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martedì, Febbraio 11, 2025
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AD, ovvero Autonomia Differenziata: l’Italia con un nuovo design?

Occorrono tra i 60 e i 70 miliardi di euro - osserva criticamente Roberto Napoletano, direttore del “Mattino” - per assicurare la parificazione dei diritti di cittadinanza nella sanità, nella scuola, nei trasporti.

La Corte Costituzionale ha dichiarato l’inammissibilità del referendum che ha mirato alla abrogazione della Autonomia Differenziata approntata dalla Lega. La Consulta ha ritenuto l’oggetto e le finalità del quesito referendario poco chiare così pregiudicando la possibilità di una scelta consapevole dell’elettore.

La Corte non si è lasciata corteggiare dalla parte che invocava sulla materia un freno al Governo e vedremo ora lo sviluppo dei fatti. A ridosso dell’estate si era appunto proposto con maggiore vemenza, nell’agone politico, il dibattito in tema di Autonomia Differenziata. È in soldoni la previsione di come ogni Regione possa regolare se stessa; in ingegneria si tradurrebbe nella capacità di funzionare senza rifornimento di energie da altri. Ciascuno conti sulle proprie forze e non si aspetti che si possano ripianare errori di gestione e debiti sulle spalle di altri più virtuosi. Formiche, cicale e grilli saggi potrebbero tornare utili a come ben normare.

La Differenza è invece la possibilità di portarsi in altre direzioni, non condannati ad una uguaglianza con altre persone o cose. Insomma uno sbandierare in omaggio alla diversità e specificità di ogni territorio. Noi siamo il Paese dei circa 8000 Comuni e gli effetti riflessi della autonomia oggi alla attenzione del Parlamento potrebbero essere disgreganti o esaltanti a seconda dei punti di vista.

“AD” non è solo il nome di una nota rivista di arredamento di case di lusso ma anche il progetto di restyling istituzionale del nostro paese, oggi alle prese anche con una ipotesi di Premierato. Roberto Napoletano, che pur riconosce alla Meloni doti e meriti, lancia in un suo scritto un allarme sul tema dalle alte temperature. 

Per quanto se ne comprende, Napoletano critica ogni possibilità di Autonomia Differenziata. A tal proposito, ricorda che l’Europa ha raccomandato all’Italia di semplificare e non aumentare la complessità del proprio quadro fiscale. Incomberebbe anche il rischio circa la tenuta dei conti pubblici mettendosi eventualmente in crisi la capacità del governo di indirizzare la spesa pubblica. 

Altro rilievo è la garanzia di garantire i medesimi livelli essenziali di servizi in regioni storicamente a bassa spesa “anche per l’evidente mancanza di un meccanismo perequativo senza risorse aggiuntive, dato che la legge stessa sancisce che questa riforma sia neutrale dal punto di vista del bilancio pubblico”.

Il direttore de “Il Mattino” ci dice, insomma, che occorrono tra i 60 e i 70 miliardi di euro per assicurare la parificazione dei diritti di cittadinanza nella sanità, nella scuola, nei trasporti. 

In mancanza, si correrebbe il pericolo di lasciare alla deriva una ventina di milioni di italiani ed i loro tessuti produttivi in una forma di sostanziale emarginazione che comprometterebbe lo sviluppo complessivo del paese.

Il ragionamento è che, se le regioni più ricche trattenessero le loro maggiori entrate fiscali, aumenterebbe il divario tra il Nord e il Sud dello Stivale.  Del resto in tutte le 20 Regioni d’Italia negli ultimi decenni si è registrata una egemonia di governi regionali che hanno segnato insuccessi di spesa ed una assai scarsa qualità di investimenti attuati. Non a caso l’Europa ha sollevato rilievi sulla inefficacia amministrativa subnazionale del nostro paese.

Conti alla mano, senza i soldi di cui si è detto, è impossibile equilibrare i LEP, (livelli essenziali di prestazioni) e quindi, se ben si comprende, si comprometterebbe una doverosa comune condizione di partenza. Insomma, per garantire i LEP, si dovrebbe ricorrere ad una sorta di lap dance, una danza ipnotica sul grembo degli italiani per convincerli che sia qualcosa di buono e giusto.

Il federalismo fiscale di Calderoli, attraverso lo stratagemma della spesa storica, avrebbe remato, secondo Napoletano, in modo inverso al raggiungimento di parità dei cittadini, distinguendo quelli di fascia A e quelli invece, meno fortunati, di fascia B.

Potrebbe dedursene che, se queste argomentazioni avessero un fondamento, si potrebbe conseguentemente fare un passo avanti nel mettere i motori in posizione di indietro tutta.  In materia sanitaria, come in altre, forse sarebbe il caso di invertire radicalmente la rotta e spogliare le Regioni di funzioni per riassegnarle allo Stato. È qualcosa che sa di vecchio, che suscita odore di muffa e sentimenti di ilarità. Eppure…