Alle ore 11.30 di ieri, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha avuto luogo una Conferenza Stampa di presentazione del Documento dal titolo “In cammino per la cura della casa comune – A cinque anni dalla Laudato si’ ”, elaborato dal Tavolo Interdicasteriale della Santa Sede sull’ecologia integrale.

Sono intervenuti: S.E. Mons. Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati della Segretaria di Stato; S.E. Mons. Fernando Vérgez Alzaga, L.C., Segretario Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; S.E. Mons. Angelo Vincenzo Zani, Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica (degli Istituti di Studi); il Rev.do Mons. Bruno Marie Duffé, Segretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale; il Signor Aloysius John, Segretario Generale di Caritas Internationalis; e il Signor Tomás Insua, Co-fondatore e Direttore Esecutivo del Global Catholic Climate Movement.

Ne riportiamo di seguito gli interventi:

Intervento di S.E. Mons. Paul Richard Gallagher

Care Eccellenze, Signore e Signori,

È un piacere per me essere qui con voi per la presentazione del testo «In cammino per la cura della casa comune. A cinque anni dalla Laudato si’», elaborato dal Tavolo interdicasteriale della Santa Sede sull’ecologia integrale, che ha cominciato questo lavoro nel 2018, quando ricevette l’approvazione del Santo Padre, al quale ho avuto il privilegio di consegnare la prima pubblicazione ieri pomeriggio.

Può essere interessante ripercorrere brevemente la genesi di questo testo, il cui principale obiettivo, è bene sottolinearlo, non è quello di duplicare la Laudato si’ attraverso riflessioni etiche valoriali che sono ben sviluppate nella stessa Enciclica. Le finalità del testo sono infatti diverse e molteplici:

– rilanciare la ricchezza dei contenuti di un’Enciclica che, sebbene abbia compiuto da poco cinque anni, è ancora molto attuale, come messo ancora più in luce dalla situazione mondiale determinata dalla pandemia da Covid-19;

– offrire un orientamento sulla lettura dell’Enciclica, promuovendone elementi operativi che scaturiscono dalle riflessioni contenute in essa e minimizzandone i rischi di fraintendimento;

– favorire la collaborazione tra i Dicasteri della Curia Romana e le Istituzioni cattoliche impegnati nella diffusione e nell’attuazione della Laudato si’, valorizzandone le numerose sinergie.

Il libro che avete davanti è infatti frutto di un lavoro collegiale di numerose entità che operano all’interno della Santa Sede e della Chiesa cattolica a cui va il nostro ringraziamento. Il Tavolo interdicasteriale della Santa Sede sull’ecologia integrale ha visto la collaborazione di molte realtà, oltre a quelle che sono rappresentate in questa Conferenza Stampa. Posso citare ad esempio la Congregazione per la Dottrina sulla Fede, il Dicastero per il Laici, la Famiglia e la Vita, il Dicastero per la Comunicazione, i Pontifici Consigli per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, per il Dialogo interreligioso, per la Cultura, per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, le Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze Sociali, il Sinodo dei Vescovi, numerose Conferenza Episcopali, rappresentate spesso dalle loro Riunioni Internazionali, come il SECAM per l’Africa, la FABC per l’Asia, la FCBCO per l’Oceania, il CELAM per l’America Latina, la CCEE e la COMECE per l’Europa, le Unioni Internazionali delle e dei Superiori Generali, alcune reti di Organizzazioni non governative come la CIDSE.

Oltre alla partecipazione delle suddette istituzioni, si è voluto poi coinvolgere anche le Nunziature Apostoliche, alle quali sono state chieste indicazioni sulle buone prassi e sui modelli operativi per l’attuazione della Laudato si’ che sono stati realizzati nei loro Paesi di pertinenza da realtà locali collegate con la Chiesa cattolica.

Solo questo lungo elenco evidenzia l’intenso lavoro che ha portato alla redazione di un testo che ha visto il susseguirsi di numerose bozze ed è diventato sempre più ricco di contenuti, mantenendo però una dimensione semplice, sintetica e orientata all’azione, e restando ancorato all’approccio sul quale è focalizzata l’Enciclica: quello dell’ecologia integrale.

