Lucio D’Ubaldo ha fornito una lettura corretta e trasparente su queste colonne in merito al progetto politico riconducibile al prof. Stefano Zamagni di dar vita ad un “partito di centro, di ispirazione cristiana e autonomo” rispetto agli schieramenti attualmente in campo. Ma, soprattutto, e qui risiede la vera novità di questo singolare progetto politico, c’è la volontà – almeno così pare leggendo le parole del suo più autorevole esponente di questo futuro neo partito – di rimettere in gioco il cosiddetto “ruinismo”. Cioè, una modalità di azione e di presenza dei cattolici in politica che ha contraddistinto quasi per intero la seconda repubblica. Una modalità di azione e di presenza riconducibile al pensiero dell’allora Presidente della Cei, cardinal Camillo Ruini. 

Ora, e com’è ovvio, chiunque può tracciare un nuovo percorso per rinnovare la presenza pubblica dei cattolici italiani. Ci mancherebbe. Anche riscoprendo, nello specifico, le indicazioni che provenivano in quella stagione dai vertici della Cei. Però, è altrettanto chiaro che proprio quella modalità, anche se oggi viene aggiornata e rivista per la naturale evoluzione e per il profondo cambiamento del quadro politico e culturale, entrò rapidamente in collisione con l’esperienza, la funzione e il ruolo dei Popolari guidati all’epoca da Mino Martinazzoli e poi da Gerardo Bianco e infine da Franco Marini e Pier Luigi Castagnetti. Senza nulla togliere, com’è altrettanto scontato, al magistero e alle indicazioni del card. Ruini sul tema specifico della collocazione dei cattolici nel nuovo quadro politico dopo l’avvento del bipolarismo e sulla necessità, al contempo, di non scommettere su un partito autonomo rispetto agli schieramenti in campo in quel particolare momento storico. 

Ecco perchè, al di là della riuscita, o meno, di questo ennesimo tentativo di dar vita all’ennesimo partito di centro cattolico e moderato nel nostro paese – che, va pur detto, sono sempre generati da passione, servizio, disinteresse ed encomiabile altruismo – resta l’incognita su come un partito del genere possa attecchire nella sempre più frastagliata e composita area cattolica italiana riproponendo modelli e modalità di presenza che parevano francamente ormai alle nostre spalle. 

Ma, comunque sia e al di là di questa strana e singolare riproposizione, c’è un dato incoraggiante e fortemente positivo che sta emergendo proprio in queste settimane dalle parti del cattolicesimo democratico e popolare nel nostro paese. E cioè, la battaglia per il No al prossimo referendum sul taglio dei parlamentari sta facendo emergere, in modo persin plateale nonchè ricco e argomentato, la fecondità e l’attualità di questo pensiero e di questo filone ideale a difesa, per dirla con Bodrato, della forma ma anche dello spirito della Costituzione repubblicana. Una battaglia coraggiosa ed esemplare che, attraverso i valori, i principi e la concreta esperienza storica dei cattolici democratici e popolari può, ancora una volta, essere decisiva per il futuro delle nostre istituzioni democratiche e per la stessa qualità della nostra democrazia.