1974, i Mali di Roma e la risposta politica della Dc.

In apertura del Convegno promosso dal Vicariato, il Comitato romano e il Comitato regionale della Dc consegnavano il 13 febbraio un documento di accurata analisi dei problemi della Città. Il testo integrale.

Un’analisi storica e attuale della condizione della città di Roma

Noi confermiamo la nostra vocazione e la nostra fede di cristiani e siamo consapevoli che l’impegno politico per ogni cattolico costituisce uno sbocco dell’aspirazione alla partecipazione agli avvenimenti della comunità locale nella quale operiamo con l’ansia di cogliere nelle vicende degli uomini i segni di cambiamento e le esigenze diffuse di un rinnovamento civile, sociale ed economico.
Ma la riaffermazione della nostra vocazione di cristiani impegnati si precisa con delle scelte che ogni giorno dobbiamo fare come cittadini, di fronte ad una città ed una comunità i cui problemi – nei suoi primati negativi e nella globalità delle carenze – trovano origine in una realtà storica lenta a modificarsi, travagliata da sussulti sempre più incidenti, soffocata da aspirazioni umane crescenti e per le quali i gruppi organizzati ai vari livelli di impegno politico (di quartiere, di zona, di città) non hanno sempre saputo offrire adeguate strutture amministrative, di assistenza e di lavoro capaci di sollecitare la trasformazione auspicata della città in una vera comunità operante.
La nostra vocazione si qualifica, quindi, attraverso delle scelte e delle opzioni che, se traggono origine nella nostra fede di cattolici, trovano tuttavia occasione di misurarsi nell’impegno sociale e politico, dove sovente i comportamenti tendono più a differenziarsi che a coincidere, in uno scontro dialettico con altri comportamenti originati da differenti vocazioni, idee, logiche.
La città ed i suoi problemi divengono, quindi, luoghi di scontri e di tensioni, ed affrontarli vuoi dire confrontarsi e paragonarsi. Per questo motivo i problemi di giustizia diventano problemi stimolanti d’impegno sociale in una dimensione di drammaticità che non è sufficiente fotografare in un immaginario bilancio le cui poste sono le cose fatte e quelle mancate, ma che occorre approfondire con un’azione penetrante che tenga conto, oltre che delle deficienze e delle carenze, anche delle evoluzioni e delle trasformazioni avviate O promosse, delle tensioni sollecitate o suscitate, perché convinti come siamo anche noi che la società stessa è motore e guida del suo sviluppo, dalla società riteniamo che i cristiani politicamente impegnati devono ricevere indicazioni e sollecitazioni. Ma la società a cui guardiamo non è la terra da trasformare in cielo, non è la città del peccato da tramutare in regno di Dio, ma è la terra che vogliamo terra, è la città che vogliamo comunità da costruire ed edificare con l’uomo e per l’uomo.
Da allora la speranza di cristiani diventa un impegno per il politico, la fede diventa dinamicamente azione sociale.
Noi partecipiamo alla vita politica ed alle sue contraddizioni di ogni giorno; come gruppo politico organizzato tendiamo ad esercitare la responsabilità che ci viene in un’azione alla base della quale ci sforziamo di porre le nostre idee e le nostre aspirazioni di cristiani, con i limiti però che incontriamo come cittadini. In realtà cerchiamo e ci sforziamo, non sempre riuscendoci, di dare efficacia sociale alla nostra ansia di vivere la nostra fede.
Ma quali sono le nostre opzioni e le nostre scelte fatte nel mondo e nella società in cui viviamo ed operiamo?
A questo è necessario dare un senso di riscoperta se vogliamo evitare quel distacco dalla realtà sociale che ci circonda perché le condizioni della comunità in generale e della città di Roma in particolare impongono non un’azione ispirata a saldi principi che rendono feconda e costruttiva la presa di coscienza sociale comunitaria e civica ed efficaci le scelte storiche (politiche ed amministrative) che nella comunità romana si rendono necessarie per avviare a soluzione i problemi più urgenti.

Di seguito il link con il testo

La DC sui Mali di Roma