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martedì, 5 Agosto, 2025
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Washington resta in Europa: parola dei repubblicani non trumpiani

Un documento del McCain Institute delinea la strategia americana nel post guerra in Ucraina: leadership, difesa avanzata, alleanza con le democrazie per contenere Russia, Cina e Iran.

Il legame atlantico non si spezza

A sei mesi dal ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, circola in Europa la convinzione che l’America stia preparando il disimpegno strategico dal vecchio continente. Ma un recente documento pubblicato dal McCain Institute, autorevole centro studi conservatore con sede a Washington, smentisce questa lettura. Lungo e articolato, il testo afferma con chiarezza che gli Stati Uniti non devono e non possono abbandonare l’Europa, e rilancia il ruolo guida della Nato come garanzia di sicurezza collettiva.

Il McCain Institute, ispirato alla visione internazionale e assertiva del senatore John McCain, scomparso sette anni fa, si colloca oggi in posizione autonoma rispetto al trumpismo, ma i suoi contenuti dialogano con settori influenti dell’attuale amministrazione repubblicana. Per questo il documento assume rilievo: esprime una visione strategica che, pur non identica a quella ufficiale della Casa Bianca, ne influenza indirettamente il profilo internazionale.

Una minaccia strutturale e globale

Secondo il documento, la Russia di Vladimir Putin resterà un nemico strutturale dell’America anche dopo l’eventuale conclusione della guerra in Ucraina. Il Cremlino punta a minare l’ordine internazionale fondato sulle alleanze democratiche e a consolidare un asse autoritario con Cina, Iran e Corea del Nord. In questo scenario, una “pace sbagliata” – che premi l’aggressore o favorisca un disimpegno americano – non farebbe che rafforzare l’espansionismo russo.

Solo una strategia fondata sulla deterrenza militare e sulla coesione transatlantica, secondo gli autori, può garantire una pace duratura.

Nato più forte, America più presente

La proposta chiave è il rafforzamento della Nato: tutti i Paesi membri dovrebbero portare la spesa per la sicurezza al 5% del PIL, con almeno il 3,5% destinato alla difesa vera e propria. Al tempo stesso, si sottolinea la necessità di una presenza americana avanzata nei Paesi dell’Est Europa, con assetti convenzionali e nucleari in funzione deterrente.

Non si tratta solo di proteggere l’Ucraina, ma di difendere l’intero spazio euro-atlantico da una possibile ripresa delle ambizioni imperiali di Mosca.

Tecnologia, energia, sanzioni: le leve strategiche

Gli autori insistono sull’uso coordinato di strumenti economici e tecnologici per impedire alla Russia di riorganizzarsi militarmente. Le sanzioni devono restare in vigore anche dopo la pace, e gli asset congelati – oltre 300 miliardi di dollari – dovrebbero essere impiegati per finanziare la ricostruzione ucraina.

Il documento richiama poi la necessità di rafforzare l’indipendenza energetica europea, rilanciando l’obiettivo della “dominanza energetica americana” per neutralizzare l’arma del gas russo e contenere l’influenza cinese  nell’Indo-Pacifico.

Democrazie di confine e guerra informativa

Altro fronte cruciale è quello delle democrazie minacciate dall’influenza russa: Moldova, Georgia, Armenia, ma anche i Balcani occidentali. Secondo il McCain Institute, è essenziale sostenere queste realtà con aiuti economici, militari e mediatici, contrastando la penetrazione russa sul piano della propaganda e della corruzione.

Il documento invita anche a passare all’offensiva nel cyberspazio e nella sfera informativa: pubblicare le prove della corruzione del regime putiniano e sostenere media indipendenti nei Paesi sotto pressione.

Un’agenda strutturata per la sicurezza americana

Infine, il rapporto propone misure concrete al Congresso: l’istituzione di una Select Committee on Russia, la reintroduzione di un report annuale sul potenziale militare russo e l’adozione di una nuova strategia di difesa missilistica per proteggere il territorio americano.

L’obiettivo è costruire una strategia coerente, di lungo termine, condivisa dal Congresso e dall’opinione pubblica, che consideri la Russia non un incidente geopolitico, ma un nemico di sistema.

Il paradosso del trumpismo

Per i lettori europei, questo documento offre uno spunto prezioso. Da un lato, afferma chiaramente che l’America – esattamente il vecchio establishment repubblicano – non si sta sganciando dall’Europa, ma anzi mira a rafforzare i vincoli di difesa comune. Dall’altro, segnala una tensione crescente tra le due sponde dell’Atlantico, legata alla politica commerciale – e non solo commerciale – aggressiva del presidente Trump, che in sei mesi ha già prodotto un forte irrigidimento nei rapporti con Bruxelles (e quindi con tutte le capitali europee).

Il risultato è un paradosso geopolitico: mentre si ragione sul consolidamento dell’asse militare, il clima politico e culturale tra Stati Uniti ed Europa si raffredda, alimentando nell’opinione pubblica europea un sentimento di antipatia e diffidenza verso Washington. Il McCain Institute, senza dibbio distante dal trumpismo, rappresenta oggi una delle poche voci conservatrici capaci di tenere aperto un ponte con l’Europa, nel segno della stabilità strategica e della solidarietà democratica.

P.S. Per leggere il rapporto ufficiale del McCain Institute (Post‑War Pathway: Principles for U.S.‑Russia Relations After Ukraine, 30 luglio 2025), clicca qui.