Al riguardo, si è cercato di offrire al lettore risposte a un quesito che compare nella conclusione del testo: «e noi che cosa dobbiamo fare?», uniformandosi all’impostazione della Laudato si’ nel prendere in considerazione una vasta gamma di situazioni che vanno dalla quotidianità dell’economia domestica alle implicazioni per la comunità internazionale.

A proposito di quest’ultimo aspetto e ad ulteriore testimonianza di questo impegno, sono lieto di informarvi della prossima adesione della Santa Sede all’Emendamento di Kigali al Protocollo di Montreal sulle sostanze che impoveriscono lo strato di ozono, strumento finalizzato a contrastare sia il problema del cosiddetto “buco dell’ozono”, sia il fenomeno dei cambiamenti climatici. Strumento che va nella direzione auspicata dal Santo Padre, quando afferma nella Laudato si’, al n. 112, che «la libertà umana è capace di limitare la tecnica, di orientarla, e di metterla al servizio di un altro tipo di progresso, più sano, più umano, più sociale e più integrale».

Care Eccellenze, Signore e Signori,

La pandemia da Covid-19 ci sollecita ulteriormente a rendere la crisi socioeconomica, ecologica ed etica che stiamo vivendo come momento propizio di stimolo alla conversione e a decisioni concrete e improcrastinabili, come messo ben in evidenza nel testo che avete di fronte.

Per fare ciò, abbiamo bisogno di una proposta operativa, che nel caso in oggetto è rappresentata dall’ecologia integrale. Come indicato nel testo, essa richiede una «visione integrale della vita per elaborare al meglio politiche, indicatori, processi di ricerca e di investimento, criteri di valutazione, evitando concezioni fuorvianti di sviluppo e di crescita» (pag. 9); una «visione lungimirante, che deve concretizzarsi nei luoghi e negli spazi in cui si coltivano e si trasmettono l’educazione e la cultura, si crea consapevolezza, si forma alla responsabilità politica, scientifica ed economica, e, in generale, si procede ad azioni responsabili» .

Ciò rappresenta una sfida impegnativa, ma anche un’occasione quanto mai attuale per «disegnare e costruire insieme un futuro che ci veda uniti nel custodire la vita che ci è stata donata e coltivare il creato che ci è stato affidato da Dio perché lo facessimo fruttificare senza escludere o scartare alcuno dei nostri fratelli e sorelle» (pag. 16). Si tratta di un compito complesso e pregno di insidie dettate dalla difficoltà del far prevalere gli interessi comuni su quelli particolari, di riconoscere che «il tutto è superiore alla parte» (Evangelii gaudium, n. 237). Si tratta di un compito che richiama ad un «dialogo onesto e coerente sul bene comune, capace di valorizzare il multilateralismo e la cooperazione tra gli Stati e inteso ad evitare i pericoli di strumentalizzazioni politico-economiche» (pag. 219). Cooperazione multilaterale che, è bene ripeterlo, è necessaria ma non sufficiente per dare una risposta adeguata, integrale e inclusiva, alla grande e stimolante sfida che la nostra epoca ha davanti a sé e deve essere affrontata con urgenza.

L’auspicio è che questo testo possa essere un effettivo contributo alla formulazione di questa risposta.

Grazie!

Intervento di S.E. Mons. Fernando Vérgez Alzaga

“La terra è ferita, serve una conversione ecologica”. Questa frase è molto più che un richiamo a cambiare le cose e ad agire per tutelare e salvaguardare il creato. È il punto di partenza e di approdo dell’Enciclica di Papa Francesco Laudato si’, di cui stiamo celebrando i cinque anni dalla sua promulgazione. Nell’ Enciclica il Pontefice collega la salvaguardia dell’ambiente alla giustizia verso i poveri e alla necessità di una inversione di marcia per un’economia che cerca solamente il profitto. Non vi è possibilità di uscita dall’attuale situazione in cui versa il creato se l’umanità non prende coscienza della necessità di cambiare stili di vita. Ma anche del modo di produrre e di consumare. È cronaca quotidiana il bisogno di un cambiamento radicale nei comportamenti umani, affinché la casa comune sia sempre più rispettata e tutelata. Anche l’emergenza sanitaria per il Covid-19 richiede una “conversione ecologica”, un maggior ricorso alla solidarietà e alla fraternità che eviti di riversare sul creato le scelte egoistiche non solo dei singoli, ma di intere entità statali.

