L’assemblea generale della CEI, tenutasi a Roma dal 20 al 23 Maggio, segna una tappa importante non solo per la vita della Chiesa italiana, ma anche per i cattolici impegnati nella vita politica del Paese. I vescovi hanno affrontato le grandi questioni che interessano le nostre comunità a partire dalla difficile situazione di una realtà nella quale un italiano su sette vive sotto la soglia di povertà e il ceto medio, secondo l’indagine di Cida & Censis, vive la paura di una progressiva regressione sociale. Quando si verifica questa condizione di crisi e di rottura tra i ceti medi produttivi e le classi popolari, aggravata da un sistema di ingiustizia fiscale basato sul prelievo Irpef prevalentemente dai lavoratori dipendenti e dai pensionati, non solo si entra in una grave condizione di anomia sociale, ma si rischia la crisi dello stesso sistema politico istituzionale.
La persistente fuga dal voto dei cittadini è uno dei segnali più evidenti di questa crisi, espressione palese della rottura sociale e della incapacità di rappresentanza politica dei partiti, ridotti a meri strumenti di propaganda e di selezione drogata della classe dirigente.
Tale condizione è stata ampiamente descritta dal card. Zuppi nel suo intervento. “Lo stato di salute del Paese – ha detto in particolare – desta particolare preoccupazione. È sempre più difficile uscire dall’abisso dell’indigenza. Si rafforzano le povertà croniche e quelle intermittenti, relative ai nuclei familiari che oscillano tra il ‘dentro’ e il ‘fuori’ dalla condizione di bisogno”. Se poi a tutto ciò si aggiungono l’autonomia differenziata e il premierato, prioritari nell’agenda del governo Meloni, è evidente come saranno proprio questi problemi che potranno creare le maggiori difficoltà al governo della destra meloniana.
E non basterà la propaganda di “Tele Meloni” e dei media aficionados a coprire le deficienze strutturali e i conflitti sociali e politico-istituzionali, assai ben analizzati nel dibattito dei vescovi italiani. Le conclusioni cui è pervenuta la CEI sono evidenziate nel documento finale in cui si affrontano i temi della nuova fase del cammino sinodale: dal periodo narrativo (2021-2023) a quello nel tempo sapienziale (2023-2024), con una ricchezza di riflessioni che sfoceranno nella fase profetica (2024-25) segnata da grande impegno per tutta la Chiesa italiana.
Per altro, nel documento si sottolinea quanto segue: “In sintonia con le parole espresse dal cardinale presidente nella sua Introduzione, i Vescovi si sono (…) soffermati sulla povertà e sulle questioni sociali ad essa connesse, evidenziando l’aumento delle disuguaglianze e dell’emarginazione. In questo senso, alcuni progetti legislativi – è stato ribadito – rischiano di accrescere il gap tra territori oltre che contraddire i principi costituzionali. È in gioco il bene comune che può e deve essere promosso sostenendo la partecipazione e la democrazia, valori al centro della 50ª Settimana Sociale dei Cattolici, in programma a Trieste dal 3 al 7 luglio”.
Dalla lettura integrale del documento finale della CEI discendono molte indicazioni per quanti, come molti di noi, sono impegnati nell’azione politica. Credo che dovremo utilizzare quanto già emerso dall’Assemblea e quanto emergerà dalla prossima Settimana sociale dei cattolici, favorendo tutte le iniziative che favoriscono la triste situazione di divisione e frammentazione politica della nostra area culturale e sociale. Buon punto di partenza è l’unità che si è trovata sul tema della pace come bene primario, da difendere e perseguire, da parte di tutte le più importanti organizzazioni sociali e culturali (Sant’Egidio-ACI-ACLI-CL). Così come importanti si rivelano gli sviluppi del tavolo di incontro tra gli amici di Iniziativa Popolare, Federazione dei dc e popolari, la nuova Dc, Insieme, Tempi Nuovi, impegnati nella difesa della Costituzione repubblicana e schierati conseguentemente per il NO al premierato (con possibile convergenza, in alternativa, sul cancellierato modello tedesco, affiancato da legge elettorale proporzionale.
Dopo la prossima Settimana sociale dei cattolici, andrebbe favorito un momento di seria riflessione politico culturale in una Camaldoli 2024 nella quale, preparata da incontri territoriali regionali, concordare un programma per il Paese ispirato ai valori della dottrina sociale cristiana. I valori, cioè, che sostengono e dirigono l’azione politica dei Liberi e Forti.