Il personalismo può ispirare ancora la politica?

Ancora attuale la lezione di Jacques Maritain. Di seguito la parte finale dell’intervento del prof. Alfano al convegno su “De Gasperi e Maritain. La forza dell’umanesimo democratico” (Istituto Sturzo, 7 dicembre 2023).

[…] nell’uomo concorrono sia la dimensione dell’individuo, al quale lo stato può e deve chiedere una qualche forma di obbligatorietà, esercitata nelle forme previste dalla legge, sia quella dimensione ontologicamente costitutiva di persona, davanti alla quale lo stato deve fermarsi. Non è lo stato a dispensare diritti, ma essi sono preesistenti nella misura in cui sono vantati dall’uomo in quanto uomo, sicché lo stato non può far altro che arrestarsi di fronte al suo universo spirituale e riconoscere ciò che gli spetta. È una visione capovolta rispetto alle costituzioni ottriate tipiche del XIX secolo, dove l’errore consisteva nell’attribuire allo stato quello che un tempo si considerava prerogativa del sovrano, disposto benevolmente a concedere qualcosa al suddito; invece, è il cittadino persona che in quanto uomo vanta dei diritti imprescrittibili, che nessuno può negargli perchè costitutivamente suoi. Quindi tutte le attività umane, per lo sviluppo e l’armonizzazione delle quali si dà vita allo stato, sono indipendenti nella loro natura dallo stato stesso:  infatti esso le presuppone, non le crea, e perciò non può neanche ingerirsi in  modo  da alterare le esigenze e le leggi fondamentali della loro natura.

Uno stato così concepito, che imposta la propria azione nella logica del raggiungimento del bene comune, ha due finalità specifiche: garantire mediante l’ordinamento legislativo i diritti di tutti gli individui e delle società che essi realizzano, per raggiungere i loro fini umani nella collaborazione con e forze sociali; ma anche provvedere agli interessi comuni affinchè sussistano le condizioni del pieno sviluppo della vita di tutti, indirizzando le attività, gerarchizzandole ed armonizzandole, ovvero incentrandole sempre sulla persona. Inoltre, lo stato ha il compito di ridistribuire la ricchezza per raggiungere la giustizia sociale come espressione del bene comune – finalità primaria dello stato e fine stesso della democrazia – anche legittimando un intervento di autorità nella vita economica, per promuovere nonché limitare nell’interesse del bene comune le attività, distaccandosi dal modello liberale classico. Notoriamente, tutto ciò lo si trova sublimato nell’art.41 della Carta costituzionale. L’assorbimento nella coscienza dei cattolici, in particolare dei cattolici democratici passati per l’esperienza di Murri, nonché il traguardo raraggiunto dal popolarismo sturziano, rappresentano le tappe di un processo in cui i valori e i principi vivificati dalle idee di Maritain incrociano la politica. Essi, attraverso l’opera culturale e pastorale di mons. Montini, impressa anzitutto nell’esperienza di Camaldoli, costituiscono il fattore propulsivo di un rinnovamento della democrazia concepita non solo come isonomia, isotimia e isegoria, secondo il pensiero politico classico, bensì lo spessore ontologico dell’essere persona. 

Certamente l’Europa rappresenta lo scenario culturale originario in cui la nozione di persona affonda le proprie radici. Ora, il messaggio di Maritain consiste proprio nel saper considerare la persona come un universo plurale e nel contempo autentico, aperto a una conoscenza fatta di reciprocità, nella consapevolezza delle difficoltà che caratterizzano la comunicazione tra diverse culture, tra persone diverse nelle diverse concezioni della libertà, che è tale perché mai singolare. L’Europa della persona è l’Europa della trascendenza, una formazione storica ideale che esce dal chiuso della totalità, per abbracciare le infinite possibilità dell’essere. Il personalismo di Maritain ancora oggi interroga la politica e riaccende la fede nell’uomo “imago Dei”, superando l’esasperazione egocentrica dell’io che il capitalismo postindustriale e borghese ha condotto alle estreme conseguenze attraverso la dinamica del profitto e le tragedie di una gioventù fondamentalmente sola perché vuota di afflato ontico. La lezione di Maritain a cinquant’anni dalla sua morte ci aiuta a riconoscere la singolarità irripetibile della persona, anche nella massa spersonalizzata e spersonalizzante di ogni forma di potere indistinta e totalitaria.

 

Prof. Giulio Alfano

Presidente Istituto Emmanuel Mounier 

 

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