È stata varata la manovra. Ieri, dopo mille slittamenti. Parto sicuramente complicato. Non poteva essere diversamente. Una manovra al mese di maggio non è mai stata fatta. Ha avuto una gestazione più o meno rapida. Nonostante si pretendesse una velocità maggiore, per la massa di denaro utilizzata, per me è comunque una manovra rapida.
È quindi, un atto estemporaneo. Fuori da ogni verbale storico. È il risultato del corona-virus. La quantità di denaro messo in moto è sicuramente elevata. Non è denaro gratis. Qualcuno lo pagherà. Lo sentiremo sulle nostre spalle nei prossimi mesi e nei prossimi anni.
Non c’è stato, non c’è e non ci sarà mai denaro gratis. Questo va saputo, sin da ora.
Fatta questa premessa, senza la quale ogni altra cosa risulterebbe astratta, faccio anche io alcune riflessioni sulla sostanza della manovra cosiddetta DECRETO RILANCIO.
È evidente che fronteggi aspetti fondamentalmente di welfare. Vale a dire di Stato sociale. Il senso di tutto questo è di aiutare tutti i soggetti che hanno subito insopportabili frustate dalla epidemia in atto. Dai lavoratori alle imprese, alle famiglie.
Ciascuno secondo modalità distinte e diverse. Ho trovato qualche stranezza, ma non mi sono approssimato alla manovra con occhio malevolo. Qualche sfasatura l’ho individuata nella distribuzione delle risorse. Ma nulla che mi faccia gridare all’orrore.
Devo confessarvi che io ho un chiodo fisso: mi attendo, in ciascuna circostanza, che le manovre economiche siano sempre volte a processi di sviluppo e di rilancio economico. E a dir il vero, anche in questa circostanza, mi sono avvicinato al documento, sfogliandolo con questa attenzione. Non è sicuramente questa manovra in grado di rispondere a queste profonde esigenze.
Troppo frettoloso è stato l’atto in cui è stata imbastita e deliberata. Sono sempre convinto che questo nostro Paese, soprattutto dopo questa immane sciabolata economica, debba fare uno sforzo micidiale, ben più potente rispetto a questo che oggi si apre davanti ai nostri occhi, per toglierci dal pantano in cui siamo ficcati.
A questo punto, il vero lavoro dovrà essere svolto da adesso fino ad ottobre, perché allora si dovranno vedere passi nella direzione auspicata. Se la finanziaria 20121, anno che comunque, se il virus tacitasse, mostrerà un balzo positivo, ma perché sia significativamente tale, qualsiasi sia il governo, dovrà fare necessariamente una manovra coraggiosa di investimenti pubblici di raggio elevato.
È giunto il tempo, non volevamo che fosse così, che si sfoderassero nuovamente politiche Keynesiane. Non era certo questo il momento per farlo, ma tra cinque mesi, almeno a mio modesto parere, verso quella strada ci si deve incamminare.
Intanto, speriamo che questa manovra permetta a questa azzoppata Italia, ti tirare un confortevole sospiro di sollievo.