Dunque, almeno così pare di capire, il partito di Grillo è destinato a cambiare. Come, però, non si sa e nessuno lo sa. Credo neanche lo stesso partito di Grilllo e, forse domani di Conte, lo sa. Perchè quello che adesso è importante sapere – e non solo per i grillini ma per tutta la politica italiana – è quale sarà la futura base elettorale dei 5 stelle. In altre parole, chi saranno i futuri elettori dei 5 stelle?
Ora, è noto a quasi tutti che Grillo, cioè “l’elevato” o il guru dei 5 stelle, è tuttora il vero grande riferimento del suo partito. Non credo che, al di là del singolare e curioso video pubblicato nei giorni scorsi, la base dei 5 stelle non si riconosca più nel suo unico ed esclusivo fondatore.
Ma andiamo con ordine. L’ex Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nelle settimane scorse ha detto più volte che vuole “rifondare” il partito, cambiare il suo profilo, la sua identità, il suo progetto politico, e la sua stessa “mission”. Un cambiamento radicale che dovrebbe portare il movimento di Grillo ad essere un partito “nè di destra e nè di sinistra”. Un partito che non farà più affidamento, almeno sembra, sulla piattaforma Rousseau. Un partito che stringe una alleanza “organica e strutturale con il Pd”, per la gioia di Letta e Bettini e, infine, un partito che archivia definitivamente tutto ciò che lo ha caratterizzato sino ad oggi nella pubblica opinione.
Ma, se tutto ciò è ovvio perchè campeggia su tutti i giornali, c’è una domanda che continua a non avere una risposta seria e convincente. E cioè, chi saranno i nuovi e futuri elettori del partito dei 5 stelle? Se è vero che si parla di un partito “liberal moderato” credo sia legittimo farsi una domanda, semplice ma decisiva per capire a chi parlerà questo partito. Ovvero, sino ad oggi – e per molti anni – questo partito si è caratterizzato per alcuni elementi costitutivi che provo a sintetizzare brevemente: partito populista, anti politico, demagogico, antiparlamentare, alfiere della “democrazia diretta”, radicalmente anti sistema, “uno vale uno”, “contro la casta”, oppositore delle grandi opere, sostenitore del “doppio mandato e stop”, contro le alleanze con gli odiati partiti del passato, senza una cultura politica perchè tutte le culture politiche del passato erano da radere al suolo, contro il “professionismo” dei politici e, infine, per una classe dirigente che ripudiava alla radice il modello dei partiti tradizionali.
Ora, di grazia, cosa resterà di questa, seppur legittima, “rivoluzione” nel futuro partito di Conte? Semprechè, come ovvio, nasca in alternativa al suo fondatore e ripudiando tutto ciò che ha storicamente contraddistinto questo partito sin dalla sua nascita. Ed è qui che si inserisce l’ultima riflessione, e forse la più importante. Ovvero, chi saranno gli elettori del nuovo partito? Gli antichi elettori – cioè quelli che hanno votato convintamente i 5 stelle per i motivi che ho poc’anzi ricordato e sintetizzati dal celebre “vaffaday” – voteranno un partito del tutto nuovo che rinnega alla radice tutto ciò che l’ha giustificato sin dal suo esordio? Quando si cambia radicalmente identità, mission e prospettiva, si cambia di diritto anche l’elettorato? Oppure l’elettorato resta quello di prima, seppur fortemente dimagrito, ma che sposa un progetto politico alternativo e radicalmente diverso da quello precedente?
Ecco la domanda centrale: quando un partito cambia pelle – semprechè ciò accada, come ovvio – cambia anche il suo elettorato? Questa, credo, resta la vera incognita per il futuro del partito dei 5 stelle.