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giovedì, 29 Maggio, 2025
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Un nuovo Partito popolare? Continua il funambolismo di propositi e comportamenti

Bisogna guardare in faccia la realtà. Ogni tentativo di riunificare l’area cattolico democratica s’infrange contro protagonismi e personalismi. Una dinamica che impedisce la nascita di un vero centro politico, forte e credibile.

Anche le elezioni amministrative di ieri lo dimostrano. È evidente a tutti che il Centro nel nostro paese vive una stagione di grande ed oggettiva difficoltà. Una difficoltà che, forse è bene dirlo con franchezza e pur senza polemiche, è anche,figlia e conseguenza del protagonismo o dell’esibizionismo di singoli esponenti dell’area cattolico popolare e cattolico sociale. Molti, anche se non moltissimi, sostengono la necessità di ridare fiato e sostanza ad una ‘politica di centro’. Mentre altri, sulla stessa lunghezza d’onda, ritengono indispensabile rideclinare anche la costruzione di un soggetto politico centrista di ispirazione cristiana, laico e popolare. E anche e sopratutto identitaria. Ma è proprio sulla necessità di fare un passo in avanti, significativo e politico e non meramente testimoniale ed evocativo, che emergono difficoltà a tutt’oggi insuperabili. 

Il probema è interno al cattolicesimo popolare

L’elemento di fondo, spiace dirlo, è tutto dentro al mondo del cattolicesimo popolare. È inutile continuare a denunciare l’assenza di un centro politico e di governo, credibile e coerente, e poi contribuire con il proprio comportamento a frenare la concreta possibilità di dar vita ad un partito o ad un soggetto politico altrettanto credibile e competitivo. E il freno è riconducibile prevalentemente alla molteplicità di presunti e del tutto virtuali leader che pensano, attraverso la propria sigla o il proprio carisma – elemento, questo, persin ridicolo nonchè grottesco da accampare – di rappresentare una fetta consistente, se non addirittura esclusiva, dell’intera area cattolico popolare del nostro paese. 

Il problema di fondo è proprio questo, visto e considerato che esistono centinaia e centinaia di sigle riconducibili all’area cattolico popolare e che, come da copione, sono in feroce competizione le une contro le altre. Salvo l’esperienza di chi si nasconde in partiti che hanno radici culturali e politiche del tutto alternative rispetto a questa cultura politica e a questa sensibilità ideale. Partiti che vanno dal Pd della Schlein alla Lega di Salvini, dai vari partiti della sinistra populista ed estremista alla molteplicità dei partiti personali. 

Ogni tanto spunta un federatore…e poi sparisce

Periodicamente spunta un potenziale “federatore” all’orizzonte dell’area popolare ma, altrettanto puntualmente, viene sacrificato sull’altare dei vari e ormai noti esibizionismi di una molteplicità di singoli. Se fosse stato questo il concreto comportamento dei vari leader del passato non decollava né la Dc e né, tantomeno, i partiti che sono succeduti alla stessa Dc.

Ecco perché mai come in questa fase politica, peraltro complessa, difficile e molto articolata, è necessario riscoprire e tradurre concretamente nell’azione politica l’antico e sempre efficace slogan di Pietro Scoppola rivolto a tutti i politici ma, nello specifico, ai cattolici impegnati nella vita pubblica. E cioè, sapere legare in una sintesi feconda e costruttiva “la cultura del comportamento con la cultura del progetto”. E oggi la sfida della “cultura del comportamento” è proprio quella di saper cedere il passo alla “cultura del progetto”. Senza ridicoli personalismi e persin grotteschi esibizionismi. Perchè a volte un progetto politico, che oggi è realmente necessario – come quello di un nuovo Ppi – rischia di essere distrutto nella culla per l’irresponsabilità di tutti coloro che dicono di volerlo fare ma, come noto, lo bloccano con il rispettivo comportamento.