È fuori dubbio che, come scrive Papa Francesco nell’Enciclica, la sfida ambientale è indissolubile da quella educativa. La persona deve imparare fin dai primi anni di vita a crescere nella consapevolezza delle proprie responsabilità. Questo significa che l’agire deve essere sostenibile dal punto di vista ecologico e solidale, a cominciare in primo luogo dalla famiglia. È indispensabile una “cittadinanza ecologica”, in cui i componenti del nucleo familiare, ma anche quelli di cui è caratterizzata la società, tendano ad aver cura del creato attraverso le piccole azioni quotidiane che si trasformino in stile di vita. È quanto abbiamo cercato di fare al Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Sensibilizzando i nostri dipendenti e quanti ruotano intorno al Governatorato, direttamente o indirettamente, nei confronti di un’ecologia integrale che si concretizza nelle piccole azioni di ogni giorno. A cominciare dal riciclo dei rifiuti, dal rispetto del verde, dal risparmio nel consumo delle acque e dell’energia, nella scelta delle fonti rinnovabili, nell’evitare i gas serra, nel favorire un sempre minore inquinamento atmosferico privilegiando le modalità di trasporto elettrico e nello scegliere antiparassitari e concimi ecologici che rispettino la terra e i suoi frutti.

Prima ancora dei provvedimenti concreti che il Governatorato ha preso tenendo in considerazione i principi e le indicazioni della Laudato si’, vorrei sottolineare come, proprio seguendo lo spirito dell’Enciclica, occorra promuovere una vera e propria “spiritualità ecologica”, fondata sulla sequela di Gesù Cristo, di cui Francesco d’Assisi è stato testimone vivente. Infatti, come scrive il Pontefice, la vocazione “di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa”. Se è vocazione non può essere una scelta opzionale o un aspetto secondario del nostro rapporto con Dio e con il prossimo, ma deve influire sul nostro agire e sul nostro modo di affrontare le sfide quotidiane che la vita ci propone. Quanto fatto a livello personale va tradotto anche a livello istituzionale in modo da condizionarne l’operato in senso ecologico.

È quanto sta facendo il Governatorato a cominciare, ancor prima della pubblicazione della Laudato si’, dalla installazione di pannelli fotovoltaici sulla copertura dell’Aula Paolo VI. Essi sono in grado di produrre energia elettrica senza emissione di sostanze inquinanti. Ciò rientra tra gli obiettivi preposti per la riduzione del consumo delle risorse. In questo senso, si è cercato di attivare una serie di interventi per ottenere un maggiore controllo energetico e una relativa diminuzione delle emissioni di anidride carbonica. I pannelli sull’Aula Paolo VI sono solo i primi di una serie. Infatti, abbiamo installato diverse tipologie di pannelli solari anche nella sede residenziale della Specola Vaticana a Tucson, in Arizona. Ottenendo così una forte contrazione dei costi energetici e una riduzione dell’emissione di anidride carbonica. Inoltre, dal 2009 è in funzione un impianto “a raffreddamento solare” presso il Centro industriale vaticano, necessario alla conversione dell’energia solare in energia termica e frigorifera utilizzate per la climatizzazione della mensa di servizio nel periodo estivo.

