3 maggio 1979 | Dura reazione Dc alla sanguinosa impresa brigatista in Piazza Nicosia

Cerimonia domattina in Piazza Nicosia per ricordare il sacrificio degli agenti coinvolti nell’assalto brigatista al Comitato romano della Dc. Di seguito l’editoriale de “Il Popolo” pubblicato il 4 maggio del 1979.

Redazione

 

Il tragico assalto al Comitato romano della DC non lascia alcun dubbio, per chi ancora ne avesse avuti, sull’obiettivo dei terroristi: si vuole stroncare la Democrazia Cristiana per distruggere la libertà dell’Italia, Non lo si può fare togliendole il consenso, non lo si può fare con la diffamazione e la calunnia, non lo si può fare con la denigrazione generalizzata; non resta che la via della violenza, delle armi, dell’uccisione. Ancora una volta gli agenti di polizia sono vittime del loro dovere.

 

Questi sanguinosi anni di storia difficile e tormentata hanno messo in evidenza il piano dell’eversione, che è quello di arrestare e soffocare la vita democratica del nostro Paese scegliendo come bersaglio la forza indispensabile per garantire la pacifica evoluzione dell’Italia, cioè la Democrazia Cristiana. Questa nostra indispensabilità non deriva nè da presunzione, né da arroganza, né da volontà di egemonia: essa risulta evidente dalla storia di questi trent’anni, al di là delle discussioni legittime e delle polemiche più aspre. Ci sovviene in questo momento un duro dibattito sulle origini della violenza e soprattutto sulle responsabilità dirette e indirette di chi durante quest’arco di vita italiana, ha concorso ad indirizzarla soprattutto contro la Democrazia Cristiana. Ora non è certo opportuno riaprire dibattiti di questo genere; ma ci si lascerà almeno dire quanto era gratuita, infondata e offensiva l’accusa alla DC di volere sottrarsi a taluni confronti invocando il silenzio-stampa,

 

Noi vogliamo una cosa sola, la vogliamo davanti al crudo ed efferato terrorismo, la vogliamo per difendere la libertà dei cittadini italiani: vogliamo che sia salvaguardata la convivenza civile del popolo italiano. Questa volonta e costata sangue alla DC, nelle carni dei suoi dirigenti, nelle aggressioni delle persone, nella devastazione delle proprie sedi, nell’assassinio del suo leader quasi esattamente un anno fa. Non ci serve l’ausilio della retorica per dire che questo sacrificio ci unisce ancor più profondamente a tutti gli italiani che si sentono e intendono rimanere liberi e alle forze dell’ordine che pagano un così alto tributo di sangue. Ci bastano parole semplici per dire che questo periodo si ricollega assai concretamente alla Resistenza e prima ancora ai martiri e agli uomini più colpiti del Partito Popolare. Alcuni degli scampati di piazza Nicosia hanno detto, in preda all’agitazione di quei terribili momenti, che «così non si può andare avanti»; cinque minuti dopo si recavano al Comitato romano per vedere com’era ridotto il loro ufficio, dicendosi l’un l’altro che «non bisogna cedere ». Ciò significa che una forza politica radicata nella coscienza del popolo italiano e nella storia del Paese non si distrugge neppure con la più barbara violenza. Questo è accaduto in un giorno nel quale è apparso un manifesto in memoria di Aldo Moro con una scritta assai significativa: «C’è chi dà la vita per la tua libertà. Aiutaci a difenderla, La Democrazia Cristiana».

 

 

[Titolo originale: Difendere la libertà]