elemento essenziale del nostro incontrarci: la preghiera, l’ascolto delle relazioni, il dibattito, le votazioni.

Il popolo e la città al centro dei lavori. Perché?
La riflessione sul tema del popolo è per noi, associazione popolare, assolutamente essenziale. Siamo parte del popolo, e riconosciamo che in esso il Signore abita: vogliamo camminare con il popolo, per scoprirvi la presenza di Gesù risorto. Intendiamo riflettere sulla dimensione propria del popolo, sulle sue specificazioni; ciò comprende anche il desiderio di contribuire a ripensare la convivenza nella “città”, dove il popolo abita. Seguendo le indicazioni della “Fratelli tutti” c’è da immaginare una nuova e diversa umanità, condividendone fatiche, interrogativi  e percorsi.

La pandemia ci sta costringendo in casa da oltre un anno. Ne risentono le attività economiche, sociali, ecclesiali. Qual è lo stato di salute dell’Ac?
L’associazione è molto vitale e credo che almeno in parte lo debba alla sua pluralità, alla molteplicità di declinazioni, di scelte, di attività con le quali si “interpreta” l’Ac, radicata nei diversi territori e nelle diocesi italiane. La nostra è un’associazione fortemente inserita nella realtà in cui vive e opera: dentro un cammino nazionale, le iniziative e le attività si riprogettano in base alla realtà sociale ed ecclesiale nelle quali siamo inseriti e per le quali lavoriamo. Detto questo, siamo anche consapevoli che non mancano fatiche e limiti, spesso gli stessi che sta attraversando l’intera comunità ecclesiale. Ma l’Ac è ancora capace di sorprendere, di suscitare entusiasmo, di costruire amicizie, accompagnando ragazzi, giovani e adulti nel cammino di fede. Aggiungerei una ulteriore sottolineatura.

Di cosa si tratta?
L’associazione a mio avviso ha dimostrato una incredibile capacità di tenuta di fronte a un anno e più in cui è stato impossibile svolgere le nostre attività nelle forme consuete. In tutta Italia l’Ac ha saputo reinventarsi, con creatività e passione da parte dei nostri soci e dei responsabili di ogni età, coltivando quei legami che, in un tempo di distanziamento forzato, si sono dimostrati fondamentali nella vita delle persone. Abbiamo attraversato la pandemia con un’enorme forza, con la volontà di restare vicini, di sostenerci a vicenda, e al contempo mettendoci a disposizione delle nostre comunità parrocchiali e diocesane. Questo è un segno davvero positivo di vitalità!

Quali indicazioni potrebbero emergere dall’Assemblea?
Ogni Assemblea nazionale nella storia dell’Ac ha individuato strade nuove da percorrere per restare nel proprio tempo. Così questa Assemblea è chiamata a interpretare la difficile stagione che stiamo attraversando, proiettando lo sguardo verso il dopo-pandemia.

Qui l’intervista completa