Vi è poi un continuo ricambio degli impianti elettrici con corpi illuminanti a led, sensori crepuscolari di illuminazione e di presenza di ultima generazione, che regolano l’intensità in base al variare della luce naturale. Un esempio riuscito nell’applicazione della nuova illuminazione è quello della volta della Cappella Sistina. Ciò ha permesso di ridurre di circa il 60 per cento i costi energetici e le emissioni di gas serra, favorendo anche un notevole rallentamento dell’invecchiamento degli affreschi. Senza dimenticare la nuova illuminazione di Piazza San Pietro e del colonnato del Bernini che offre un risparmio energetico fino all’80 per cento. Nella stessa Basilica Vaticana l’adozione di nuovi apparecchi ha prodotto una minore spesa di quasi l’80 per cento. Al contempo, abbiamo dismesso le vecchie apparecchiature elettriche che venivano usate e rinnovato tecnologicamente i dispositivi di rete impiegando sistemi operativi di nuova generazione a minor impatto ambientale. Vi è stata anche l’adozione di sistemi domotici, i quali intervengono a spengere automaticamente l’illuminazione al termine della giornata lavorativa. Rientra in questo contesto la sostituzione dei trasformatori elettrici che producevano un elevato calore, con quelli di ultima generazione. La stessa sostituzione avviene anche nel settore informatico e nel Centro di elaborazione dati (CED).

Nei Giardini Vaticani, polmone verde dello Stato e in parte anche della Città di Roma, sono in corso dei progetti che vanno di pari passo con la premessa dell’Enciclica, ossia la difesa della casa comune. Con il progetto “Giardini Bio”, ad esempio, si è riusciti in soli tre anni ad eliminare completamente l’uso di pesticidi di origine chimica, lasciando spazio alla biodiversità ed all’impiego di prodotti di origine naturale per il controllo delle popolazioni infestanti e concimi di origine organica.

Uno sforzo ancora più propositivo volto alla tutela dell’ambiente e delle risorse arboree esistenti è avvenuto con la realizzazione di un vero e proprio censimento delle piante esistenti, che ha portato ad una riforestazione dello Stato con la piantumazione di 250 nuove alberature di alto fusto, lì dove nel tempo erano state rimosse, e alla sostituzione di circa 2.300 piante di siepi, caratteristica dei Giardini vaticani.

Una delle priorità che si prefigge lo Stato è anche la tutela delle risorse idriche per ridurre drasticamente lo spreco, adottando circuiti chiusi per il riciclo delle acque destinate alle fontane dei Giardini vaticani e alla rete antincendio all’interno delle Mura Leonine. Per raggiungere questo obiettivo sono in corso i lavori di rifacimento dell’impianto di innaffiamento dei Giardini, progetto realizzato con tecnologia di ultima generazione, che consente un risparmio delle risorse idriche di circa il 60% grazie anche all’automatizzazione dello stesso ed un uso equilibrato e razionale delle acque anche in funzione del tipo di coltura/piantumazione e delle condizioni meteorologiche.

Abbiamo poi pensato a rendere in forma concreta i principi dell’Enciclica in ambito agricolo. Il riferimento è all’attività agricola dello Stato della Città del Vaticano, che si svolge esclusivamente attraverso la Direzione delle Ville Pontificie nella zona extraterritoriale di Castel Gandolfo. Sia nelle colture, sia nell’allevamento, che viene portato avanti nella locale fattoria, vengono applicati sistemi e tecniche che rispettano la terra pur garantendo prodotti di ottima qualità.

Per quanto riguarda la trazione e i trasporti, dal 2014 si è provveduto a limitare il traffico dei veicoli dei dipendenti del Governatorato all’interno dello Stato. Può sostarvi solo chi risiede a più di due chilometri dal Vaticano. Altro ambito importante è l’installazione di una rete infrastrutturale di ricarica per veicoli elettrici ed ibridi. Abbiamo iniziato nel 2018 e ad oggi vi sono all’interno dello Stato dieci apparati che offrono venti punti di ricarica. Verrà anche rinnovato gradualmente il parco macchine dello Stato con vetture elettriche e ibride in comodato gratuito o noleggio per i servizi di Stato, come per le Poste Vaticane. Sempre nell’ottica del minor impatto ambientale, dal 2019 per i nostri mezzi usiamo il gasolio per autotrazione di tipo Diesel+, formato dal 15 per cento di componente green rinnovabile, ottenuto da oli vegetali esausti e grassi animali con riduzione dei consumi e delle emissioni gassose inquinanti, cioè di monossido di carbonio e di idrocarburi incombusti, fino al 40 per cento.

