L’esperienza sindacale è certamente importante e qualificante. La politica italiana ha spesso tratto beneficio dall’ingresso di esponenti provenienti dalle grandi confederazioni; tornando indietro nel tempo nella storia repubblicana del dopoguerra, alcuni nomi hanno contribuito notevolmente al consolidamento dei diritti del lavoro e dei lavoratori, quali protagonisti della democrazia nel Paese, soprattutto nelle esperienze di governo del primo centrosinistra: Pastore, Di Vittorio, Viglianesi, Donat Cattin, Storti; successivamente Lama, Benvenuto, Bertinotti e, in particolare, per la nostra storia di cattolici democratici e popolari, Franco Marini, protagonista nella fase finale della Dc come Ministro del Lavoro, poi da segretario del Ppi, responsabile organizzativo della Margherita, fondatore del Pd e Presidente del Senato.
Protagonismo di altri dirigenti confederali possiamo inoltre riscontrarlo nelle Istituzioni nazionali e locali. Insomma, una significativa presenza che ha caratterizzato prevalentemente l’affermazione del riformismo nella politica italiana e, prendendo a riferimento i dirigenti usciti da responsabilità nella Cisl, all’impegno dei cattolici nell’area del centrosinistra (D’Antoni, Baretta, Santini, Morese, limitandoci a coloro che hanno ricoperto incarichi di vertice). Comunque, un prezioso valore aggiunto per le esperienze politiche precedentemente indicate sia sul piano dei contenuti della politica che delle pratiche di governo.
Recentemente questa caratteristica “portante” si è decisamente affievolita: in Senato sia la Camusso che la Furlan (quest’ultima nell’anno e mezzo precedente alle elezioni politiche del 2022, rimasta in carico alla Cisl presso la fondazione della Federazione dei Pensionati) non hanno assunto posizioni di particolare rilievo o responsabilità nel Pd; vedremo se nel futuro prossimo questa tendenza all’«anonimato» sarà smentita.
Nel frattempo, in coerenza con i dispositivi sui limiti di età per incarichi elettivi, Luigi Sbarra ha annunciato le sue dimissioni entro gennaio ’25 da segretario generale della Confederazione (a febbraio compirà proprio 65 anni). Oltre ad aver fornito una sua indicazione per la successione (è stata individuata l’attuale Segretaria Generale Aggiunta, Daniela Fumarola), Sbarra ha comunicato che resterà a disposizione della Cisl; insomma non andrà in pensione e avrà un incarico nell’ambito del contesto che fa riferimento alla Confederazione: Presidente della Fondazione Franco Marini? A breve lo sapremo.
Quindi niente politica? Anche per questa opzione dobbiamo attendere. Se dovessimo dar seguito a quanto dichiarato dall’attuale Segretario Generale della Cisl, questa opzione non dovrebbe esserci. Qualche dubbio però sorge spontaneo: troppi sono stati in questi anni di sua responsabilità le affinità con il centrodestra. Non si è trattato del solo rispetto dell’autonomia di giudizio che il sindacato deve sempre avere nella valutazione delle politiche di governo: la Cisl di Sbarra si è contraddistinta in questi anni, all’opposto dei No a “prescindere” di Landini, con posizioni volutamente mirate a rompere l’unità sindacale, ricercando in particolare un rapporto privilegiato con l’attuale maggioranza di governo. Molte, anzi troppe, sono state le circostanze nelle quali l’Organizzazione, senza il necessario e salutare dibattito interno, si è schierata a favore dei provvedimenti del Governo Meloni.
A parte queste valutazioni, siamo certi che Sbarra rispetterà quanto preannunciato e non scenderà in politica o non avrà incarichi dalla politica. Se così non sarà (legittimo che questo possa comunque avvenire), vedremo chi offrirà al sindacalista calabrese incarichi diversi da quelli sindacali: nel caso di una nomina di competenza di un’istituzione governata dal centrodestra, sarebbe la prima volta per un segretario generale espresso dalla Cisl.
Niente di grave, ma in discontinuità con la storia della Confederazione di Via Po.