La politica è costruzione, non ricerca di consensi facili.

Si avvicinano le elezioi europee. Può essere arginato l’astensionismo? Il disamore indotto dai comportami consolidati non garantisce un’inversione dì tendenza. Il problema sta nella riduzione della politica a slogan.

Una grave emergenza è la lesione della democrazia con un astensionismo elettorale che sembra non preoccupare troppo le forze politiche. Anche in questo ambito si sa cosa poter fare ma non se ne vedono le avvisaglie. In occasione delle elezioni europee potremo votare col sistema proporzionale e con le preferenze. Temo che nonostante questo, il disamore indotto dai comportami consolidati per le l’elezioni nazionali, non ci offrirà una inversione dì tendenza. Tuttavia mi soffermo su questa emergenza che porta con sé l’emergenza sanitaria, l’emergenza educativa, l’emergenza rappresentativa.

L’attuale maggioranza parlamentare è percentualmente la minoranza degli aventi diritto al voto. La responsabilità è dei cittadini che rinunciano a un diritto fondamentale e dei partiti che non li motivano e non esortano a sufficienza.

Come vengono stimolati gli elettori?

Il linguaggio e il metodo social propongono una comunicazione sloganistica. Invece della spiegazione di un programma con la precisazione delle singole parti da attuare, con che mezzi, in quanto tempo, ecc. Gli elettori dovrebbero decifrare metafore e richiami a vicende non allineate con i loro problemi: aumento prezzi, aumento tasse (basta pensare alla benzina e all’IVA su generi di prima necessità igienica,ecc.).

E chi si ricorda di Vanna Marchi tra spettatori che da anni guardano meno la TV? Anche la precedente campagna elettorale aveva troppo sintetizzato in slogan i messaggi essenziali. Soprattutto l’opposizione deve farsi capire con la precisione delle proposte alternative e che mostrino chiarezza di visione e coerenza. L’elettorato si confonde. È accaduto, per esempio, che il Pd sia scivolato su due leggi costituzionali: nel 2001 ha modificato le competenze delle Regioni di fatto avendo preparato la base per la autonomia differenziata; ancora più grave, se possibile, la svolta a U per la legge costituzionale di riduzione del numero dei parlamentari e non bastasse ora seguirebbe ancora il M5S nel mutamento di impostazione, addirittura in politica estera, con riguardo all’invio di armi in aiuto alla Ucraina. 

Nell’attuale sistema bipolare, un po’ sghembo, si impongono alleanze ma se queste snaturano il profilo della

propria parte di appartenenza, sarà difficile farsi capire dai propri elettori. È interesse delle opposizioni contrastare e far emergere le incongruenze e le mancate promesse della maggioranza regnante, ma anche contribuire alle eventuali scelte del governo utili al Paese, collaborando in Parlamento per riempire le ‘scatole vuote’, intestandosi il successo del proprio intervento (servizi pubblici come RAI, Sanità, fisco, natalità, ILVA, ITA, ecc).

La politica è costruzione non demolizione per contingenti interessi; se la democrazia è alternanza, non giova a chi succederà alla provvisoria maggioranza, trovare un Paese in difficoltà. Né si addice alle opposizioni imitare i flashmob che infastidiscono i cittadini laboriosi. Che dire invece della poca affezione a vigilare perché gli eletti interpretino la loro alta funzione “con disciplina e onore”? La spartizione dei posti con l’aumento delle poltrone grida vendetta: si sprecano soldi pubblici in cellulari, segreterie, auto di servizio aggiuntivi, frutto di mediazioni vergognose.

Invece mancano i fondi per le leggi sulla disabilità e per gli anziani non autosufficienti. Digitalizzazione e decentramento di servizi riducono le collocazioni di amici e parenti? La politica è costruzione anche di educazione civile.

Una Nazione ‘aizzata contro’ poi non perderà le abitudini… Moro esortava a riflettere “sulle conseguenze delle conseguenze”. La politica è prevedere e prevenire il futuro. Sarà sempre più attraversata da problematiche etiche, ambito in cui le ideologie devono ritirarsi e lasciar spazio alle coscienze. La disciplina di partito in ambito della libertà più alta, quella della coscienza, in materie non negoziabili, uccide la politica, perché annulla le appartenenze.

Nonostante i social, le relazioni personali, l’incontro con i cittadini, l’ascolto degli enti intermedi crea cultura e appartenenza. Senza fidelizzare gli elettori, i sondaggi hanno poco senso, perché interpretano semmai la volubilità emotiva del momento.