È stata posta molta attenzione anche al riscaldamento e al condizionamento degli edifici. In questo ambito, abbiamo riqualificato la Centrale termica dello Stato e sostituito gli impianti di condizionamento che utilizzano i gas derivati dai clorofluorocarburi, che causano l’effetto serra nell’atmosfera, con apparati conformi alle più esigenti norme internazionali alle quali lo Stato della Città del Vaticano e per esso la Santa Sede ha aderito. Si è anche provveduto, seppur con i vincoli di rispetto del patrimonio architettonico, storico e artistico del Vaticano, ad impiegare infissi e isolanti per la riduzione della dispersione termica in tutti gli uffici del Governatorato.

Risolvere il problema rifiuti è stato uno degli argomenti principali nell’operato del Governatorato. Nel mese di luglio del 2019 è stato emanato con Decreto del Presidente del Governatorato dello SCV il nuovo Regolamento sui rifiuti che si prefigge l’obiettivo di una gestione corretta ed ecologica dei rifiuti trattandoli come una risorsa e non più come uno scarto

La riorganizzazione del sistema di raccolta dei rifiuti urbani ha consentito una differenziazione nell’anno 2019 pari al 59% migliorando di 12 punti il risultato ottenuto nell’anno precedente. La riqualificazione del Centro di raccolta dello Stato ha consentito un netto miglioramento anche per quanto riguarda i rifiuti speciali, non pericolosi e pericolosi, riuscendo a differenziare il 99% dei rifiuti gestiti.

Un altro passo importante per la sostenibilità è quello della trasformazione dei rifiuti. Un programma, attualmente sospeso per l’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del COVID-19, che prevede l’installazione di una compostiera elettromeccanica per la trasformazione dei rifiuti organici prodotti nello Stato in un “Compost” di qualità. Così facendo, le 600 tonnellate di materiale organico prodotto tornano in natura sotto forma di terriccio.

Altri esempi che desidero evidenziare:

– la presenza di raccoglitori/compattatori per le bottiglie in PET dislocati progressivamente anche all’interno dei Musei Vaticani che consentono l’integrale recupero del materiale praticamente sempre riciclabile;

– la riduzione dell’indifferenziato al solo 2% (quindi ben il 98% dei rifiuti viene correttamente differenziato).

In questo modo, il rifiuto non è più visto come una spesa da sostenere per il suo smaltimento, ma una risorsa economica derivante dal suo proficuo e virtuoso utilizzo.

Quelli sopra descritti rappresentano solo alcuni dei numerosi ed articolati progetti di gestione ambientale ed energetica programmati e realizzati dalle singole Direzioni del Governatorato che il tempo a disposizione non consente di approfondire e spiegare, anche sul piano tecnico, i numerosi progetti in corso per applicare concretamente le indicazioni contenute nella Laudato si’.

Intervento di S.E. Mons. Angelo Vincenzo Zani

L’Enciclica Laudato si’, con i suoi richiami all’educazione, chiama in causa direttamente la Congregazione per l’Educazione Cattolica per la responsabilità che ha verso le scuole e le università.

Anzitutto, trattandosi di un documento che si colloca nell’ambito dell’insegnamento sociale della Chiesa, esso rimanda alla Costituzione Apostolica Ex corde Ecclesiae sulle Università in cui si raccomanda di sviluppare sempre di più l’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa negli Atenei cattolici (ricordo che vi sono 1865 università cattoliche presenti in tutti i continenti, tra l’altro frequentate da un’alta percentuale di non cattolici).

