Viaggio nella notte della scuola: acronimi modulistica e progetti a ripetizione.

Si registra un incremento smisurato degli adempimenti burocratici. Inoltre, una deriva culturale minimalista sta dilagando e riguarda sia i docenti che i loro alunni, cambiano i parametri del merito e dell’eccellenza.

Per una maggiore trasparenza, efficienza ed efficacia nel monitorare i progetti previsti dal PEI/PTOF si chiede a ogni docente/team/CdC /GLO di compilare il FORM al seguente link.

Ecco lincipit di una circolare inviata dal dirigente scolastico ai docenti, che fa riferimento ad un adempimento atteso in corso danno. Un tempo i direttori didattici e i presidi organizzavano incontri con gli insegnanti allo scopo di focalizzare il piano di lavoro, le metodologie, gli obiettivi educativi ed erano essi stessi in grado di offrire indicazioni, di consigliare, ascoltare le problematiche emergenti nella gestione della classe e dei singoli alunni, che stavano al centro degli impegni di tutti. In genere queste riunioni erano utili, i docenti potevano esprimersi in un clima solitamente colloquiale, commisurando i programmi nazionali di studio con la progettazione dagli stessi utilmente declinata nel proprio ambito professionale. I capi distituto – provenendo dai ruoli magistrali – custodivano unesperienza didattica che prevaleva sulle incombenze burocratiche ed erano una guida per i propri docenti.

Con lintroduzione delle procedure collegiali, della sperimentazione didattica e dellaggiornamento attraverso i decreti delegati del 1974 la scuola si era aperta al territorio e alle logiche della programmazione, mentre con la legge 517/1977 scritta da tecnici competenti e con una forte carica innovativa temi nobili come il diritto allo studio, lintegrazione degli alunni disabili, la libertà di insegnamento conferivano unaura di grande fervore pedagogico al sistema formativo. Non si indulge a nostalgie del passato ma commisurando quel contesto educativo al presente si nota un incremento smisurato degli adempimenti burocratici e un cambiamento nei temi prevalenti e negli stessi stilemi linguistici e comunicativi, interni ed esterni.

Un passaggio lento ma inesorabile verso una impostazione gerarchizzata e sincopata, con organigrammi in stile aziendale di cui dobbiamo esser grati ad una malintesa gestione dellautonomia scolastica e ad una verticalizzazione delle relazioni professionali introdotte dalla riforma della cosiddettabuona scuola, quella dei dirigenti sceriffi(e poi capitani della nave) e dei progettifici, della proliferazione di acronimi, neologismi e anglicismi, dove le formule prevalgono spesso sui contenuti.

I miti dellefficienzaefficacia e lossessione della privacy e della trasparenza finiscono per condizionare le relazioni interne e verso le famiglie: bisogna progettare, compilare moduli, rispondere a test, partecipare a riunioni con ordini del giorno smisurati e pletorici dove non si dialoga più, basta rispondere il giorno dopo approvo, non approvo, mi astengo. Quanto di tutto ciò che si fa incida sulla qualità sostanziale della didattica non è dato sapere poiché il controllo tecnico è stato sostituito da unaccomodante ed autoreferenziale autovalutazione, i registri cartacei da quelli cripticamente digitali: e così il cerchio si chiude con un incremento di impegni prevalentemente fuori dallaula a cui non corrisponde un tangibile miglioramento della effettiva qualità del servizio scolastico, solitamente stigmatizzato nel grado successivo degli studi: Cosa possiamo fare se ereditiamo studenti somari?.

In realtà questa scuola delle sigle e delle formule non piace molto a chi ci lavora (dai dirigenti oberati di responsabilità ai docenti vessati dalla burocrazia) anche se ha i suoi estimatori, specialmente attinti tra i fanatici delle nuove tecnologie, dove gli acronimi, i codici alfanumerici, le password e le username prendono il posto di un testo scritto lineare, intellegibile, interlocutorio. La corsa alla digitalizzazione e allabuso dei linguaggi informatici impoverisce il lessico della scuola in tutti i suoi contesti comunicativi interni ed esterni e vanifica la ricchezza della dimensione colloquiale e relazionale. Alla stregua di quanto accadrebbe nei concorsi pubblici per laccesso ai ruoli professionali della scuola, se malauguratamente e definitivamente i quiz sostituissero la trama di un tema sintatticamente corretto e semanticamente descrittivo, in grado di far interagire tra loro significati e significanti, di dare un senso compiuto alla sua stesura, di esplicitare una narrazione.

Questa deriva culturale minimalista sta dilagando e riguarda sia i docenti che i loro alunni, cambiano i parametri del merito e delleccellenza, il livellamento verso il comune denominatore della mediocrità non sostituisce certo il perseguimento del diritto allo studio e delluguaglianza delle opportunità di partenza e di arrivo.  Ma nemmeno integra la pratica della libertà di insegnamento poiché la consuetudine didattica si accomoda sullomologazione anziché stimolare la creatività. Girano molti sedicenti esperti in questa nuova scuola ma in genere si tratta di persone che si sono stancate di insegnare e dirottano verso più miti compiti: fare counseling, tutoring, mastery learning. Sono quelli che sostengono da anni (applicando la regola a se stessi) che leggere (cioè comprendere), scrivere (cioè esprimersi) e far di conto (cioè misurare e commisurarsi) non servono più perché bisogna aprirsi al nuovo e alla molteplicità dei saperi e dei linguaggi. Tutto diventa implicito, superfluo e scontato: infatti vediamo i risultati.                                                                                

Francesco Provinciali, già dirigente ispettivo del MIUR e delMinistero della Pubblica Istruzione.