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sabato, Marzo 15, 2025
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Quanto la diaspora dei popolari rispecchia la loro storia e identità?

Non si può continuare a sognare la presenza di un partito laico, popolare e di ispirazione cristiana, quando mancano, purtroppo e chissà per quanto tempo ancora, i più elementari presupposti politici ed organizzativi.

L’unità politica dei cattolici, come tutti sappiamo, è tramontata da almeno 30 anni. Un’unità a cui è seguita una sostanziale diaspora dei cattolici nella vita politica italiana. Una diaspora che, oggettivamente, ha indebolito la cultura, la specificità e l’originalità della tradizione del cattolicesimo politico italiano. Seppur nelle sue diverse sfumature. Ma, al di là delle vicende storiche che hanno accompagnato il percorso e il cammino dei cattolici democratici, popolari e sociali nel nostro paese, c’è una domanda che resta inevasa. Anche se, almeno formalmente, alla domanda c’è una immediata risposta. E cioè, il pluralismo politico ed elettorale dei cattolici italiani è oramai un dato largamente acquisito e consolidato. Ma la domanda, comunque sia, resta sul tappeto: ovvero, com’è possibile che i Popolari, cioè i migliori eredi della tradizione e della storia del cattolicesimo politico italiano, siano presenti in quasi tutti i partiti italiani? Certo, quasi in tutti partiti perché non possiamo neanche prendere in considerazione i partiti populisti – e cioè il partito dei 5 Stelle e la Lega di Salvini – che sono e restano antropologicamente alternativi rispetto alla cultura e alla storia del popolarismo di ispirazione cristiana. Ma, per quanto riguarda gli altri partiti, i Popolari sono presenti e senza alcun problema di compatibilità, o coerenza, politica/ culturale e valoriale.

Ora, e senza entrare nelle dinamiche concrete delle singole appartenenze partitiche e preso atto della buona fede di ciascuno, forse – e tenendo conto dell’attuale geografia politica italiana – c’è un unico criterio che misura la potenziale coerenza dei cattolici nello scenario politico contemporaneo. E il criterio è rappresentato da chi, attraverso il suo impegno politico concreto, si pone l’obiettivo di costruire il Centro e la ‘politica di centro’. E questo perché a fronte della crescente radicalizzazione del conflitto politico, del radicalismo e del massimalismo che caratterizzano il comportamento concreto di molte forze politiche e di ricette politiche e programmatiche che prescindono dai valori e dai principi del cattolicesimo popolare e sociale, l’iniziativa politica dei Popolari non può che convergere con chi persegue un progetto politico centrista. E questo per una ragione persin troppo semplice da spiegare. E cioè, se non si vuole ridurre questa presenza ad un fatto puramente ornamentale e del tutto ininfluente, quello è il perimetro politico, culturale e valoriale più coerente e lungimirante per poter ancora giocare un ruolo protagonistico e non subalterno o gregario.

Anche perché, va pur detto, non si può continuare a sognare la presenza di un partito laico, popolare e di ispirazione cristiana, in grado di rappresentare in modo significativo i cattolici italiani, quando mancano, purtroppo e chissà per quanto tempo ancora, i più elementari presupposti politici ed organizzativi. Ma nella costruzione di un Centro dinamico, innovativo, democratico, riformista e di governo, parte dei Popolari possono ritrovare le ragioni per un rinnovato protagonismo politico, culturale e programmatico dei cattolici italiani.