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De Gasperi, la sconfitta del 1953 e il risveglio delle nuove generazioni.

Il testo qui proposto è la parte conclusiva del saggio “De Gasperi e i giovani - Due generazioni di fronte a uno statista”, pubblicato sulla rivista Studium - lug./set. 2024 - n. 3.

Giovanni Tassani

Il risultato sfavorevole del 7 giugno è sentito come una sconfitta generazionale dai giovani Dc. Ed il clima che prevale dopo quella data approfondisce in loro l’incertezza. I partiti laici minori, da sempre oggetto delle migliori attenzioni di De Gasperi, a causa diciò più volte oggetto degli strali dossettiani, gli volgono ora le spalle. In primis Saragat, che avrebbe voluto stabilire in legge un premio di maggioranza anche più alto per contrattare poi da posizioni più forti con i socialisti nenniani una futura riunificazione. Lo spirito democratico e liberale di De Gasperi vorrà cancellare la legge maggioritaria, pur non passata per un pugno di voti, e su cui neppure chiederà una verifica. Restano gli echi delle propagande, a sinistra, a destra e tra i dissidenti di centro, circa una “legge truffa” con cui la Dc avrebbe voluto ridurre gli spazi di democrazia nel Paese: l’esatto contrario di quanto sostenuto da De Gasperi e dai gruppi giovanili del suo partito. De Gasperi non otterrà la fiducia, il 28 luglio, su un suo VIII governo, monocolore, grazie proprio all’astensione dei partiti centristi minori, suoi ex alleati. Piccioni, incaricato da Einaudi, rinuncerà per contrasti sui dicasteri con gli stessi minori. Passerà infine, quasi a fine agosto, un monocolore Pella, votato anche dai monarchici e con astensione del Msi e del Psdi. Fanfani sostituisce Scelba agli Interni, deludendo molti, anche tra quelli che avevano compreso il suo precedente ingresso all’Agricoltura, motivato come sostegno alla riforma agraria iniziata da Segni. Un quadro dunque molto diverso da quello auspicato da De Gasperi e dai gruppi giovanili.

 

Il primo sintomo di crisi tra i giovani è l’incerto procedere di “Per l’Azione”, che nel corso dell’anno si arenerà. Nonostante l’acquisizione di molti nuovi elementi nel quadro nazionale, comincerà a porsi il problema dell’inserimento nel partito adultodei cosiddetti “senatori”: l’inserimento come – davvero – “terza generazione” della Dc, che non poteva non presupporre un’integrazione positiva con la seconda generazione, ormai destinata a subentrare alla prima nella conduzione del partito e della politica italiana. Ma che non avverrà senza resistenze della seconda generazione.

Dal punto di vista culturale le acquisizioni della cultura giovanile: un’attenzione non ideologica alla storia nazionale, la curiosità sociologica per le specificità regionali e di periferia, le riflessioni sulle “strutture” politiche, economiche e giuridiche necessarie a una rivoluzione democratica, nel nuovo incerto contesto non verranno abbandonate, ma la prospettiva sarà necessariamente estesa oltre il limitato perimetro di un centro democratico che non ha dimostrato consistenza. 

Maggior attenzione verrà dedicata dalla nuova leva giovanile, ai temi che compaiono su “Lo Spettatore italiano” che dal 1951 mirava a un confronto tra eredità liberale e opposizione anche comunista e interpretava le insufficienze e le crisi del “partito cattolico”.  Lo stesso Malfatti, e Baget Bozzo, sono dapprima influenzati da quello che, con stile crociano, scrive, non firmandosi, su quella rivista, diretta da Elena Croce e Raimondo Craveri, Franco Rodano con alcuni suoi sodali restati nel Pci, ma con originalità e molta indipendenza intellettuale.

Felice Balbo ed il suo gruppo continueranno a influenzare invece, alcuni altri giovani, in primis lo stesso Baget Bozzo e Bartolo Ciccardini, ma anche di formazione Fuci, come Claudio Leonardi e Paolo Trionfi, o non Dc come Gino Giugni, con la nuova rivista “Terza generazione”, che intende riferirsi ora ad una nuova generazione italiana, oltre o accanto ai partiti, ma in un senso più ampio, quasi meta-politica e nazionale. 

Una terza esperienza, interna al partito Dc, sarà invece la fondazione articolata nel paese, ma a spinta inizialmente lombardaed emiliana, di una corrente che, staccandosi dagli adulti di Iniziativa democratica, giudicati come esperti di operazioni “di vertice”, vorrà chiamarsi “La Base”.

Tra estate e autunno 1953, dopo il colpo subito il 7 giugno, partiranno dunque nuove esperienze di giovani che conservano tutte una prossimità con l’esperienza degasperiana, che ha consentito loro un approccio alto, ispirato e in definitiva laico – nel senso di una autonomia di giudizio rispetto a Chiesa e Azione cattolica – ai problemi italiani e internazionali.

Del resto De Gasperi non appartiene al passato, è vivo e deciso a giocare un nuovo ruolo nella politica italiana: il giorno prima della fondazione a Belgirate, 28 settembre, della corrente di Base, a Roma De Gasperi è eletto segretario politico della Dc. Ottiene in CN 49 voti a favore, ma anche lo smacco di 25 schede bianche, di scontenti della sua ex maggioranza che ora gli imputanotacitamente di essersi consegnato a Iniziativa democratica.

Un De Gasperi preoccupato per il difficile cammino europeo in tema di difesa comune, e di salute indebolita, condurrà la Dc al suo V Congresso, Napoli, 26-29 giugno 1954, ove la corrente di Iniziativa democratica, con Amintore Fanfani, ormai da mesi suo leader incontrastato, e prossimo segretario politico, cambierà per molti aspetti volto e funzione alla Dc. 

De Gasperi, che aveva previsto alla ripresa di settembre incontri con i più giovani consiglieri nazionali eletti al Congresso di Napoli, muore a Sella il 19 agosto.

È già iniziata un’altra storia, ben diversa dalla precedente, anche per i giovani Dc .

 

[Si ringrazia l’autore per aver dato il consenso alla riproduzione del testo].