Eredi della cultura democratica di De Gasperi e del personalismo di Maritain?

Molte suggestioni, ma ancora troppe timidezze. L’incontro all’Istituto Sturzo su De Gasperi e Maritain pone un grave interrogativo sulle scelte idonee a garantire fatti nuovi nell’area cattolico democratica e popolare.

Ho seguito in streaming l’interessante convegno organizzato l’altro ieri, all’Istituto Sturzo, dall’Associazione ex parlamentari, dall’Associazione nazionale democratici cristiani (ANDC) e dall’Istituto Internazionale Jacques Maritain, sul tema “De Gasperi e Maritain. La forza dell’umanesimo democratico”. L’incontro è stato presieduto dall’On. Gargani e ha visto la partecipazione dell’Onn. Lucio D’Ubaldo, Ferdinando Casini e Giuseppe Fioroni. Ho molto apprezzato l’intervento del prof. Giulio Alfano, il quale ha sintetizzato in maniera efficace la “convergenza parallela” tra il pensiero personalista di Maritain, su cui si è formata larga parte della terza e quarta generazione democratico cristiana, e l’azione politica lungimirante di Alcide De Gasperi. Il punto di ricaduta straordinaria di tale convergenza lo troviamo sigillato nella Carta costituzionale, che è il frutto dell’incontro della cultura personalista dei padri fondatori Dc – gli allievi montiniani, tra i quali “i professorini” La Pira, Fanfani, Dossetti e Lazzati – con le culture dell’umanesimo liberale e socialista.

Di qui la prima direttrice che, a mio parere, dobbiamo seguire: concorrere alla costruzione dell’alleanza tra le culture politiche che hanno siglato il patto costituzionale, partendo con il lancio del comitato per il NO alla “deforma” della destra meloniana, che tenta di trasformare la nostra repubblica parlamentare in una democratura senza più equilibri e contrappesi. Una linea che è già ben mostrata dagli attuali comportamenti del governo. Siamo di fronte a un  parlamento ridotto alla mera ratifica dei provvedimenti decretizi della maggioranza e alla continua sperimentazione di atti e fatti, sempre più orientati verso modelli di stampo presidenzialistici autoritari. Caso limite quello di un esponente della destra nazionalista che dichiara di voler “spezzare le reni” ad alcune correnti della magistratura italiana. 

Timide sono state le risposte di Casini e Fioroni alla domanda se e con quali iniziative sia possibile attivare quel centro, di matrice degasperiana, che rappresenti un nuovo “blocco democratico” alternativo alla destra nazionalista e sovranista. È evidente che la condizione indispensabile affinché tale centro possa attivarsi è il ritorno alla legge elettorale proporzionale, per cui, nel dibattito apertosi sul progetto di riforma costituzionale, credo sarebbe opportuno trovare la convergenza sul sistema del cancellierato tedesco, con legge proporzionale e istituto della sfiducia costruttiva. Un modello che per essere garantito nel sistema dei pesi e contrappesi reclamerebbe anche una configurazione federale dello Stato molto diversa dalla confusa costruzione all’italiana intervenuta con le modifiche al Titolo V della Costituzione repubblicana.

Le prossime elezioni europee, con legge elettorale proporzionale e preferenze, rappresenterebbero in effetti la condizione privilegiata per sperimentare, almeno sul nostro fronte politico, quello cioè dell’area cattolica, la formazione di una lista unitaria tra i rappresentanti più qualificati dei cattolici democratici, cattolici liberali e cristiano sociali.

Se dalla Carta costituzionale – splendida la citazione di Alfano degli artt. 2 e 3 – la nostra quarta generazione Dc, con i giovani interessati/bili, può intanto continuare a trarre gli insegnamenti del personalismo e dell’umanesimo democratico, specialmente in una fase difficilissima e inquietante di transizione geopolitica a livello planetario, resta a maggior ragione fondamentale l’ispirazione della dottrina sociale della Chiesa. Se per la seconda generazione fu la Quadragesimo Anno di Pio XI a garantirla, e per la terza, e noi più giovani della quarta, le due encicliche giovannee Mater et magistra e Pacem in terris, e quella paolina Populorum progressio, ora sono le indicazioni pastorali della Centesimus Annus di San Giovanni Paolo II, la Caritas in veritate di Papa Benedetto XVI e le encicliche sociali di Papa Francesco Laudato Si’ e Fratelli tutti, nonché l’Esortazione apostolica Laudate Deum, a indicarci la strada per servire il bene comune, ovviamente senza mettere in discussione la nostra autonomia di laici. 

È una sfida calata nel tempo del dominio del turbo capitalismo finanziario e dell’affermazione, in varie parti del mondo, di sistemi autoritari e autocratici. Si tratta di superare sterili ambizioni personali e attivarci  tutti insieme con lo spirito sturziano dei Liberi e Forti.