In secondo luogo, le iniziative della Congregazione da tempo si stanno sviluppando in parallelo con il messaggio lanciato da Papa Francesco in questo documento. Mi riferisco ad alcune coincidenze significative. La Laudato si’ veniva pubblicata nel 2015 mentre un gruppo di circa 40 Facoltà di Agraria delle Università Cattoliche, in occasione dell’Expo di Milano su “Cibo e alimentazione”, presentavano progetti di intervento nel campo della pesca e dell’agricoltura per rispondere alle sfide della fame e della povertà. Il documento del Papa ha dato un impulso molto forte a questo lavoro avviato. Nello stesso anno si celebrava il primo Congresso mondiale delle scuole e università cattoliche per ricordare il 50° anniversario della Dichiarazione conciliare Gravissimum educationis, dove si afferma che l’educazione deve formare ragazzi e giovani che siano protagonisti di una società umana più fraterna, tema questo ben sottolineato dalla Laudato si’.

Un terzo importante elemento di connessione è il lancio che Papa Francesco ha fatto il 12 settembre scorso annunciando l’evento del Patto educativo globale che si sarebbe dovuto celebrare il 14 maggio 2020 (V anniversario della Laudato si’) e che avrà una tappa telematica il 15 ottobre prossimo, in vista dell’evento vero e proprio che si terrà in una data successiva. Nel suo Messaggio, il Papa fa riferimento direttamente alla Laudato si’ con queste parole: “nell’enciclica Laudato si’ ho invitato tutti a collaborare per custodire la nostra casa comune, affrontando insieme le sfide che ci interpellano… Rinnovo l’invito a dialogare sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta e sulla necessità di investire i talenti di tutti, perché ogni cambiamento ha bisogno di un cammino educativo per far maturare una nuova solidarietà universale e una società più accogliente”. Il patto educativo, collocato nella scia della Laudato si’, ha lo scopo di contribuire a costruire una umanità più fraterna, a comporre un nuovo umanesimo cristiano.

In tale prospettiva, nella pubblicazione sono inserite cinque schede di lavoro con vari suggerimenti didattici ed operativi destinati a: scuola dell’infanzia e primaria, scuola secondaria, università e ricerca, educazione permanente, educazione informale.

Questi strumenti vogliono stimolare educatori, docenti, studenti, ricercatori, giovani e adulti a far maturare la responsabilità verso la natura e l’ambiente per consegnare alle future generazioni un mondo e una umanità migliori.

Ma è interessante sapere che vi è già una lunga serie di esperienze significative in atto e molte altre in cantiere per sviluppare una “ecologia integrale”.

Ovviamente la coincidenza dell’anno speciale sulla Laudato si’ con i tragici eventi sanitari e socio-economici causati dalla pandemia rende il messaggio dell’enciclica ancora più profetico ed offre una bussola morale e spirituale di straordinaria attualità nel viaggio comune verso un mondo più unito, fraterno e sostenibile.

I contenuti del documento coinvolgono direttamente i processi educativi a tutti i livelli e offrono senza dubbio domande e stimoli alla ricerca scientifica non solo nel merito delle questioni ma anche nel metodo. Pedagogicamente il tema dell’ecologia integrale. offre una visione paradigmatica dell’attuale crisi, la quale non è soltanto ambientale ma antropologica, in quanto si estende a tutti gli aspetti della vita personale e della convivenza umana e sociale. In primo luogo il mondo dell’educazione è chiamato a creare una maggiore consapevolezza, stimolando l’azione concreta e promuovendo la vocazione ecologica dei giovani, degli insegnanti, dei dirigenti e degli amministratori impegnati quotidianamente nella gestione delle scuole e delle università.

Ma una forte provocazione, dal punto di vista educativo e scientifico, viene dal fatto che i differenti fenomeni legati alla crisi ambientale costringono a misurarsi con la radice comune dell’attuale crisi (e questo è un problema di lettura ermeneutica), e poi ad assumere una prospettiva olistica e, di conseguenza a superare la narcisistica e deleteria frammentazione del sapere per sviluppare a tutti i livelli la inter e transdisciplinarietà. A tutto ciò si lega la necessaria apertura alla trascendenza: per un autentico cambiamento non si può fare a meno della dimensione spirituale, che apre un cammino interiore di conversione e di rinnovamento.

