C’eravamo anche noi a Firenze, possiamo dire, sabato scorso 18 gennaio, a discutere di cattolicesimo politico, così come avveniva a Milano con Romano Prodi, Pierluigi Castagnetti, Ernesto Maria Ruffini, Graziano Del Rio, tanti altri, e in contemporanea a Orvieto con Paolo Gentiloni, Giorgio Tonini, e anche qui tanti altri. Quando dico noi, intendo l’assemblea del Collegamento Sociale Cristiano – Amici di Supplemento d’Anima che si è riunita sabato nei locali dell’Opera per la gioventù Giorgio La Pira, con relatori don Antonio Panico, docente di sociologia alla Lumsa, vicario del vescovo di Taranto, Ernesto Preziosi, intellettuale, presidente di Argomenti 2000, e anche qui tanti altri venuti ad ascoltare e a partecipare al dibattito, presenti fisicamente o collegati via internet.
Il 18 gennaio è una data evocativa. Quel giorno del 1919 – 106 anni fa – don Luigi Sturzo lanciava a Roma il suo celebre Appello ai Liberi e Forti, che dava vita al Partito popolare. È dunque uno straordinario segno di vitalità il fatto che oltre un secolo dopo – nel tramonto di tutte le altre culture politiche del Novecento – del popolarismo di Sturzo si continua invece a parlare, a evocarne la necessità, a immaginare come esso possa incardinarsi in una realtà storica, sociale, economica italiana così diversa oggi da quella dei primi del secolo scorso. Il motivo sta nel collegamento ideale del popolarismo con l’ispirazione cristiana: è questo che ne rende perdurante l’attualità.
“Il Vangelo non parla di politica – diceva Lev Tolstoj – ma è in esso che si trovano le risposte a tutte le domande della politica”. Ispirazione cristiana della politica dunque, intesa come mediazione fra cielo e terra; amore divino e giustizia umana; senso ultimo del destino dell’uomo e i problemi della vita quotidiana delle comunità. Cercare di raggiungere l’impossibile della politica – ammoniva don Gastone Simoni, il padre del Collegamento Sociale Cristiano, per tutti il CSC – attraverso quell’altro impossibile tutto proprio dei cristiani che è la loro fede in Dio.
In questi ultimi tempi è tornato a svilupparsi il dibattito intorno a un “centro” della politica, identificandolo con il ritorno di una presenza organizzata dei cattolici sulla scena del Paese. Viene quasi mitizzata la parola “centro”, viene da paragonarla alla corsa all’oro dell’America del West di due secoli fa (a parte la evocazione di una nuova “età dell’oro” americana, compiuta da Donald Trump nel suo minaccioso e irriverente discorso di lunedì 20 gennaio, un capitan Fracassa che si insedia però come presidente degli Stati Uniti d’America).
Ma siamo sicuri che per i cattolici il problema sia davvero quello del centro? Una sorta di pretesa di essere l’ago della bilancia, di qua o di là, di qualunque forma di governo del Paese? Il dibattito che si è svolto all’assemblea del CSC Supplemento d’Anima, è andato oltre questo orizzonte di collocazione mediana, più di convenienza parlamentare che non di strategia politica. Il dibattito si è collocato su frontiere più esposte e radicali, con l’ambizione di collocarsi alla testa del movimento della nostra storia, piuttosto che a rimorchio di facili ritorni elettorali.
Un dibattito nel solco di quel costante richiamo di monsignor Simoni a una traduzione in campo politico, senza integralismi, della Dottrina Sociale della Chiesa nella sua interezza. Il tema dell’assemblea era: dopo la Settimana Sociale di Trieste, i cattolici sanno dire una parola nuova sulla società, sulle istituzioni, sul modello di sviluppo del Paese? Una parola che consolidi e sposti in avanti la democrazia italiana come società più inclusiva, istituzioni più partecipate e un modello di sviluppo più solidale?
I riferimenti fatti a due povertà di oggi come quella educativa e lavorativa; all’immigrazione come elemento costitutivo della nuova realtà italiana e non “disturbo” da respingere; alla pace come priorità delle priorità; al coinvolgimento dei giovani; alla drammatica indifferenza che allontana sempre più milioni di concittadini dalla cosa pubblica, tutto questo interroga e deve mobilitare la nuova presenza cattolica del Paese, la ricerca di nuovi riferimenti, energie, passioni civili, personalità che vogliano spendersi. Un nuovo oltre dei cattolici, più che un nuovo centro.