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sabato, 27 Dicembre, 2025
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Ucraina, accordo di pace ancora difficile

Diplomazia, sicurezza europea e linee rosse di Kyiv: non è detto che l’incontro Trump-Zelenskyi possa sciogliere i nodi di fondo di una trattativa che resta fragile e piena di incognite.

Vedremo quali saranno le intese che scaturiranno dall’incontro domenicale fra Trump e Zelenskyi e poi quali saranno le reazioni russe. Se gli ottimisti sostengono che l’intesa è molto vicina, pronta al 90%, i pessimisti – o forse sarebbe meglio definirli realisti – ricordano il motto diplomatico per il quale «nulla è concordato fino a quando tutto è concordato».

La posta in gioco per lEuropa

Gli europei, invitati alla riunione in collegamento da remoto, hanno ormai ben chiaro in testa quale sia la vera posta in gioco, che non è soltanto la sovranità statuale dell’Ucraina ma addirittura l’integrità territoriale dell’Unione: un’eventuale vittoria a mani basse della Russia indurrebbe Putin ad allargare le proprie ambizioni ad altre regioni orientali già parti della vecchia Unione Sovietica.

E ormai si è compreso bene che quelle ambizioni non sono solo territoriali. Sono, in negativo, impedire all’Ucraina di divenire strutturalmente parte dell’Occidente (sia nella veste militare della NATO, sia in quella istituzionale della UE); e, in positivo, la determinazione nel ricostruire quel “Mondo Russo” alternativo ai valori occidentali, considerati nel loro radicalismo corruttori della tradizione oltre che decadenti.

Le condizioni di Kyiv e le richieste di Mosca

E dunque le questioni essenziali poste da Zelenskyi non possono venire ignorate, in quanto basilari pure per gli europei, oltre che per gli ucraini.

Il cessate-il-fuoco deve essere immediato. Se la volontà è effettivamente quella di raggiungere un accordo di pace non si deve consentire ai russi di proseguire gli attacchi alle città ucraine durante il tempo delle trattative, cercando così facendo di ampliare il raggio di territorio conquistato.

La richiesta di Mosca, ovvero considerare acquisito tutto il Donbass (incluse le aree ancora in controllo ucraino), non è accettabile da Kyiv non solo per evidenti ragioni – è pur sempre, al momento, territorio ucraino – ma soprattutto perché costituisce una linea di difesa indispensabile per proteggere tutto il resto della nazione.

Anche il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia è parte non secondaria della trattativa, mentre i russi la considerano già ora propria e da cogestire, al massimo, con gli Stati Uniti. Altra questione, come quella territoriale, di ben difficile soluzione.

Garanzie di sicurezza e ruolo europeo

Le garanzie di protezione internazionale per evitare possibili future nuove aggressioni all’Ucraina, da attivare all’indomani dell’accordo di pace, del quale devono essere parte, sono evidentemente essenziali per Kyiv e sarà importante leggerle nel dettaglio: considerando che oggi, con Trump alla Casa Bianca, lo stesso famoso articolo 5 dell’Alleanza Atlantica non pare così decisivo come lo si è sempre considerato.

E la presenza sul terreno, nella eventuale forza di interposizione, di soldati di nazionalità europea dovrebbe superare l’ostilità delle opinioni pubbliche continentali nei confronti di qualsiasi impiego di uomini in un contesto così caldo. Eppure questa presenza operativa dovrebbe essere parte dell’eventuale accordo.

La strada è ancora lunga. Quel motto delle diplomazie rimane quanto mai veritiero.