Un quadro instabile a destra, un disegno tormentato a sinistra.

Salvini gioca a vellicare tutto l’estremismo anti europeistico, anche ponendosi in contrasto sulla politica estera del governo. Conte non manca di occhieggiare al pacifismo occhieggiante alla Russia. E la Schelein…

Il più mobile tra Salvini e la Meloni è certamente il primo. Infatti, s’intuisce come dei suoi piccoli e grandi ricatti ce ne sia uno che tiene di riserva (a meno che non esploda il caso Santanchè) per quando tutto sarà perduto: dissociarsi dal premierato, la proiezione dei sogni della Meloni, in verità con l’unico precedente in Israele ed in breve fallito. 

Ora, dopo aver tentato di aprirsi un varco a livello europeo, incalzando sull’estrema destra la Meloni, Salvini gioca in nome del miraggio della pace la carta di Putin, ieri colpito in casa da un grave attentato terroristico, con una singolare argomentazione: è stato votato e va rispettato. Non valgono le obiezioni circa il mancato rispetto delle normali regole di democrazia. È un atteggiamento spregiudicato che segnala il degrado di chi per il potere, senza nessuna riserva morale, è pronto a giocarsi tutto, anche il suo popolo – modello Putin, appunto. 

La frase usata per legittimare il nuovo Zar (“L’hanno votato ed è tutto in regola”) finirà per tornargli addosso come un boomerang: “Non hanno votato te, in Italia”. Si va delineando perciò un rischio molto serio. A meno che in Europa non dovessero risultare determinanti i populismi sovranisti, il destino di Savini è pressoché segnato. Emerge con chiarezza allora il perché la Lega abbia tutto l’interesse a un cambiamento di rotta prima delle elezioni europee, proprio per non perdere consensi a vantaggio di Fratelli d’Italia e Forza Italia.

I margini di manovra sono stretti e la Meloni, forte dell’abbraccio con Ursula von der Leyen, mostra di poter contenere l’offensiva salviniana. In questo quadro non fa meraviglia che il leader dei 5 Stelle, Giuseppe Conte, sia stregato da un ritorno della Lega alla sua vocazione movimentista, con l’evidente tentazione di far saltare il banco del governo. È però un’attesa carica di equivoci, oltretutto cedevole alla imprevedibilità di Salvini. Per questo la preoccupazione di Elly Schlein per una implicita sudditanza politica, tale da bloccare l’evoluzione faticosa del “grillismo”, riassume e descrive il disagio esistente nell’area progressista. A destra e a sinistra non mancano i problemi.