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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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Ma i cattivi maestri non tramontano mai?

Si ritengono moralmente superiori rispetto al resto dell’umanità. Da qui arriva la ragione per cui le loro riflessioni sono quasi sentenze inappellabili ed indiscutibili. Dunque, costituiscono un pericolo per la democrazia.

Quando parliamo di ‘cattivi maestri’ non si vuole solo ripercorrere una pagina del passato o di pura rievocazione nostalgica. E questo perché i cosiddetti ‘cattivi maestri’ – termine che nel nostro paese è coinciso con l’irruzione della triste e drammatica stagione terroristica – hanno sempre accompagnato il cammino dal democrazia italiana. Uomini e donne che, in virtù di una rivendicazione – del tutto presunta nonché opinabile – di superiorità intellettuale, e a volte anche morale, hanno contribuito a formare pezzi di generazioni plasmati sulla loro concezione della vita e della politica. Una categoria, comunque, pericolosa ed inquietante perché, di norma, non partecipa direttamente agli avvenimenti politici o pubblici ma si limita a dare consigli, a suggerire soluzioni e a convincere altri a scendere in campo. Che, ovviamente, si rifanno ai loro insegnamenti, suggerimenti, congetture e consigli.

Ora, è tremendamente difficile individuarli e classificarli perché, puntualmente, si nascondono dietro alle loro riflessioni e ai loro contorcimenti intellettuali ma che poi hanno delle precise e puntuali ricadute sui comportamenti concreti di chi affronta la questione di petto e senza filtri. Facciamo un esempio concreto, a proposito della difficile e drammatica questione israelo/palestinese. Di fronte alla violenza conclamata e manifesta dei vari cortei organizzati in tutta Italia in questi ultimi mesi, i ‘cattivi maestri’ non condannano mai la violenza direttamente, ma si limitano a sostenere che quella violenza è anche e soprattutto il frutto del comportamento delle forze dell’ordine o del Governo di turno. Nello specifico dello Stato repressore. Inoltre i ‘cattivi maestri’ spostano sempre l’obiettivo più avanti. La questione del Medio Oriente, ad esempio, diventa lo strumento per mettere in discussone la stessa politica estera delle nostro paese e quindi lo stesso modello di democrazia che si è determinata in Italia. 

In ultima analisi, ma non per ordine di importanza, i ‘cattivi maestri’ di norma attaccano frontalmente le persone. Individuano cioè l’obiettivo da colpire – sotto il profilo politico, come ovvio – spiegandone le cosiddette ragioni. Sempre stando attenti a non scadere nella diffamazione o nella calunnia che sono, seppur ormai debolmente, penalmente perseguibili. Creando, però, di fatto, il terreno affinché qualcun altro esegua concretamente il gentile invito partito dalle loro cattedre politiche, culturali, sociologiche e giornalistiche. E, se vogliamo ancora aggiungere una postilla, i ‘cattivi maestri’ si ritengono moralmente e strutturalmente superiori rispetto al resto dell’umanità. Da qui arriva la ragione per cui le loro riflessioni sono quasi sentenze inappellabili ed indiscutibili. E, ancor più, che superano la stessa dialettica politica quotidiana ritenuta, di norma, insufficiente e scadente.

Ecco perché, ieri come oggi, i ‘cattivi maestri’ rappresentano un pericolo per la qualità della nostra democrazia e per la solidità delle nostre istruzioni democratiche. E il compito della politica e dei partiti – o ciò che resta dei partiti -, se ne hanno ancora il coraggio, non è altro che saper dimostrare concretamente che i ‘cattivi maestri’ rappresentano un elemento strutturalmente diseducativo ed inquietante per la costruzione di quello che un tempo si chiamava “bene comune”. Se non si ha il coraggio di farlo si corre il serio rischio che vincano proprio i ‘cattivi maestri’ e, con i ‘cattivi maestri’, tutto ciò che ha contribuito negli anni a sfaldare e a inquinare il nostro assetto democratico e costituzionale.