Dal punto di vista sociale, oggi non disponiamo ancora della cultura necessaria per affrontare questa crisi, per questo – afferma la Laudato si’ – “c’è bisogno di leadership che indichino strade, cercando di rispondere alle necessità delle generazioni attuali includendo tutti, senza compromettere le generazioni future” (n. 53). A questo specifico compito devono contribuire le università e le scuole cattoliche con progetti interdisciplinari condivisi e con la creazione di reti di cooperazione a livello educativo, accademico e di ricerca.

Tra l’altro, l’esigenza di attivare dinamiche integrali è sottolineata dall’articolo 12 dell’Accordo di Parigi, dove si sostiene che “le Parti cooperano nell’assumere le misure necessarie, ove opportuno, a migliorare l’istruzione, la formazione, la coscienza e la partecipazione pubblica […].”

Qualche esperienza.

A livello di università vorrei ricordare tre esempi: a) la Pontificia Università Javeriana di Bogotà ha creato un Istituto di studi superiori per promuovere la “Casa comune” avviando e coordinando numerose iniziative in molte altre Università dell’America Latina; b) Una rete di Università Cattoliche sta promuovendo progetti di ricerca in vari continenti attraverso le Facoltà di Agraria e coinvolgendo le Istituzioni pubbliche locali; c) gli Atenei Pontifici Romani hanno creato da due anni un Joint Diploma in Ecologia Integrale, una pregevole iniziativa che riscuote successo.

A livello di scuole sono nate molteplici iniziative, soprattutto dalle Congregazioni religiose che hanno colto nella Laudato si’ un filone educativo molto concreto e coinvolgente per una pedagogia attiva; basti pensare ai progetti dei Salesiani, dei Gesuiti, dei Fratelli delle scuole cristiane e di tante altre istituzioni educative. Anche a livello interreligioso sta avendo una grande diffusione la metodologia Design for Change, nata in India e ora diffusa in centinaia di migliaia di scuole in tutto il mondo. Qualsiasi progetto o storia di cambiamento si compone di quattro fasi metodologiche che consentono di cambiare la propria realtà personale, sociale o ambientale, e cioè: sentire la necessità o i problemi, immaginare nuove soluzioni, agire o costruire il cambiamento, condividere la storia di cambiamento per contagiare e ispirare gli altri. Anche le scuole cattoliche hanno adottato questa metodologia basandola sui principi antropologici evangelici e l’hanno chiamata Yo puedoI can.

A livello di percorsi informali o di formazione continua si potrebbero citare tante esperienze molto interessanti: dalle iniziative di Scholas Occurrentes con i giovani, ai progetti delle Summer schools di Sant’Egidio, dagli incontri promossi da New Humanity con gli indigeni Guaranà alle proposte di Earth Day o dell’AVSI con gli Scout di varie religioni in Somalia o in Kenya.

Il lavoro di preparazione all’evento del Patto educativo ha scelto l’“ecologia integrale” come uno dei punti fondamentali su cui raccogliere le buone pratiche nel mondo.

Intervento del Rev.do Mons. Bruno Marie Duffé

Per introdurre brevemente il Documento che ci vede riuniti oggi, attirerò l’attenzione sul titolo, che evoca il cammino che siamo chiamati a percorrere insieme per prenderci cura della terra e della sua popolazione. Mi limiterò a tre riflessioni personali.

