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mercoledì, 3 Dicembre, 2025
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Violenza, archiviare il passato? No. Capirlo per difendere il presente

Né con lo Stato né con le Br. Ieri. E oggi? La memoria del terrorismo e i cattivi maestri: dagli anni di piombo alle nuove derive del dissenso contemporaneo.

Il ritorno di un odore stantio del passato

È vero, la storia non si ripete mai. O meglio, quasi mai. Eppure proprio in questi giorni abbiamo risentito un profumo maleodorante di passato che stenta ad essere del tutto archiviato. Anche se non può e non deve essere affatto dimenticato. Mi riferisco, nello specifico, allo storico slogan che campeggiava all’inizio della drammatica stagione del terrorismo rosso nel nostro Paese. E cioè, moltissimi “cattivi maestri” dell’epoca lanciavano uno slogan, accompagnato da massicce adesioni di esponenti di primo piano della sinistra di quella stagione, riconducibile all’ormai storico “né con lo Stato né con le Br.”.

Cioè si trattava di una sensibilità culturale e politica che individuava sostanzialmente nei deliranti messaggi dei brigatisti rossi una domanda che non poteva essere banalmente archiviata. Un concetto delirante ed agghiacciante che faceva seguito ad un altro concetto molto popolare in quegli anni tristi e bui. Perché alla fine, e sempre sull’onda di quel comune sentire, si trattava solo “di compagni che sbagliano”.

La svolta del Pci: la condanna della lotta armata

Dopodiché, e anche e soprattutto alla luce della svolta dichiaratamente terroristica e criminale dei “compagni che sbagliano”, il gruppo dirigente del Pci assunse una posizione netta, inequivoca, chiara e coraggiosa contro tutti coloro che avevano intrapreso la strada della lotta armata.

Ma questo è il passato, sufficientemente noto e conosciuto.

Lassalto a La Stampa e i nuovi cattivi maestri

Veniamo all’oggi, soprattutto dopo l’agguato di impronta squadristica alla redazione del quotidiano La Stampa di Torino. È noto chi siano i protagonisti di questo gesto. Lo hanno confermato gli inquirenti. Ma quel che impressiona, e ancora di più del gesto squadrista, sono le reazioni dei “cattivi maestri” di oggi. Che, guarda caso, sono straordinariamente simili a quelli di ieri.

Certo, è cambiato radicalmente il contesto politico, culturale, ideologico e sociale del nostro Paese. Come, del resto, non c’è — almeno sino ad oggi — alcun pericolo di marca terroristica per come l’abbiamo tristemente conosciuta e sperimentata negli anni ’70 e ’80 nel nostro Paese. Ma, al contempo, non possiamo ingenuamente sottovalutare i germi di violenza — e sempre più estrema — che ormai si respirano a piene mani nel tessuto del Paese. E non solo nella conclusione di quasi tutti i cortei di protesta che si moltiplicano nel nostro Paese e che registrano la convinta e forte aggregazione di quasi tutte le frange più violente presenti oggi nel nostro Paese.

Il pericoloso però”: dissociarsi a metà è un ritorno al passato

Ora, e di fronte a un quadro sempre più preoccupante ed inquietante, assistiamo a comportamenti — e soprattutto a dichiarazioni, come quella espressa da Francesca Albanese dopo l’atto squadristico torinese e condivisa, come ovvio, da moltissimi esponenti della sinistra politica, culturale ed ideologica italiana — che sottolineano ed evidenziano distinzioni che riportano indietro le lancette della nostra storia democratica.

In sintesi: “siamo contro la violenza, però”; “ci dissociamo da gesti violenti, ma”.

La lezione di ieri, lurgenza di oggi

Morale della favola. Ieri, come oggi, di fronte alla violenza politica occorre essere chiari. Auspicabilmente prima che la situazione degeneri in una deriva che, purtroppo, è nota anche nei suoi particolari. “Né con lo Stato né con le Br” e, comunque sia, sono soltanto “compagni che sbagliano”, sono slogan non più riproponibili, seppure sotto sembianze diverse. Sempre ché vogliamo ancora conservare, rafforzare e consolidare i principi e i valori democratici, liberali e costituzionali.