La riflessione sul dopo Covid 19 e sulla “ripartenza” si avvia anche nel Lazio , per rimettere in moto l’economia e l’attività produttiva fortemente colpite dalla pandemia non è possibile prescindere dalla capacità di sviluppo propria degli investimenti pubblici, in particolare quelli dedicati alle grandi infrastrutture.
La Regione, nei giorni scorsi, ha annunciato la sua intenzione di procedere in questa direzione rendendo pubblico un piano di interventi in quel comparto, e ha dato seguito concreto alle parole siglando un Protocollo d’Intesa con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e con le Ferrovie dello Stato Italiane, mentre, nelle settimane precedenti, era stato raggiunto, in questo senso, anche un accordo tra Roma Capitale e Regione Lazio mirato al completamento e al recupero di alcune infrastrutture nella città.
Il Protocollo d’Intesa tra Regione Lazio e Ferrovie dello Stato Italiane, finalizzato ad un piano regionale di sviluppo della economia e del turismo da attuare attraverso una forte e visibile implementazione delle linee e delle strutture ferroviarie, prevede infatti corposi interventi sul territorio della regione e su quello di Roma con particolare e specifica attenzione alla parte più meridionale della regione stessa ed al quadrante nord-est della città metropolitana.
Un piano di interventi da condividere e sostenere ma anche migliorare per la complessità del territorio regionale comprovata dalla assoluta o quasi assenza di progetti, vecchi e nuovi, riguardanti Viterbo e Rieti, le due provincie a Nord del Lazio.
Per la verità, la Regione e le Ferrovie dello Stato, società interamente a capitale pubblica, hanno in cantiere, o in progetto, alcuni interventi sulle infrastrutture di trasporto presenti nelle due Provincie la cui portata va migliorata per risolvere l’atavica criticità della mobilità da e per Roma, per non parlare del resto dell’area regionale Nord.
La scelta di collocare l’Alta Velocità a Frosinone è una grande opportunità per la Ciociaria e per la Regione Lazio. Un’ operazione di sinergia politica che va dal territorio ai livelli più alti che deve essere riconosciuta a chi l’ha posta in essere e deve essere emulata anche e soprattutto in province come Rieti e Viterbo che restano esempio del Meridione Ferroviario del Lazio. Le condizioni del loro apparato infrastrutturale dei trasporti e della mobilità sono paragonabili soltanto a quelle delle nostre regioni più a Sud e delle Isole, anche se i parametri produttivi, economici e sociali delle due province del Lazio raccontano di realtà ben diverse, a tutto favore, ovviamente, di Viterbo e di Rieti.
Ed il paradosso è nel fatto che a Viterbo di stazioni ferroviarie ce ne sono tre, due (Porta Romana e Porta Fiorentina) delle Ferrovie dello Stato Italiane ed una (Viale Trieste) del Cotral, l’Azienda di Trasporti regionale del Lazio.
La linea ferroviaria delle Ferrovie dello Stato (Roma.Cesano-Bracciano-Viterbo) si sviluppa su di un tracciato che corre, sostanzialmente lungo la Via Cassia, mentre la linea Cotral (Roma-Civita Castellana-Viterbo) compie il suo percorso più o meno sulla direttrice della Via Flaminia. Oltre alla linea Orte – Capranica- Civitavecchia (chiusa).
Tre linee su ferro su tre tracciati e lungo tre direttrici, sulle quali si intercettano numerosi paesi delle provincie di Viterbo e Roma , che in teoria dovrebbero assicurare un servizio di trasporto pubblico e mobilità più che dignitoso per la miriade di passeggeri, pendolari e non, che si muovono dal territorio verso la Capitale e viceversa, non ignorando nemmeno il fatto che Viterbo è anche sede di un Ateneo frequentato i cui corsi di laurea registrano numeri di frequenze sempre crescenti da parte dei giovani studenti romani.
Ma tre infrastrutture trascurate nei decenni, in condizioni di servizio ormai sorpassate e mai oggetto di interventi di innovazione, miglioramento, potenziamento ed organizzazione del servizio istituzionale.
L’altra irrinunciabile opportunità per la Tuscia è avere la sosta dell’Alta velocità ad Orte che ha tutte le prerogative anche tecniche per poterla accogliere e che servirebbe anche l’Umbria, su cui la politica tutta deve impegnarsi per concretizzarla e per poter passare dopo decenni dalle parole ai fatti.
Il Protocollo d’intesa sottoscritto dalla Regione Lazio e dalle Ferrovie delle Stato Italiane prevede, un intervento per il raddoppio della linea ferroviaria nel tratto Cesano-Bracciano al termine degli analoghi lavori fino a Cesano, e questo pur apprezzabile miglioramento, comunque datato 2023, non apporterà cambiamenti significativi nella efficienza del servizio e nella durata del viaggio.
La Regione, da parte sua, ha programmato il raddoppio dei binari sulla ferrovia regionale concessa ma soltanto per il tratto che insiste sul territorio della Provincia di Roma.
Per questo è ora che le forze sociali, sindacali, politiche e Istituzioni si impegnino perché il Cotral e le Ferrovie dello Stato non si fermino nei loro investimenti e ammodernamenti al confine della provincia di Viterbo. Non possiamo aspettare che prima o poi si scriva “Cristo si è fermato a Viterbo” per le infrastrutture ferroviare e stradali.
Concludendo come proposte immediate per questa emergenza Covid19 propongo:
- L’emergenza sanitaria ha bloccato gli spostamenti, sarebbe utile trovare delle modalità di riconoscimento a tutti quei pendolari e studenti che hanno pagato un abbonamento annuale senza fruirne, per tutte le società che si occupano di trasporto pubblico.
- Iniziare da subito a pensare un trasporto scolastico per settembre che tenga conto del distanziamento sociale che, nel caso della Tuscia si somma alle carenze di corse per gli le scuole superiori di secondo livello che si trovano in comuni diversi da Viterbo, al centro di numerose denunce da parte di Dirigenti scolastici e famiglie perché si è arrivati a ledere il diritto allo studio di tanti ragazzi.