19.6 C
Roma
lunedì, 5 Maggio, 2025
Home GiornaleUn proporzionale che rischia di tradire la rappresentanza

Un proporzionale che rischia di tradire la rappresentanza

La riforma allo studio del centrodestra solleva dubbi su soglie troppo basse e collegi troppo piccoli, che rischiano di escludere dal Parlamento chi pure ha legittimo consenso.

Sotto traccia ma a tappe forzate, la destra lavora a una nuova legge elettorale. L’ipotesi prevalente è quella di un sistema proporzionale con premio di maggioranza alla coalizione che supera una certa soglia (tra il 40 e il 42%) e con l’eliminazione degli attuali collegi uninominali. Una manovra che risponde all’obiettivo della stabilizzazione del sistema bipolare e rilanciare, con l’indicazione del premier, il “carattere presidenzialistico” del sistema. Il progetto è ancora in via di definizione ma già oggetto di interlocuzioni informali anche con l’opposizione. E proprio per questo è bene discuterne nel merito.

Il primo punto riguarda la soglia per far scattare il premio di maggioranza. Fissarla attorno al 42% (e anche sotto) significa agevolare una coalizione che pur vincendo resterebbe una realtà politica di minoranza nel Paese, con un effetto distorsivo che potrebbe sollevare rilievi di costituzionalità, come già avvenuto in passato.

Un secondo nodo è lo sbarramento: ipotizzare percentuali diverse per le coalizioni e per i partiti indipendenti è discriminatorio. Una soglia unica – il 3% per tutti? – garantirebbe equità e favorirebbe anche il sostanziale rispetto della rappresentanza.

Infine, va chiarito il tema della dimensione dei collegi. È questione tecnica ma decisiva sul piano politico. Più i collegi sono piccoli – come nei modelli “provinciali” oggi ipotizzati – più si rischia che i voti delle minoranze, pur nel complesso sopra soglia, si disperdano senza tradursi in seggi. Il punto non è solo teorico: forze indipendenti dai poli maggiori, anche con un risultato nazionale superiore al 3%, potrebbero non ottenere una rappresentanza adeguata.

Il punto chiave, in conclusione, è che l’apprezzabile ritorno al proporzionale non deve rovesciarsi, sotto traccia, nel tentativo di mortificare il pluralismo. Il dibattito deve essere perciò trasparente e quanto mai preciso, senza zone d’ombra. La legge elettorale è il cuore della nostra democrazia, guai a promuoverne la riforma, per l’ennesima volta nel giro di qualche decennio, con la recondita volontà di adattare le regole alle convenienze di parte.