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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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Dibattito | Le leadership nascono sempre dal basso, mai dalla sola cooptazione.

Sono lontani i tempi in cui Carlo Donat-Cattin diceva, in un Consiglio Nazionale della Dc negli anni ‘80, che “in politica il carisma o c’è o non c’è. È inutile darselo per decreto”.

In una recente intervista Luigi Zanda ha fatto una riflessione di una straordinaria banalità che, purtroppo o per fortuna, è apparsa quasi rivoluzionaria. Cosa ha detto Zanda di così tanto travolgente? Semplicemente che la leadership in politica nasce dal basso. Pur senza aggiungere che la medesima leadership è doppiamente credibile se viene anche democraticamente legittimata dal basso.

Ora, si tratta di un tema che molti partiti e leader, o presunti tali, evidenziano e sottolineano con forza ma che poi viene puntualmente e quasi scientificamente archiviato e non praticato. A vantaggio, come ovvio e persin scontato, di altri criteri e disvalori. Dalla fedeltà al capo di turno al sistematico ricorso alla cooptazione dall’alto. Questa prassi è coincisa con la scomparsa dei grandi partiti popolari, democratici e collegiali da un lato e con l’irruzione dei cosiddetti partiti personali o cartelli elettorali dall’altro. Anche se si tratta di un vizio, o di una scorciatoia, presenti nella stessa prima repubblica, seppur in minor misura. 

Certo, quella era una stagione dove la classe dirigente veniva selezionata con criteri autenticamente democratici e popolari. Cioè attraverso il voto e, soprattutto, con la scelta da parte dei vari leader che avveniva quasi sempre con il riconoscimento del merito, della capacità o del talento di chi veniva individuato come potenziale e futura classe dirigente. Qualunque fosse il livello istituzionale o impegno diretto nel partito. Ma anche in quella stagione, dove prevaleva la politica e con la politica anche e soprattutto gli strumenti democratici come i partiti, non mancavano certamente le eccezioni.

Eccezioni che hanno poi trovato una puntuale e quasi scientifica conferma nella cosiddetta seconda repubblica, causa sistemi elettorali sempre più centralistici e sempre meno disponibili a delegare al cittadino/elettore la scelta dei propri rappresentanti.

Ma, al di là dei sistemi elettorali, è indubbio che anche il dibattito che caratterizza l’attuale fase politica italiana non è affatto esente da questa concreta degenerazione. Perchè non soltanto vengono creati leader dal nulla e solo e soltanto attraverso le benedizioni dall’alto. Ma, ancora di più, vengono addirittura pensati e pianificati partiti dall’alto attraverso metodi e pratiche che confliggono radicalmente con le procedure che caratterizzano una sana e robusta democrazia. E cioè, partiti che rispondono a progetti politici definiti che affondano le loro radici nella società perché, appunto, espressione di pezzi di società e classi dirigenti, di conseguenza, che si affermano in virtù della loro autorevolezza, del loro prestigio e del loro carisma. 

Ebbene, sono molto lontani i tempi in cui Carlo Donat-Cattin diceva, in un Consiglio Nazionale della Dc negli anni ‘80, che “in politica il carisma o c’è o non c’è. È inutile darselo per decreto”. Dopodiché, però, non lamentiamoci se ci troviamo di fronte a partiti che nascono e muoiono nell’arco di pochissimi anni e a classi dirigenti, o presunte tali, che hanno picchi di popolarità improvvisi destinati poi ad eclissarsi altrettanto rapidamente. E, purtroppo, spiace constatare che anche nella cosiddetta area cattolica italiana, seppur molto variegata e frastagliata, queste derive e queste degenerazioni hanno attecchito in modo alquanto veloce e rapido.