1. La prima riflessione colloca questa pubblicazione in un contesto particolare: quello di una crisi sanitaria e sociale che amplifica la crisi ecologica e morale messa in luce dall’Enciclica Laudato si’. In effetti, viviamo l’esperienza della fragilità, nel nostro corpo, come nei nostri legami, nelle nostre prassi assistenziali, nel nostro modo di pensare e di vivere lo sviluppo economico e sociale. Questa esperienza di vulnerabilità produce inevitabilmente paura e inquietudine nei confronti del futuro. L’appello dell’Enciclica Laudato si’ ad “ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri” non mira a dilatare la paura, ma a proporre un cammino di conversione. Lo sappiamo, questo cammino esiste unicamente grazie a coloro che lo percorrono. Oggi, Laudato si’ può produrre i frutti della conversione unicamente se dei testimoni proseguiranno il cammino che è stato tracciato da questa Lettera. “Testimoni” vuol dire “coloro che trasmettono”, “coloro che propongono”, “coloro che decidono e si decidono ad agire”. Chi sono questi testimoni? Sono gli attori della vita economica e politica; sono le comunità locali, con la loro memoria e le loro speranze, sono le chiese; sono i giovani ma anche gli anziani, in quando, come dice papa Francesco nell’Esortazione Christus vivit, affinché i giovani possano sognare il mondo di domani, occorre che gli anziani continuino a sognare anche il mondo di oggi. Abbiamo bisogno di illuminare i cammini pratici di attuazione di Laudato si’. È a questa pedagogia che il Documento “In cammino per la cura della casa comune. A cinque anni dalla Laudato si’ ” intende contribuire.

2. L’esperienza che viviamo quotidianamente in seno al Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale ci mostra che il programma e la costruzione dell’Enciclica Laudato si’. propongono, di per sé, un’andatura. Si tratta, prima di tutto, di posare lo sguardo sul mondo in cui viviamo – e nel quale alcuni “sopravvivono”. Guardare, ascoltare e lasciarsi toccare da ciò che viviamo e da coloro con cui viviamo.

Guardare e lasciarsi toccare da una terra che soffre in silenzio e la cui sofferenza è direttamente legata all’attività umana, così come alla sregolatezza climatica, che questa attività ha provocato.

Incontrare una comunità umana ferita dalle crescenti disuguaglianze e da una conflittualità sempre più forte.

Contemplare la bellezza e la promessa di ciò che ci è stato affidato nella Creazione del Padre e nell’amore del Cristo.

Agire e decidere a favore di un altro sviluppo che non si definisca più come un “sempre di più” e una “fuga in avanti”, che consuma tutte le forme di vita.

Educare mediante il dialogo e le prassi quotidiane della sobrietà. La presentazione di qualche “buona prassi” implica risvegliare altre iniziative educative e comunitarie. Qui penso all’iniziativa dei giovani in Argentina (“Cuidadores de la casa común”) o in Africa (con la CYNESA).

Infine, celebrare, ovvero fare memoria della promessa iscritta in ciascuno di noi, con i suoi talenti ed esperienze. E offrire ciò che abbiamo condiviso: le nostre pene e la gioia semplice, ma forte, della solidarietà.

Per compiere questo cammino, siamo chiamati a rivisitare i luoghi della nostra attività umana: il rapporto con gli elementi (l’acqua, la terra e gli oceani), la biodiversità, il lavoro, l’economia, la finanza, la vita delle comunità locali e il pianeta, il locale e il globale. Si tratta di osare uno sviluppo integrale che si ispiri all’ecologia integrale: questa nuova armonia con la terra, con gli altri e con se stessi. Questo cammino è, in effetti, un cammino per la vita e il futuro della vita, che impegna ogni persona e ogni comunità “fino a comprendere l’umanità intera” (Paolo VI, Popolorum Progressio, 1967). Come vivere quello che annunciamo, quando parliamo di dignità, di responsabilità condivisa, di bene comune e di priorità per i poveri (questi principi compongono la “Dottrina sociale della Chiesa”).

3. Nell’introduzione del Documento “In cammino per la cura della casa comune”, siamo invitati a tenere a mente la preghiera pronunciata da Papa Francesco, il 27 marzo 2020, per implorare la fine della pandemia: “Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita”.

Evidentemente, questa guida non dispensa dal leggere l’Enciclica Laudato si’, che rimane la fonte di ispirazione e di iniziativa.

Laudato si’ è un cammino per gli attori del futuro. È importante sostenere i compagni di viaggio: questo è il senso di questo documento, che si vuole catechesi manifesta della conversione all’ecologia integrale.