AskaNews | Ortodossia, Islam e Buddismo: il cocktail religioso dell’imperialismo russo.

La visione “spirituale” di Putin: religione e politica al servizio dell'espansionismo russo. Dal mito della Terza Roma alla Nuova Gerusalemme: la mistica imperiale di Mosca. La guerra santa del XXI secolo contro l'Occidente.

La teoria della Russia che unisce i popoli e i mondi nel “mondo russo”, che da oltre due anni sostiene le motivazioni della guerra in Ucraina e da molto prima ispira la rinascita della grande Russia come centro del mondo, ha una formulazione sostanzialmente trinitaria. A partire dall’ideale tardo-medievale di “Mosca – Terza Roma”, in quanto erede di Roma e di Costantinopoli, le dimensioni della realtà russa vengono declinate in versione triadica per diversi aspetti: quello geografico, che attribuisce alla Russia tre coordinate geografiche, Settentrione-Oriente-Occidente a partire dal Circolo Polare Artico, con la metà orientale dell’Europa e la metà settentrionale dell’Asia, quello storico delle tre capitali di Kiev, Mosca e San Pietroburgo e dei tre popoli di Bielorussia, Russia e Ucraina (Russia Bianca, Grande e Piccola), e quello spirituale del cristianesimo latino, greco e slavo.

La Russia è il “mondo terzo” rispetto alle grandi potenze del passato e del presente, come accade oggi nuovamente nel confronto tra l’America e la Cina, un “popolo nuovo” rispetto agli imperi antichi di Roma e Bisanzio, e a quelli dei secoli successivi di Europa e America. Non a caso l’immagine simbolicamente decisiva della missione bellico-spirituale della Russia del presidente Putin e del patriarca Kirill, con la partecipazione di “terze figure” a turno come il metropolita Tikhon di Crimea o il comandante Prigožin della guerra globale, è l’icona della Santissima Trinità di Sant’Andrej Rublev, il monaco del Quattrocento che interpretava la rinascita della Russia di Mosca dopo il Giogo Tartaro insieme ai suoi due maestri, San Sergij di Radonež e San Stefan di Perm.

La religione è in effetti la principale fonte di ispirazione di tutte le varianti storiche della Russia, compresa quella sovietica nella versione “rovesciata” dell’ateismo di Stato. Oggi l’Ortodossia è la grande giustificazione della “difesa dei valori tradizionali” che mobilita tutta la Russia alla guerra contro l’Anticristo occidentale, e si caratterizza sempre più come una religione a parte, che mantiene l’aspetto formale del cristianesimo di rito slavo-orientale, e allo stesso tempo si estende sempre più ad altre confessioni “patriottiche”, fino a formare una nuova “trinità spirituale” che associa all’ortodossia anche l’islam e il buddismo, fino quasi a non distinguerle, nell’unica espressione della patria trinitaria.

Nel 1997, anno decisivo per la svolta del “sovranismo spirituale” che ha poi generato il regime di Vladimir Putin, la Duma di Mosca approvò una nuova legge sulla libertà religiosa, che correggeva quella troppo “liberale” del 1990 di Eltsin, associata a quella ancora più permissiva del 1991 di Gorbačev, che al tramonto dell’era sovietica permettevano a qualunque confessione religiosa di diffondere liberamente il proprio credo. Nella nuova legge, ispirata dalla Chiesa ortodossa dell’allora patriarca Aleksij II insieme al suo futuro successore, il metropolita Kirill, e sostenuta nella Duma dal risorto partito comunista di Gennadij Zjuganov, si affermava che la Russia ha una religione “storicamente principale”, appunto quella ortodossa, a cui si associavano in scala minore altre quattro “religioni tradizionali”: l’islam, l’ebraismo, il buddismo e il cristianesimo, quest’ultimo distinto dall’ortodossia per indicare le varianti protestante e cattolica, minori ma presenti in Russia da secoli.

La nuova legge, irrigidita ulteriormente con successive modifiche, impone la prevalenza dell’ortodossia rispetto a tutte le altre nello schema “1+4”, riducendo le comunità religiose non comprese nello schema allo stato di “non tradizionali” e quindi bisognose di continue conferme e revisioni per permettere la loro esistenza, fino all’esclusione totale di quelle più refrattarie alla registrazione e al controllo, come i Testimoni di Geova, i Pentecostali e il movimento di Scientology. Le 4 “meno tradizionali” sono comunque confinate per principio all’assistenza delle “etnie minori” dell’islam caucasico, il buddismo asiatico e il cristianesimo polacco-tedesco, presenti in varia misura sui territori della Federazione, mentre i “veri russi” sono comunque associati all’ortodossia, anche senza il battesimo e gli altri sacramenti. Con lo sviluppo bellico-religioso degli ultimi anni, delle quattro “minori” di fatto due si esaltano e due scompaiono: islam e buddismo sono sempre più in linea con l’ortodossia, mentre cattolici/protestanti ed ebrei rappresentano i “popoli ostili”, per quanto le loro gerarchie si sforzino di apparire leali col regime militare vigente.

 

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