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venerdì, Marzo 14, 2025
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Come ricordare Giacomo Matteotti? Anche un condominio ne discute.

In un condominio di via Pisanelli, al quartiere Flaminio, si dibatte se accettare la proposta del Comune di Roma di sostituire una precedente targa che ricorda l’uomo politico assassinato dai fascisti.

Giuseppe Pisanelli fu deputato del regno d’Italia e Ministro di Grazia e Giustizia nel primo governo Minghetti, fu autore del progetto del codice di procedura civile ma anche della pena di morte, in ordine alla quale aveva una posizione abolizionista.

Nella sua produzione bibliografica c’è anche un lavoro dal titolo curioso –  Passatempi di una onesta brigata nel tempo del colera – forse non avendo del tutto chiaro come il suo intuito avesse anticipato quello che un giorno, sia pur di sponda, avrebbe potuto riguardargli.

Accade in questi giorni che nel quartiere Flaminio di Roma si sia aperta una disputa tra favorevoli e contrari. In un condominio di via Pisanelli si dibatte se accettare la proposta del Comune di Roma di sostituire una precedente targa intestata a Giacomo Matteotti, che visse in quell’abitato, con una nuova lastra più descrittiva della sorte di morte che ebbe Matteotti, raccontando più dettagliatamente di un agguato per mano fascista.

Ci sono fatti che stentano a trovare la giusta dimensione ed essere messi a fuoco in modo corretto. Sembra che il problema di diniego del condominio sia quello di una scritta dalle eccessive dimensioni e quindi troppo impattanti.

Si tratta di una vicenda già targata, ormai di qualche giorno fa di cui però non si conosce ancora l’esito conclusivo. Il prossimo 10 giugno ricorrono i 100 anni della morte di Matteotti e ancora non è chiaro se la targa in nuova versione troverà ospitalità. La vecchia lastra, peraltro abusiva, era stata messa da un condomino di buona volontà e mai sanzionata dal Comune. Siamo alle solite contraddittorie e bizantine storie italiane, dove ci si muove sempre sul filo del consentito e del tollerato.

Non si tratta di una questione estetica. Un condominio non è altro che un Parlamento di dimensioni ridotte. Sembra che, di fondo, ci sia il timore dei condomini di esporsi a possibili ritorsioni da parte di qualche sconsiderato che possa non apprezzare l’iniziativa. Un modo, insomma, di pararsi le terga da atti che possano compromettere la tranquillità dell’abitato.

In origine, per targa si indicava anche uno scudo, a forma di cuore, utile alla protezione della persona. Sulla targa pare che si tergiversi al pari di ogni decisione che suggerisce prudenza senza però squalificarsi. Qua non c’è nulla di romantico in ballo, il target da raggiungere è non avere rogne di ogni genere ma anche non perdere la faccia. Non ci sarebbe insomma da rivendicare un motivo di particolare lustro nel poter vantare Matteotti come un condomino del tempo che fu.

Parodiando, si potrebbe dire che “tra il lustro e il brusco”, nella incertezza delle luci del crepuscolo e dell’alba e di una posizione da assumere, è probabile che resterà semplicemente la vecchia iscrizione, sia pure priva di permessi ma comunque intoccabile, dove la ragione superiore si fa beffa del cavilloso rigore delle leggi e dei regolamenti.

Il lustro era il rito di aspersione e purificazione posto in atto ogni cinque anni dai censori al termine del loro incarico. A nessuno degli abitanti del palazzo di via Pisanelli è richiesto di mortificarsi e di espiare colpe e mancanze, né essere martiri o eroi. La damnatio memoriae suggerisce comunque di non essere trascurati. Lì dove c’è il sospetto di un pericolo si deve agire in ogni caso per la libertà. Ogni clima, eventualmente torbido, merita sempre una contromossa che non sia di timidezza.

Il quartiere Flaminio prende il nome dal politico e generale romano Gaio Flaminio Nepote che si distinse per aver sconfitto i Galli e per la sua sconfitta contro Annibale al Trasimeno.  Si dice che sia stato decapitato. Speriamo che la targa di Matteotti non conosca la stessa sorte o che una maldestra brigata dopo i tempi del covid non ne inibisca la mostra.