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Ucraina, le richieste russe (invariate) per la pace

Roma, 14 ago. (askanews) – Alla vigilia del vertice del 15 agosto ad Anchorage, in Alaska, tra il presidente statunitense Donald Trump e il presidente russo Vladimir Putin, le richieste del Cremlino per una risoluzione del conflitto in Ucraina sembrerebbero immutate. “La posizione della Russia rimane invariata ed è stata espressa proprio in questa sala poco più di un anno fa, il 14 giugno 2024”, ha precisato ieri nel corso della conferenza stampa il vicedirettore del Dipartimento Informazione e Stampa del Ministero degli Esteri russo, Alexey Fadeev, riferendosi alle parole con cui il presidente Putin ha più volte posto le condizioni per porre fine alla guerra in Ucraina.

Negli ultimi giorni, poco prima dell’inizio dei colloqui di Anchorage, l’esercito russo ha intensificato la pressione nell’Ucraina orientale, prendendo possesso dell’autostrada Dobropillia-Kramatorsk nella regione di Donetsk.

Di seguito, i principali punti.

RIVENDICAZIONI TERRITORIALI RUSSE. A partire dall’annessione della Crimea nel 2014, Mosca ha promosso una politica espansionistica nei confronti di Kiev che ha portato, poco prima dell’avvio dell’Operazione Speciale contro l’Ucraina nel febbraio 2022, a riconoscere l’indipendenza dall’Ucraina della Repubblica Popolare di Donetsk e della Repubblica Popolare di Luhansk; per poi annetterle in seguito ad un nuovo referendum che, come quanto avvenuto per quello crimeano, non è stato riconosciuto dalla maggior parte della comunità internazionale.

Attualmente, secondo dettagliate stime open source, Mosca controlla complessivamente circa il 19% del territorio ucraino, inclusa la Crimea. Nel Donbass, il controllo della regione di Luhansk è totale, mentre è al 75% per l’oblast di Donetsk.

Quanto alle regioni di Zaporizhzhia e Kherson, la Russia controlla circa il 74% e dopo averlo conquistato nei primi mesi di guerra ha dovuto ritirarsi dal capoluogo Kherson.

Le quattro regioni ucraine sono state inserite per via costituzionale nell’assetto della Federazione russa e il Cremlino chiede il ritiro ucraino dalle zone ancora sotto il controllo di Kiev, in alternativa al proseguimento della guerra. La richiesta è inaccettabile per Kiev, ma potrebbe servire a tessere ulteriori trame negoziali.

SCAMBIO TERRITORI. In una delle sue ultime conferenze, il presidente statunitense Donald Trump ha dichiarato alla stampa la possibilità di uno scambio di territori propedeutico alla fine delle ostilità in Ucraina. Eventualità che ha visto il forte disappunto del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha tenuto a precisare la linea di Kiev: nulla sull’Ucraina senza l’Ucraina.

Allo stesso modo si è espressa l’Unione europea che ha sostenuto – attraverso una dichiarazione congiunta non condivisa dall’Ungheria – che “il percorso verso la pace in Ucraina non può essere deciso senza l’Ucraina. Restiamo impegnati al principio secondo cui i confini internazionali non possono essere modificati con la forza”.

Mosca non ha fatto proposte ufficiali in tal senso, ma ha lasciato intendere che uno scambio di territori – sempre nell’ottica di ottenere il totale controllo delle regioni dichiarate annesse – potrebbe essere possibile.

GARANZIE DI SICUREZZA. Oltre alle rivendicazioni territoriali, Mosca ha sempre posto sul tavolo dei negoziati la necessità di porre delle garanzie di sicurezza in quel che il Cremlino considera il proprio “estero vicino”. Nella fattispecie, Putin dichiara essenziale, al fine di far tacere le armi, la smilitarizzazione dell’Ucraina, la sua neutralità e la conseguente non adesione alla Nato. Richieste presentate tra l’altro come ‘ultimatum’ a Nato e Usa pochi mesi prima dell’invasione dell’Ucraina. Inoltre, Mosca ritiene necessaria una celere convocazione di nuove elezioni in Ucraina.

MEMORANDUM DI ISTANBUL. Nel memorandum russo presentato durante i colloqui di Istanbul con la rappresentanza ucraina, il Cremlino ha posto condizioni massimaliste che pretendono di rendere de facto l’Ucraina uno stato cuscinetto tra la Russia e l’Unione europea.

Oltre alle rivendicazioni territoriali massimaliste già rappresentate, Mosca pretende un radicale cambiamento in Ucraina al fine di recuperare una influenza culturale e politica su Kiev.

Tra le principali richieste di Mosca figurano: lo status ufficiale della lingua russa; il ripristino dei privilegi legali del Patriarcato di Mosca e una completa riscrittura della storia ucraina in linea con le narrazioni del Cremlino. Inoltre, la volontà del presidente russo Putin è quella di mettere al bando tutti i partiti nazionalisti ucraini in quanto ritenuti “estremisti” e “neonazisti”.