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sabato, Febbraio 22, 2025
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Doping e sport dell’avvenire. Effetto America first?

C’è smania di superamento e di lasciare il segno: Trump Jr vuole le Olimpiadi dopate. Tutto rientra nell’ambizione dell’America first? Sembra che non basti più come si è a questo mondo.

Roba stantia quella di un slogan del ’68 che però ha lasciato un po’ della sua polvere argentata ancora oggi a fare effetto. “La fantasia al potere” ha ancora la sua carica propulsiva soprattutto per non morire tra le braccia della AI. 

Marcuse incitava ad “immaginare” per superare le convenzioni e lo stato di fatto, la passività dell’aria ferma delle idee appiattite solo sulla tradizione di un potere dal respiro rattrappito.

Anche stare nei limiti ed accettarsi non è operazione da poco soprattutto se, quando spremi testa e cuore, ti porta fuori strada. Potrebbe essere questo un suggerimento buono per Trump Jr che pare abbia in progetto le Olimpiadi degli steoridi. 

Se ben si comprende, si ipotizzerebbe un doping libero per tutti gli atleti, così da superare i record che con le regole attuali sembrano essere ormai arrivati alla dirittura di arrivo. Si viaggia per differenze di millesimi di secondo. Troppo poco per eccitarsi in un mondo di viagra che chiede continuamente prestazioni fuori norma. Un giorno si arriverà allo stesso punto anche per le eventuali Olimpiadi nuova formula, ma per adesso poco importa. 

Talvolta il doping può dare alla testa, la fantasia può scatenare fantasmi e mostri, inducendoti a guardare audacemente sempre al “dopo”, confondendo passato e futuro. “….gittatosele dopo le spalle, restaurarono la specie umana”, scriveva Leopardi. 

Si fa fatica a fermarsi alla realtà, c’è smania di superamento, di lasciare il segno. Deve essere forse l’influenza di America first. Occorre uscire da se stessi ed avere l’ardire di travalicarsi, meglio ancora di doppiarsi. 

Varrà evidentemente la suggestione di Pirandello e del suo Mattia Pascal che lascia il campo al suo avatar Adriano Meis, libero di essere, ripudiando il conformismo della sua originaria identità. Forse ha inciso anche, malgrado sia di oltreconfine, l’eventuale lettura di Plauto e del suo schiavo Sosia che ha a che fare con Mercurio. O forse ha letto qualcosa di Antonin Artaud e ne ha preso ispirazione.

La noia ha la sua origine nell’essere in odio, un abbrutimento che fa orrore, un tempo lungo che par non aver mai termine e che suona sempre uguale fino a trapanarti il cuore ma è anche la condizione ideale per inventare. 

Deve essere stato così per il giovane Trump che afflitto dalla quotidianità, da buon augure, si è fatto sacerdote moderno atto ad interpretare il volo degli uccelli per dirci del nostro futuro anche nello sport. Per l’intanto nella laguna di Venezia, non vedendoci chiaro o preso da singolare ispirazione, ha fatto fuori un’anatra, tal Tadorna ferruginea pallas, munito o meno di tesserino venatorio, comunque svenandosi per leggere il destino dei giorni a venire del cimento ginnico. Trump Jr si è messo in un campo dove rischia di restare impallinato da una doppietta di invenzioni. 

Un “doppione” è sempre qualcosa che corre il rischio di essere prima o poi scartato ed essere una persona doppia non è un attribuirsi un gran bella nomea. C’è poi chi sta sulla scena ed ha bisogno di un doppiaggio non avendo la sufficiente virtù per rappresentarsi. È l’opposto del Dop, di un prodotto dalla denominazione di origine. In agguato, per il gusto degli opposti, c’è poi un altro Dop, un disturbo oppositivo provocatorio di quando si stenta a controllare emozioni e comportamento. 

Per non finire dovrebbe avvertirsi che in ogni esperienza umana c’è il pericolo di un doppio gioco e di una realtà perennemente con un doppio fondo da cui guardarsi. Doppia Vela 21 era il codice, secondo Arbore, del centro radio della Questura di Roma, attento a che qualcuno non veleggiasse troppo di testa sbandando cretinamente sul codice penale o dirazzasse per campi impervi. Sta di fatto che a questo mondo non basta più come si è, alla nostra mente si affianca A.I., al nostro corpo, in corsa per il bionico, si dà un po’ di doping e facciamo finalmente un salto di qualità.

Sembra che a Trump Jr lo chiamino affettuosamente “Don”, un titolo di rispetto per cui un tempo i presbiteri religiosi erano appellati, divergendo solo di una sillaba, in “Dom”. Se tutto andrà bene, ci sarà da brindare alle prossime imprese delle Olimpiadi che verranno con una buona bottiglia di Dom Perignon, speriamo al naturale.