Se la notizia non fosse vera ci sarebbe francamente da ridere. E lo dico, come ovvio, senza alcun pregiudizio politico e men che meno di carattere personale.
Dunque, per riassumere per i non addetti ai lavori. La coalizione del campo largo o dell’ormai ex campo largo si è resa conto che senza una presenza politica centrista, moderata e riformista l’alleanza progressista non vince. Così è stato in 10 regioni su 11 e così rischia di essere alle prossime elezioni politiche. Detto fatto, ecco la soluzione pronta all’uso. Il sempreverde Bettini e alcuni illuminati del Nazareno non perdono tempo e individuano subito la soluzione. A tavolino decidono che si deve fare una nuova Margherita, individuare un federatore e, soprattutto, elencare le forze che devono fare parte di questo virtuale e futuro contenitore elettorale che dovrebbe essere in grado – addirittura! – di bilanciare la massiccia deriva ideologica della coalizione che raggruppa le diverse espressioni della sinistra italiana.
Ora, di fronte a questa singolare se non grottesca situazione, emergono subito alcune domande di fondo che sintetizzo brevemente senza dare una risposta perchè altrimenti si dovrebbe fare un libello.
1) Di fronte ad un progetto del genere che destino dovrebbero avere i cosiddetti riformisti del Pd? Cioè di tutti coloro che arrivano dalla vecchia Margherita o comunque da esperienze che non sono riconducibili alla sinistra? Un mistero.
2) Per fermarsi alle vicende della seconda repubblica, prima il Ppi e poi la Margherita sono stati progetti politici che attraverso i rispettivi partiti rappresentavano pezzi di società, culture politiche e interessi sociali che non erano semplicemente di sinistra. Cioè, detto con altri termini, erano progetti politici funzionali alla costruzione di un’alleanza che univa il Centro con la Sinistra e non, invece, il frutto di una decisione pianificata a tavolino per dar vita a qualche cespuglio centrista ridicolo se non addirittura grottesco.
3) Ma come può essere credibile la proposta di dar voce ad una gamba centrista e moderata all’interno di una coalizione quando la suddetta coalizione è esclusivamente pianificata, decisa e gestita dall’azionista di maggioranza, cioè il Pd?
4) E poi c’è l’ultima questione, forse la più sorprendente. Ovvero, il nome e il cognome del futuro federatore. Che, salvo altra decisione sempre possibile in corso d’opera, dovrebbe essere il Sindaco di Milano Sala che scade come primo cittadino nel 2027 e quindi è in cerca di occupazione politica. Cioè un tecnocrate avulso da qualsiasi curriculum politico e culturale se non quello di essere un brillante manager al servizio dell’obiettivo di turno.
Ora, forse, sarebbe opportuno che da quelle parti qualcuno ricordasse un solo argomento. E cioè, il centro sinistra di D’Alema e di Marini, di Veltroni e di Rutelli e di altri autorevoli e qualificati dirigenti politici, prevedeva sempre un centro – che però esisteva come soggetto autonomo, visibile, credibile, espressivo e radicato nella società – che si alleava con una sinistra altrettanto autorevole, qualificata, espressiva e radicata. Adesso, invece, si parte dal federatore. Ecco perchè la domanda, semplice ma diretta è: ma il federatore Sala federa chi?