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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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Se l’Unifil non viene rafforzata, la missione fallisce.

L’ONU non può sottostare alle intimazioni israeliane ma non può neppure mettere a rischio i propri Caschi Blu, le cui regole di ingaggio devono a questo punto essere rafforzate.

Il drone che ha colpito l’abitazione privata di Netanyahu a Cesarea è partito dal Libano e quindi è stato lanciato, con grande probabilità, da Hezbollah. Ciò nondimeno Israele ne ha attribuito la responsabilità direttamente all’Iran, sin da subito. Un segnale inequivocabile, secondo molti analisti, della decisione ormai adottata dal governo di Tel Aviv ovvero attaccare direttamente il regime degli ayatollah. Come, se attentando alla vita dei suoi vertici o colpendo infrastrutture strategiche oppure militari, è solo questione di tempo per saperlo.

Questa visione, così pessimistica e così preoccupante, è attenuata da quanti ritengono invece che Israele sia ora concentrata nel contrasto ai proxy iraniani e non direttamente contro Teheran, almeno in questa fase. E quindi, sul suo fronte settentrionale, contro Hezbollah insediato nel Paese dei Cedri.

È in questo quadro che si è posta la questione Unifil, ovvero la richiesta perentoria e inaccettabile rivolta all’ONU di ritirare la sua missione di interposizione e assistenza alla popolazione di stanza proprio nel sud del Libano. Come sempre dovrebbe essere, il tema va affrontato in maniera laica e senza pregiudizi ideologici o di parte: impresa quasi impossibile in tempi di guerra, quando è l’odio e non la ragione a prevalere. Proviamoci.

Israele contesta a Unifil un totale fallimento, non essendo stata in grado di impedire a Hezbollah di utilizzare il territorio per creare suoi punti di appoggio destinati ad essere impiegati per attaccare i villaggi israeliani allocati nel nord del Paese. In realtà uno dei motivi che ha spinto Netanyahu a intimare all’ONU un umiliante ritiro è poter operare nell’area senza testimoni indipendenti, senza incontrare intralci difficili anzi impossibili da eliminare con la forza. Per poter liberamente distruggere le basi di Hezbollah così come fatto a Gaza con quelle di Hamas. Quello che al momento non si è ancora capito è se l’IDF intenderà invadere il sud del Libano anche oltre il fiume Litani, oltre a colpire rifugi e uffici del “Partito di Dio” a Beirut e altrove, oppure si limiterà (si fa per dire) ad effettuare incursioni mirate, per quanto numerose e protratte nel tempo.

Ciò detto, occorre però anche onestamente riconoscere che dal 2006 a oggi la missione promossa dalle Nazioni Unite se da un lato è stata efficace e utile nell’assistenza e nella protezione della popolazione locale (e questo non va sottovalutato) dall’altro non ha saputo o forse potuto (non avendo regole d’ingaggio precise in argomento) impedire ad Hezbollah il suo rafforzamento logistico, ad esempio scavando tunnel fin nei pressi delle postazioni Unifil o insediando rampe missilistiche dalle quali far partire i razzi destinati a colpire il territorio israeliano. Tunnel e rampe basati su aree territoriali, tra il fiume Litani e la “Linea Blu” definita dalla Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dichiarate smilitarizzate per tutti eccetto le forze armate libanesi e appunto l’Unifil. Che invece non hanno mai saputo opporsi all’azione svolta in loco da Hezbollah, prodromica ai periodici attacchi lanciati contro lo Stato ebraico e, dopo il 7 ottobre 2023, all’invio di missili che ha costretto 60.000 cittadini israeliani residenti nel suo nord a lasciare le loro case. Provocando, così, l’inevitabile reazione israeliana che a sua volta ha determinato lo sfollamento dalle proprie comunità di quasi centomila civili libanesi residenti nel sud della loro nazione.

Stando così le cose ci si trova in una situazione assai complicata: l’ONU – sempre più debole, un dato che ormai non sfugge più a nessuno – non può sottostare alle intimazioni israeliane ma non può neppure mettere a rischio i propri Caschi Blu, le cui regole di ingaggio devono a questo punto essere rafforzate. Altrimenti la loro missione diviene non solo inutilmente rischiosa, ma anche inefficace. Sarà in grado il Consiglio di Sicurezza di operare in tal senso? Lecito, purtroppo, dubitarne.