Nel 2025 si dovrebbe votare per il rinnovo della Regione in Veneto. Si dovrebbe, perché scartata l’idea di rendere possibile un quarto mandato a Zaia si parla comunque di una proroga per consentirgli di inaugurare le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina. Così è il senso delle istituzioni.
Diventa il Veneto una Regione contendibile per l’opposizione? Certo i litigi per la successione sono molto accesi nella destra. Tanto per una rinfrescata sul quadro politico possiamo ricordare che nel 2020 Zaia fu eletto con il 76,8%, la sua lista prese il 44,6, la Lega si fermò al 16,9% e Fratelli d’Italia il 9,5%. Tuttavia alle ultime europee i rapporti di forza si sono rivoluzionati: Fratelli d’Italia al 37,6%, Lega al 13,1, Forza Italia all’8,2. Si comprende la discussione per la successione.
Può approfittarne il campo largo o come si chiamerà lo schieramento progressista? Si parte da un dato molto debole, il candidato alla presidenza Arturo Lorenzoni prese nel 2020 solo il 15,7%; però era un candidato improvvisato, scelto qualche settimana prima del voto, nell’illusione che un civico potesse allargare il consenso.
Questa volta occorre dire che il campo progressista si sta muovendo per tempo, cercando di costruire una piattaforma programmatica ed un processo che porti alla scelta del candidato in tempo utile per consentirgli di condurre una vigorosa campagna elettorale. Il segretario del Pd Andrea Martella è uomo di esperienza e capacità.
Si tratta tuttavia di una scalata (siamo in terra dolomitica) assai impegnativa. Prima della politica c’è una debolezza che riguarda il radicamento sociale e questo è un fattore che non si improvvisa. Pur tenendo conto della crisi generale della rappresentanza che riguarda non solo i partiti, ma anche il mondo dell’associazionismo economico e sociale resta il fatto che il radicamento sociale è molto debole: le associazioni produttive guardano comunque a destra, non è che siano contro il Pd e alleati, li considerano sostanzialmente ininfluenti se non inutili. Per il sindacato ci si limita ad un rapporto con la Cgil come ai tempi del fu Pci, mentre superficiale è il rapporto con la Cisl, che pure nel Veneto ha una fortissima capacità rappresentativa. Il mondo del terzo settore per sensibilità è certamente vicino al centrosinistra, e tuttavia dipende molto dalle scelte della Regione per i finanziamenti ed è naturale che si siano consolidati rapporti di reciproca vicinanza. Il mondo cattolico appare molto silente e del resto alcune posizioni del Pd nazionale in materia di diritti civili hanno alienato la simpatia di parroci e laici fin qui vicini al mondo progressista: non che contestino il senso di alcune battaglie, accusano il Pd di un eccesso ideologico e di essere molto distratto su altri diritti sociali.
Queste sono le difficoltà e tuttavia in regime di elettorato mobile le battaglie politiche vanno fatte fino in fondo, con argomenti convincenti però, con credibilità dei candidati che ad esempio al momento delle elezioni comunali hanno consentito la vittoria di candidati sindaci progressisti pur in un contesto elettorale ostile.
C’è un elemento su cui lavorare: il motore economico del Veneto sta rallentando in modo sensibile. I fattori sono naturalmente molteplici e per una regione fortemente esportatrice conta il quadro internazionale. Il problema è che si allarga la forbice con l’Emilia Romagna, che ha costruito un sistema territoriale più efficiente, alleanze più forti con il mondo dell’impresa e del lavoro, strumenti innovativi per il sostegno dell’economia. I più sensibili interlocutori ne sono coscienti, e questa è la sostanziale debolezza della lunga stagione di Zaia: grande comunicatore, ma realizzatore più che modesto dal punto di vista della creazione di un sistema territoriale competitivo per i tempi nuovi.
L’alternativa deve lavorare su questo, sulla presentazione convincente di un possibile modello per il nuovo Veneto. Naturalmente richiede studio, arruolamento di intelligenze, e soprattutto la capacità di andare oltre i più facili luoghi comuni. Perché il comunismo è stato sconfitto dalla storia ma il luogocomunismo è sempre vivo e lotta insieme a noi… Ma sui luoghi comuni la destra è molto più attrezzata o comunque usa luoghi comuni con un maggior appeal per l’elettorato veneto…