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martedì, Marzo 4, 2025
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Una missione che chiama in causa il Vecchio Continente

L’unica parte del mondo che ha conservato e traghettato ius e politeia è stata l’Europa. Essa deve predisporsi a operare di nuovo in questo senso. Non c’è tempo da perdere.

iSecondo l’impostazione di Papa Francesco, la Chiesa deve essere ministeriale (minus-terium), missionaria (presso le periferie esistenziali, scegliendo di essere là dove maggiori sono le difficoltà), sinodale (l’Ecclesia in uscita) è fatta di Folla (seguendo il termine evangelico). L’Europa, e la Chiesa in Europa, sono in grandi difficoltà culturali e di discernimento. Candidata alla perdita di ogni facoltà di produrre il bene, per gli altri e per sé stessa. Serve pensare, capire e decidere la propria salvezza. Ma la salvezza propria verrà se avremo salvato gli altri. Pensiamo all’incredibile congerie di territori acquisiti al terrorismo dove è cancellata ogni parvenza di civiltà e di società civile; pensiamo ai cosiddetti Stati-canaglia. Il terrorismo è una definizione che non ripugna più a nessuno. È un’opzione politica valida: una come un’altra. Poveracci, qualcosa devono fare. Pensiamo all’inanità e inerzia dell’Onu di fronte a chi ha rinnegato lo Stato di diritto.

L’unica parte di umanità e di mondo che ha conservato e traghettato ius e politeia dalle invasioni barbariche, con il loro trasferimento al mondo intero di oggi, è stata l’Europa. Essa deve predisporsi a operare di nuovo in questo senso. Altrimenti non lo farà nessuno.

Se tutto è uguale a tutto, siamo alla fine. Dobbiamo avere il diritto a rivoltarci contro il male e contro il malgoverno. La persona umana, il singolo, ha virtù e vizi; cade (facilmente) nel peccato, tuttavia ha speranza (la premessa) di perdono e redenzione. La società umana, l’organismo sociale, ha pur essa virtù e vizi, nonché una forma analoga al peccato e al male – senza però che sia applicabile più di tanto la responsabilità -, una forma che va identificata e contrastata precocemente e gagliardamente. Li chiamiamo ‘mali sociali’. Essi si possono e si debbono contrastare e risolvere con gli ‘investimenti sociali’ e con il Terzo Settore.

Il più conosciuto degli ‘investimenti sociali’ è quello che chiamiamo il welfare, ovvero assicurazioni sociali, previdenza e assistenza. Guai se all’interno di queste si ricreano le periferie del disagio. Non siamo stati abbastanza vigili. Oggi la scuola dell’obbligo non significa più innalzamento per chi prima ne era escluso; significa piuttosto degrado dell’insegnamento, della formazione, della crescita civile della popolazione infantile e giovanile.

Dunque anche l’Europa deve, in senso civile e di civiltà, essere ministeriale, missionaria, sinodale. Oggi ci si deve attendere dall’Europa qualcosa di decisivo per la salvezza del mondo in termini di civiltà. Però, per questa finalità, deve essere sufficientemente attrezzata e forte, e quindi unita. Non si può più attendere.