DomaniLibri | E uscimmo a ragionar sul centro

“Il Centro. Dopo il populismo”, l’ultimo libro di Giorgio Merlo. Lo presentano il 10 maggio, alle 16.30, all’Istituto Sturzo, Elena Bonetti, autrice della prefazione; Rosy Bindi; Pier Ferdinando Casini; Beppe Fioroni. Modera Lucia Annunziata.

 

Redazione

 

Dunque, si riparte dal Centro. E non solo per una distrazione politica o, peggio ancora, politologica. No, questa volta il Centro può rappresentare una speranza e una prospettiva concreta non solo per mettere in discussione un ‘bipolarismo selvaggio’ che rischia di allontanare sempre di più i cittadini dalle urne radicalizzando in modo esponenziale lo stesso confronto politico. Perchè riscoprire, oggi, la “politica di centro” significa anche ridare un’anima alla politica italiana e riscoprire una qualità della democrazia che in questi ultimi anni si sono pericolosamente inariditi. E, accanto alla “politica di centro” si tratta di verificare, concretamente, se può decollare anche un vero e proprio soggetto politico di centro, oltre all’esperienza dell’ormai ex “terzo polo”. Un luogo di centro di cui si sente il bisogno e che può rappresentare la vera scomposizione e ricomposizione del quadro politico italiano.

 

È persin naturale aggiungere, come si sottolinea con forza nel libro, che un ruolo decisivo se non addirittura determinante per la costruzione del Centro viene dalla cultura e dalla tradizione del cattolicesimo popolare e sociale. Soprattutto dopo la svolta radicale, libertaria e massimalista della sinistra a trazione Schlein e la presenza di una destra ancora troppo identitaria. Un Centro, però, che non potrà non essere fortemente dinamico, riformista, democratico e di governo. Un Centro, infine, che dovrà essere al suo interno marcatamente “plurale” e popolare e che non venga confuso con una banale e semplice riedizione di un aggiornato e rivisto partito liberale o repubblicano o tardo azionista come pensa il capo di Azione Calenda

 

Per questi motivi la sfida del Centro, oggi, è una scommessa tutta politica, culturale e programmatica. Senza nessuna tentazione nostalgica o fuga trasformistica. Ma solo e. soltanto con la forza disarmata delle idee, della cultura politica e della progettualità della politica.